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Conoscere cosa si mangia è basilare per la propria salute e longevità a detta dell’esperto: il prof. Antonino De Lorenzo, Ordinario del dipartimento di Biomedica e Prevenzione- Dipartimento Scienze dell’Alimentazione- dell’Università di Tor Vergata a Roma. Per il professore la missione è quella di far capire al consumatore le differenze e il valore alimentare di ciò che mangia.
“Per vivere a lungo e bene, le scelte nutrizionali del consumatore devono essere adeguate al proprio fabbisogno e metabolismo”. Non ha dubbio alcuno, il Prof. Antonino De Lorenzo iniziando a dialogare a margine del convegno “La sana e corretta alimentazione, frutto della terra e del lavoro dell’uomo” tenutosi presso il teatro della scuola “Istituto Caterina di Santa Rosa”, di Roma, il 24 maggio scorso.
Il suo obiettivo è far comprendere al consumatore che il modello alimentare che ci permette di assicurare al nostro organismo benessere e longevità è quello della “vera” dieta mediterranea.
L’unico modello alimentare per raggiungere lo stato di salute e l’importante traguardo della vita, dove tra chi mangia bene e chi mangia male, c’è un gap dai sei ai dieci anni di aspettativa di vita.
Tanti, troppi anni di differenza, in considerazione del fatto che basta scegliere cosa mangiare e puntare sulla qualità del cibo, per assicurarci benessere e salute.
Il Professor De Lorenzo ha impegnato tutta la sua vita di ricerca nell’identificazione dei parametri salutari utili per la prevenzione delle malattie cronico-degenerative. E’ al suo gruppo di ricerca a Tor Vergata, che va intestata la scoperta nel 2004 della “ Normal Weight Obesity”, una sorta di sotto classificazione dell’obesità che ha permesso a tutti gli esperti del mondo di affrontare scientificamente l’obesità come patologia vera e propria.
Di fronteggiarla e aggredirla con le prospettive di una medicina predittiva che con venti-trenta anni di anticipo sia in grado di conoscere le condizioni di rischio di alcune cardiopatie ischemiche e di alcuni tumori.
“L’obesità è una patologia preponderante in questa società che solo negli ultimi anni è aumentata del 2,5%” afferma De Lorenzo. E’ nemica della longevità, perché chi è obeso vive di meno dei normopeso. Ed in più, dati alla mano, va detto che l’80% dei bimbi obesi nell’infanzia lo saranno anche nell’età adulta.
Quindi, è qui il messaggio per tutti i consumatori e per le mamme che guidano le scelte alimentari dei propri figli: far sapere che l’alimentazione è oggi, tra le prime cause di malattia a livello mondiale.
Solo le scelte salutari di chi mangia e di cosa mangia possono migliorare l’aspettativa di vita e il benessere. Come? Riducendo le calorie rispetto al consumo alimentare- ma mai al disotto del fabbisogno- aumentando l’attività fisica e scegliendo il modello di dieta mediterranea che facevano i nostri contadini negli anni ’50. Prevalentemente biologico e non convenzionale.
Per questo, il professore passa in rassegna i caposaldi della dieta mediterranea: grano, olio, carne, pesce, latte e formaggi, uova, legumi, frutta e verdura. Unico modello, quello della dieta mediterranea, vincente in termini di salute e ormai certificato a livello europeo e mondiale.
Pensate che questi furono i risultati di una ricerca scientifica degli anni cinquanta, lo studio-pilota del 1957 dell’esperto americano, Ancel Keys, che nel Cilento, osservò che dalla popolazione italiana erano assenti sintomi del diabete e arteriosclerosi, già molto presenti nella popolazione USA. Il prof. Keys capì che tutto era legato all’alimentazione: pasta, pomodoro, pesce, verdura, frutta e olio, che erano vincenti in termini di salute e benessere.
Il relatore, a tal proposito, rimarca che grossa responsabilità nel dirigere i consumi ce l’ha l’industria alimentare che ci usa come pedoni nella scacchiera dell’offerta gastronomica. Senza rendercene conto, abbiamo perso la libertà di movimento, le mosse sono state già precedentemente studiate dal marketing delle grandi multinazionali. Dobbiamo, allora riappropriarci del cibo vero, biologico, di qualità, quello che nutre attraverso le scelte consapevoli. Ed educare al consumo, come materia di educazione scolastica, cosa che non si è riuscita ad ottenere nei programmi scolastici italiani, ma che c’è in molte realtà come l’Istituto Caterina di Santa Rosa di Roma.
L’educazione al consumo, se instillata fin dall’inizio del percorso formativo dei giovani, aumenta la coscienza critica ed il confronto costruttivo, in termini di cosa si mangia a tavola e cosa privilegiare.
Conoscere per capire, può apparire uno slogan ma richiede impegno e scelte: dove fare la spesa, scegliendo i colori naturali dei cibi, la qualità, il pesce rispetto alla carne, i legumi, i vegetali e la frutta, ad esempio, che non devono mai mancare sulla tavola delle nostre famiglie.
Un ultimo consiglio, infine, il nostro relatore lo ha dato a tutte le mamme presenti: date alici tre volte alla settimana ai vostri figli, condite con succo di bergamotto e il loro quoziente intellettivo aumenta considerevolmente.
Il libro della vita dei vostri figli, si può scrivere dal punto di vista alimentare e della salute, fino ai trent’anni poi sarà per loro quello che voi avete contribuito a scrivere.