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Fabio Risolo si è laureato in Lettere e Filosofia all’Università Federico II di Napoli, ha insegnato a livello universitario ed è attualmente Dirigente scolastico. Autore di saggi di critica letteraria e poeta, dopo aver incontrato nel 1999 il Maestro e filosofo tibetano buddhista Chögyal Namkhai Norbu, su autorizzazione del Maestro, insegna l’esperienza della meditazione per la comunità di Merigar.
D – Agli inizi del suo approccio con il mondo della meditazione e della filosofia tibetana, cosa l’ha convinto che fosse la giusta via, e catturato al punto da volerne diventare insegnante?
R - Ciò che mi ha maggiormente colpito è che nell’Insegnamento Buddhista l’aspetto più importante è che il cammino spirituale non è separato dalla vita quotidiana. La cosa più importante è scoprire la propria natura essenziale e poi, grazie alla meditazione,mantenerne la presenza nella vita di tutti i giorni. Chi segue questo insegnamento cambia molto concretamente. E questo perché il Buddhismo non dà niente per scontato (esistenza di Dio, dell’anima, etc.), ciò che conta è farne esperienza concretamente dentro di noi. Ciò è più importante della fede astratta. Questi sono gli aspetti che mi hanno subito colpito molto.
Per quanto riguarda il desiderio di divenire Insegnante, questo è stato dovuto all’intenzione di aiutare, in base alle mie capacità, la Comunità Dzogchen di ChogyalNamkhaiNorbu di Merigar in Toscana, di cui sono discepolo da circa 20 anni. Ho pensato che se grazie a questo Insegnamento sono molto cambiato e ho una visione più ampia e completa della vita, potevo aiutare gli altri a fare altrettanto.
D – La vita e i ritmi di un uomo occidentale sono diversi e a volte opposti a quelli orientali, naturalmente non facciamo riferimento alle megalopoli e alla globalizzazione. Ci sono maggiori difficoltà ad accettare un approccio come quello proposto da questa filosofia, da parte degli occidentali?
R-L’insegnamento del Buddhismo comprende diverse vie. In generale possiamo dire che vi è la via del monaco e quella del laico. Ovviamente è un po’ difficile condurre una vita ascetica nel contesto delle grandi città in cui viviamo.Ma nell’insegnamento tantrico e in particolare nello Dzogchen non si chiede alla persona di rinunciare alla propria vita. Non è necessario divenire monaco e nemmeno vivere in un luogo appartato. Secondo lo Dzogchen possiamo scoprire la nostra natura essenziale in qualsiasi circostanza di vita esteriore; i punti di forza sono la presenza e la consapevolezza. Questo Insegnamento sembra proprio fatto apposta per gli occidentali…
D – Quali sono le fasce di età che nel corso della sua esperienza di docente, ha trovato più ricettive?
R - I giovani occidentali sono molto interessati e apprezzano dell’insegnamento buddhista la visione concreta e pragmatica, che può permettere di cambiare la propria vita nella direzione della presenza e della attitudine alla compassione.
D - E i Paesi in cui ha riscontrato più interesse?
R - In tutti i paesi europei ho riscontrato un notevole interesse.
D – Quali sono le tecniche meditative di base, e come si svolge in pratica una seduta di meditazione collettiva?
Le tecniche meditative di base che utilizziamo sono in realtà molteplici, ma il punto che le accomuna tutte è porre l’attenzione sulla propria mente, in modo da acquisire un’ attitudine di presenza e non distrazione. La cosa più importante è imparare ad osservare la mente, scoprendo le sensazioni, i pensieri, le emozioni che produciamo in ogni momento. Solo se acquisiamo questa capacità possiamo iniziare a “lavorare su noi stessi” nella direzione del rilassamento o del superamento di specifici problemi che possono di volta in volta manifestarsi.
D – C’è spazio per la musica durante le sedute, o si privilegia il silenzio?
R - Generalmente non facciamo uso di musiche. La meditazione può essere praticata in silenzio o pronunciando dei mantra.
D – In che modo queste tecniche possono veramente migliorare l’uomo, sia per quello che riguarda il benessere personale che l’approccio con “l’altro da sé” e con la natura?
R - Nella visione buddhista l’evoluzione spirituale dell’individuo porta naturalmente nella direzione della compassione e dell’amore verso “l’altro da sé e la natura”. Se si fa un’ autentica esperienza della propria natura essenziale diminuiscono le nevrosi e i conflitti col mondo esterno, e attraverso il rilassamento si scopre l’armonia.
D – Un consiglio e un augurio per i lettori?
R - Auguro ai lettori di avere il desiderio profondo di guardare dentro se stessi, scoprendo il seme della propria natura essenziale e di trovare la forza e il coraggio di intraprendere un cammino nella direzione della presenza e della consapevolezza, fondamentali per migliorare la nostra vita materiale e spirituale.