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Secondo Tiberio Graziani, presidente del Vision Global & Trends, le sanzioni imposte a Mosca dall’amministrazione Trump boicotterebbero la ricerca di un rimedio al virus. Comunicazione, propaganda e concreti interessi dietro alla mossa della Casa Bianca in vista delle prossime elezioni presidenziali di novembre
Nell’elenco degli enti della Federazione russa sottoposti a sanzioni da parte statunitense, il dipartimento al Commercio di Washington ha incluso anche alcuni centri di ricerca che operano nel campo della chimica e della farmaceutica.
Tra questi figura il 48º Istituto di ricerca Ministero della Difesa, cioè uno degli enti che, in collaborazione con il Gamaleya National Research Centre, ha preso attivamente parte allo sviluppo del vaccino contro il Covid-19 denominato «Sputnik V».
È evidente che certe azioni di politica internazionale rispondono a vari interessi, non soltanto quelli direttamente connessi con il contrasto della potenza o del Paese rivale, ma anche di natura esclusivamente economica e commerciale quando non di politica interna.
Stante la graduale perdita di efficacia di strumenti come le sanzioni internazionali – infatti spesso gli embarghi o vengono violati e, comunque, le economie dei vari paesi non sono più così strettamente legate a quelle dell’Occidente come una volta, stante in ogni caso il predominio globale del dollaro -, permane egualmente interessante approfondire una tematica del genere, vieppiù se strettamente legata alla drammatica realtà determinatasi a seguito della recente diffusione della pandemia di coronavirus.
Ebbene, nell’intervista realizzata da insidertrend.it con il professor Tiberio Graziani, presidente di Vision Global & Trends – International Institute for Global Analyses, è stato trattato il tema relativo al possibile rallentamento dello sviluppo e della produzione del vaccino russo contro il Covid-19 a opera degli Usa, nel quadro del confronto tra potenze che sta caratterizzando questa «nuova guerra fredda» nell’era della seconda globalizzazione.
«Attraverso queste sanzioni – ha affermato Graziani – Washington sta combattendo un’assurda lotta per la supremazia scientifica, il che è anche paradossale, se si pensa che tale iniziativa viene assunta da una Amministrazione, quella guidata da Donald Trump, che per mesi ha minimizzato la gravità della situazione sanitaria».
Come è logico immaginare, diversi sono gli interessi in gioco dei vari protagonisti di questo scontro.
Sempre secondo Graziani, «le sanzioni imposte dagli Stati Uniti agli istituti di ricerca che si stanno applicando al vaccino in Russia costituiscono un grave attentato alla libertà di autonomia della scienza. Non solo, perché si tratta anche di un delitto contro l’intera umanità, giacché pone in difficoltà un centro di ricerca all’avanguardia nella realizzazione dei vaccini».
Egli ha aggiunto che Washington starebbe politicizzando la lotta alla pandemia proprio in un momento nel quale le intelligenze dei più brillanti scienziati e le strutture tecnologiche dei paesi più avanzati dovrebbero invece operare in una stretta e proficua sinergia.
«Gli Usa e il cosiddetto “sistema occidentale” – ha proseguito il presidente di Vision Global & Trends – strumentalizzano la grave situazione sanitaria a fini geopolitici, economici e di potenza, molto probabilmente anche per sostenere le grandi corporations del settore farmaceutico».
Secondo questa logica il motivo alla base delle sanzioni sarebbe dunque pretestuoso, poiché, come ha sottolineato Graziani, esso apparterrebbe alla narrativa occidentale e si inserirebbe nel quadro della guerra ibrida che «almeno a partire dalla Guerra del Golfo ha costituito la trama delle azioni aggressive degli Stati Uniti d’America contro i paesi che sfuggono al loro controllo».
Washington in questa fase storica teme di perdere la leadership scientifica e tecnologica mondiale, inoltre, questa manovra va messa in relazione anche con la infiammata (nel vero senso del termine, purtroppo) campagna elettorale per le presidenziali del prossimo novembre, che decideranno quale sarà il futuro inquilino della Casa Bianca, con un Trump in difficoltà anche col suo elettorato e quindi deciso a giocarsi tutte le carte che gli rimangono in mano.