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Mimmo Di Francesco: interprete originale della canzone napoletana

By Rino R. Sortino August 10, 2023 987

Napoli nel 600, 700 e 800 è stata una capitale dal passato storico europeo importante, dove vi transitavano artisti di ogni genere: musicisti,  parolieri e grandi interpreti.

Questa è stata la ragione principale  che poi nell’indotto si è potuto fare della grande musica. Con il passare del tempo i più importanti pezzi musicali sono stati riproposti nell’ambito di un repertorio più moderno e strutturato.

I grandi artisti di allora aprirono  due strade:  l’interpretazione lirica e la canzone cosiddetta  più confidenziale, più da salotto. In ogni caso la musica popolare napoletana proviene da tempi ancora più antichi: si può fare cenno al  canto delle lavandaie del Vomero,  una allegoria del 1200 che era un canto di protesta contro la dominazione aragonese, in cui il fazzoletto assume il significato di terra.

Negli anni a cavallo  tra l’800 e il 900,  l’incisione fonografica era ancora inesistente per cui  si stampavano gli spartiti esclusivamente attraverso le cosiddette “copielle”.

Queste canzoni che si rivolgevamo ad un pubblico borghese,  vendevano centinaia di migliaia di  copie ed altri musicisti  avevano la possibilità di riproporle a casa attraverso un pianoforte.

Ad esempio la celebre “funicoli funicolà” pare che abbia venduto centinaia di migliaia di copie non di dischi ma di spartiti, per cui si può immaginare  l’enorme successo nazionale ed internazionale di questo celebre brano. 

Con l’uscita sul mercato in Italia del primo fonografo, venne inciso il primo disco nel 1895 – 15 anni dopo l’uscita di Funiculì funiculà – con una canzone di Bernardo Cantalamessa dal titolo ‘A risa”(la risata).

Per conoscere più profondamente il percorso di un interprete della meravigliosa musica napoletana, abbiamo incontrato Mimmo Di Francesco, un artista che da  anni, (da solista e in gruppo), interpreta le celebri melodie partenopee accompagnandosi con la chitarra.

 

Mimmo parlaci di te e della tua passione per la musica partenopea

La passione musicale mi venne verso i 16, 17 anni  quando abitavo a Napoli. In seguito iniziai a suonare la chitarra e come spesso succede, si  finisce per imbattersi in qualche canzone napoletana,  perché è il patrimonio culturale della città. Iniziai a suonarle e provai una grande passione anche a cantarle.

Dopo qualche tempo volli provare un’altra esperienza e iniziai a collaborare per una compagnia teatrale, dove si faceva teatro classico dialettale, con le relative musiche delle canzoni che sottolineavano alcuni momenti della trama  della commedia.

Cosa c’è di magico nella  città di Napoli che riesce a creare tanti artisti?

E’ un qualcosa che risiede nel DNA di tutti i napoletani. Un noto verso di una canzone napoletana  “O surdate”  cita: “Io sono napulitano e si non canto,  moro”.  E questa frase  la dice tutta.  Napoli è una città molto musicale perché è legata alla leggenda della “sirena partenope”  che fondò  la città e le sirene è risaputo che cantano. Il mito racconta la Sirena Partenope che con il suo bellissimo canto cercava di sedurre il giovane Cimone, ma questi rifiutò. Partenope allora per il dolore, si gettò dalla roccia più alta. Le onde portarono il suo corpo fino al golfo di Napoli, precisamente sull’isolotto di Megaride.

Mimmo  qual è la denominazione del gruppo nel quale ti esibisci?

Gruppi musicali in realtà ne ho diversi e sono almeno dieci anni che giriamo soprattutto il Lazio per fare concerti. Il gruppo più noto è il “Cuore napoletano”, poi ho un progetto aperto che si chiama “Partenope In-Canto”.  In questo ambito, mi avvalgo della collaborazione di altri musicisti, quindi può essere un duo, un trio, un quartetto, o  un sestetto. C’è infine  il gruppo dei “latinapoli” della nostra città, con i quali recentemente ci siamo esibiti il 31 luglio a Cori (per la festa del Corace).

