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Quando in televisione si parla di alimentazione non convenzionale, esperto di turno è l’onnipresente professor Calabrese il quale, sentendosi depositario della verità scientifica in fatto nutrizionale, usa trattare con
sufficienza, se non commiserazione, ogni interlocutore che non preveda nella sua dieta l’illuminante formula “Mangiare un po’ di tutto”. Quel mangiare un pò di tutto che già fanno tutti, da sempre, e che è stato ed è la rovina fisica, mentale e morale della specie umana. Occorre si mangiare un pò di tutto, ma di tutto ciò che è compatibile con la nostra natura.
Per il prof Calabrese le argomentazioni che non siano figlie della scienza ufficiale sono esternazioni improvvisate senza alcun valore, non degne di considerazione: di persone che parlano di problemi di cui non hanno conoscenza.
Ma da dove viene il sapere del prof Calabrese se non dalla medesima procedura di molti che, senza cercare riconoscimenti ufficiali, cercano, nella letteratura di scienziati e ricercatori indipendenti, i meccanismi della vera salute? Ma probabilmente il professore Calabrese snobba l’immensa letteratura dell’igienismo scientifico che ha come rappresentanti gente dal calibro di H. Shelton, B. Benner, H. Diamond, M.C. Latham, H. Chittenden, A. D’Elia, L. Costacurta, G. Tallarico, A.I.Mosseri, B. Commoner ecc. Tilden, Trall, Bircher ecc.
“Chi non prevede prodotti animali nella dieta diffonde concetti pericolosi per la salute delle persone”. Noi riteniamo che l’alimentazione carnea appartiene all’era dell’uomo delle caverne, a contesti naturali non più
giustificabili. Pericolosi quanto irresponsabili sono invece gli inviti a consumare prodotti di cui è ampiamente dimostrata la dannosità per la salute umana. Un genitore ragionevole, informato, che ama i propri figli non dà da mangiare animali ai suoi bambini.
A quale scienza si appella il prof calabrese? Alla scienza che fino al secolo scorso proibiva alla gente il consumo di frutta e verdura cruda ritenendola causa di malattie? Alla scienza della FDA che negli anni 70 prevedeva 300 grammi di proteine al giorno e che negli anni 80 erano calate a 250, negli anni 90 a 200, nel 2000 erano state ulteriormente decurtate a 150 e portate attualmente a 75? Alla scienza dell’alimentazione onnivora che ha prodotto più morti di tutte le guerre che ci hanno preceduto? Alla scienza che va avanti per tentativi e che quello che oggi afferma domani smentisce? Alla scienza degli ospedali e delle cliniche che come in gironi danteschi traboccano di gente in cerca di cure? (non c’è mai stata una generazione più ammalata dell’attuale, più precaria nella salute, più bisognosa di assistenza sanitaria). Alla scienza che assorbe sostanze economiche ed umane inimmaginabili e che non è in grado di debellare il raffreddore e assiste impotente ai mille casi di tumore che si aggiungono ogni giorno solo in Italia? Alla scienza che tramite la vergogna della pratica vivisettoria cerca nelle viscere dei topi la soluzione alle malattie umane e che col Talidomite fu la causa di diecimila bambini focomelici?
Che razza di scienza è quella medica che sa tutto di malattia e nulla di salute? Che parla di calorie, proteine e grassi e mai di digeribilità e assimilabilità degli alimenti o di impatto acidificante o di leucocitosi digestiva, che calcola al grammo i nutrienti e trascura l’unicità dell’entità umana?
C’è una scienza più alta, più profonda e più vasta della scienza nutrizionale convenzionale: quella immutabile, perfetta che viene dall’ordine naturale delle cose, di Madre Natura che ha stabilito per ogni organismo vivente un suo alimento elettivo. La scienza che attraverso l’anatomia comparata, la fisiologia, l’istintologia, l’immunologia ci fa capire che il “carburante” elettivo per la specie umana frugivora non sono prodotti di derivazione animale ma i frutti, i germogli, i semi, le radici.
Se fossimo onnivori la natura ci avrebbe fornito gli strumenti necessari a mangiare anche la carne, come gli animali onnivori.
Ma il professore se la ride di ogni pensiero che non derivi dalla “bibbia” della scienza ufficiale, e con sufficienza e patetico tono paternalistico sembra dire ai vari presentatori “Fatemi interloquire con chi è scientificamente preparato”, come se ogni altra visione delle cose non fosse degna di considerazione: posizione che ci relegherebbe ancora all’era tolemaica. E’ stata la falsa sacralità della intoccabile cultura scientifica dominante ad impedire l’evoluzione della vera conoscenza delle cose.
Il professore parla di proteine nobili in un linguaggio ancora ottocentesco. Possono essere considerate nobili le proteine che derivano da un cadavere in via di decomposizione perché contengono gli aminoacidi necessari a formare le proteine? L’identico processo si attua combinando cereali e legumi senza gli effetti nocivi e spesso letali delle proteine animali. In ogni modo siamo disponibili a confrontare lo stato di salute dei suoi pazienti con quello dei nostri associati vegan, poi vedremo da che parte stanno le carenze di cui il prof avverte dei pericoli.