Noi proponiamo la canzone classica napoletana  con degli arrangiamenti diversi che tendiamo a vestirla in maniera più moderna. Questo genere  ci permette di fare delle elaborazioni  e degli arrangiamenti personalizzati.

Quali sono i pezzi musicali che normalmente suoni con il gruppo  durante le serate?

A noi piace proporre  brani più celebri tra i quali: Reginella, Malafemmina, O Surdato ‘nnamurato, Tammurriata nera. Nel nostro repertorio inoltre, cerchiamo di aggiungere anche pezzi musicali  meno noti   per fare un’opera di divulgazione, perché questo è uno dei nostri scopi.

Che strumenti utilizzate nel gruppo?

Oltre a chitarre di vario tipo, utilizziamo anche strumenti a percussione come classici tamburi a cornice  della tradizione, abbiamo anche la fisarmonica e il clarinetto. Sono tutti strumenti tradizionali e  non vi sono strumenti elettronici. E’ proprio una nostra precisa scelta di identità.

Progetti futuri?

Abbiamo già qualche data per dei prossimi concerti, ma non abbiamo l’ufficialità. C’è soprattutto  l’intenzione di fare un disco insieme, ma dobbiamo reperire  le risorse per realizzare questo progetto. Sarò un disco dove proponiamo il classico napoletano rivisitato.

Nella città  di Latina dove viviamo, vedo che quando vi esibite, siete accolti da tanto entusiasmo.

A Latina siamo avvolti dall’affetto di tanta gente che ci segue nei nostri spettacoli. C’è ancora tanta gente però che confonde  il genere musicale che proponiamo, con il neomelodico.

 Di certo la canzone napoletana rappresenta la musica italiana nel mondo e infatti tanti  stranieri  ne sono attratti. La mia speranza è che questo genere musicale  possa essere apprezzato sempre più anche dalle giovani generazioni,  per conoscere la nostra vera tradizione e identità.

Mimmo Di Francesco nel tuo percorso musicale, ti senti di essere grato a qualcuno?

In particolare vorrei  ringraziare il maestro Enzo Alvino, il regista che mi ha introdotto  nel mondo musicale napoletano e poi tutti i grandi interpreti della canzone napoletana che mi hanno ispirato.  Invito ad andare ad ascoltare tra i tanti, i dischi di Roberto Murolo, di Renato Carusone, di Angela Luce e di Sergio Bruni.

Nelle  vecchie incisioni storiche degli anni 50 agli anni 70, c’è tutto quello che si deve sapere sulla musica napoletana, che è sempre stata fonte di gioia, di bellezza e di soddisfazione.

Per concludere, cosa ci puoi dire del tuo modo di interpretare un genere musicale così importante?

Io cerco di metterci la mia personalità, però prima di affrontare qualsiasi brano napoletano, vado a vedere se lo ha inciso Roberto Murolo che a mio parere è stato  il più grande interprete della canzone napoletana.  Roberto Murolo  è l’essenzialità  sotto forma di chitarra e voce ed è veramente enciclopedico perché credo che le canzoni più belle  le abbia incise tutte o quasi.  Renato Carusone può essere considerato  un grande innovatore  e negli anni 50 e dopo essersi recato in America,  ebbe la grande intuizione di mettere insieme il jazz americano con la tradizione napoletana, fondendo il tutto con la  sua grande ironia. L’ultima grande artista napoletano a mio parere è stato Pino Daniele,  un artista apprezzato in tutto il mondo, per essere riuscito a riunire la tradizione partenopea,  con il jazz il blues e la musica pop.

Grazie Mimmo Di Francesco e buona fortuna

 

 

 

 

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Last modified on Thursday, 10 August 2023 21:32
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