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I Celestini di Prato: quando il dolore indossava il colore del cielo. Violenze e sevizie sui bambini - A tu per tu con Gloria Marras per non dimenticare.

By Marzia Carocci May 24, 2023 3465

Buongiorno Gloria, tu hai curato un progetto fotografico dal titolo -Vite di seconda scelta - La storia dei Celestini di Prato-.

D- Vuoi dirci e spiegarci chi erano i Celestini?.

R- I Celestini erano i piccoli ospiti del rifugio -Maria Vergine Assunta in Cielo-, un istituto con sede in Prato, zona Castellina, che si occupava di ricevere i bambini cosiddetti -problematici-. Mi spiego meglio: si trattava figli di famiglie numerose o di genitori che dovessero lasciare la città per lavoro piuttosto che bambini non desiderati, orfani, etc. Il nome deriva dal fatto che indossassero un grembiulino celeste, il colore scelto in onore alla purezza della Madonna , al culto della quale tutto l'operato di Padre Leonardo (il reggente della struttura) era dedicato.

D- Come era venuta a Padre Leonardo l'idea di fondare questo istituto?

R- Padre Leonardo era un frate cappuccino, l'unica figura appartenente ad un vero e proprio ordine religioso. L'idea di fondare l'istituto gli venne durante uno dei suoi viaggi -missionari- in Puglia: entrato dentro una chiesa ebbe una visione di un angelo con in mano la scritta -Lasciate che i pargoli vengono a me-. Tornato a Prato, nel 1934, decise di mettere su un rifugio dove potesse accogliere -soltanto chi non essendo fornito di mezzi economici neppure modesti fosse a se stesso abbandonato-. E' un istituto di natura privata, che si auto-sostenta grazie alle numerose e generose donazioni di benefattori più o meno noti. La gestione è affidata a due società: l'immobiliare civile pratese e la MA.VE. 

D- Sappiamo che la storia giudiziaria alla quale è andata incontro a questo Istituto è stata lunga e difficile. Vuoi parlare?

R- Partiamo dall'inizio. La vicenda ci mette un bel po' di anni per venire alla luce: le prime denunce da parte degli insegnanti (esterni alla struttura) sono di circa dieci anni prima della chiusura dell'istituto, ma rimangono lì, inascoltate, chiuse in un cassetto. Tutto esplode quando si cominciano a registrare delle fughe di bambini che fanno notizia sui giornali locali ma non vengono denunciate alle autorità e quando, a causa di un'appendicite non curata se non, secondo alcuni, con impacchi di santini e con olio santo, un ragazzino muore tra atroci sofferenze. Parliamo di Santino Boccia, era il 30/03/1965. I pratesi, da frequentatori della domenica, cominciano a farsi domande. Questo genera un dibattito che ha ampio spazio sui quotidiani e che fa arrivare il caso fino all'amministrazione comunale, all'interno della quale viene poi nominata una commissione di inchiesta con il compito di far luce, per quanto possibile, sulle vicende che ormai sono sulla bocca di tutta la città. Dopo qualche settimana di indagini, i capigruppo consiliari redigono un rapporto piuttosto dettagliato su quella che era la situazione dell'istituto, alla conclusione del quale si scrive -…La commissione concludendo i suoi lavori ha riscontrato l'inadeguatezza dei locali e delle norme igienico- sanitarie, l'insufficienza della dieta alimentare, la non qualificazione del personale addetto sia a funzioni direttive che esecutive e infine l'inidoneità dei metodi educativi. Inizia una sorta di -riqualificazione- dell'istituto ma il Ministro della sanità Mariotti decide per la chiusura definitiva. Contestualmente vengono denunciati cinque dei sorveglianti (Vincenza Perrotta, Lucia Napolitano, Alighiero Banci, Luciano Pacini, De Lucia Angela) la dott.ssa Fernanda Oliva e Padre Leonardo. Le accuse sono rispettivamente: abuso di mezzi di correzione, abbandono di incapace, omicidio colposo. Una giovane avvocatessa (Bianca Guidetti Serra) ha registrato qualche bambino e le relative famiglie e li fa costituire parte civile al processo penale, denunciando anche come sia stata omessa la responsabilità di tutta quella parte di istituzioni che dovevano vigilare ma non lo hanno fatto (ONMI e prefetto di Firenze in modo particolare).

Nel dicembre 1968 furono condannati quattro sorveglianti su cinque e Fernanda Oliva; Padre Leonardo invece fu assolto per insufficienza di prove. Furono concessi a tutti due anni di condono e nel 1971 ottennero tutti un altro sconto di pena, a parte la dottoressa. 

D- Hai mai avuto contatti diretti con ex celestini? senza farne ovviamente i nomi, puoi dirci cosa ti hanno detto di quel loro infernale periodo?

R- Beh si. Alcuni di loro li ho incontrati di persona, con qualcuno ho parlato per telefono. Contrariamente a quanto mi aspettassi, conservano ancora abbastanza nitidi i ricordi di ciò che hanno dovuto subire, episodi da far rabbrividire e che chiaramente lasciano e hanno lasciato tracce nei comportamenti di queste persone sia nell'immediato che a distanza di molti anni. Uno di essi, MT (uso solo le iniziali per questioni di privacy), mi ha raccontato che, uscito dall'istituto perché portato via dal padre, aveva perso completamente l'uso della parola. Gli ci è voluto un annetto per tornare a parlare, abbastanza forte era stato lo shock di questo suo vissuto. Oltretutto anche in età adulta ha continuato ad avere degli incubi riconducibili a quel periodo della sua vita. Ricorda in maniera molto chiara il sasso enorme all'interno del bosco retrostante l'istituto, dove andava a piangere disperatamente. Un altro, LM, mi ha raccontato che ogni bambino aveva dei lavori da svolgere; a lui ad esempio toccava svuotare il -bottino-. LB invece è stato punito perché si era rifiutato di picchiare il fratello con la sistola dopo che era stato legato al letto dai -fratelli- e -sorelle- (colpevole di aver fatto la pipì a letto). Nei racconti dei testimoni che ho ascoltato è una costante inquietante quella delle botte e delle punizioni: tutti mi hanno detto che non passava un giorno senza buscarne, e che, quando ti picchiavano, lo facevano con qualsiasi cosa si trovassero per le mani. Le punizioni più gettonate invece erano le croci in terra con la lingua, oppure il leccare la pipì in terra, le docce gelate, le secchiate di acqua fredda se non ti svegliavi la mattina. Un altro aspetto rilevante era la vita che questi bambini conducevano: una vita totalmente religiosa, scandita dalle preghiere e dai rosari. All'interno dell'istituto non c'erano distrazioni per i piccoli ospiti, non un giornalino, un pallone, un film alla tv. Queste erano considerate deviazioni dalla retta vita religiosa. Gli unici svaghi erano la -barauffa-, cioè quando Padre Leonardo, dopo la messa della domenica, si ritirava nella sua stanza e dalla finestra lanciava una manciata di caramelle (solo il quantitativo che entrava in una mano) ai bambini che aspettavano sotto e si azzuffavano per acchiappare qualcosa, ei gomitoli di spago annodato: ad ogni giaculatoria recitata si faceva un nodo allo spago: chi faceva il gomitolo più grosso vinceva. 

D- Tu, dal momento in cui hai saputo di questo Istituto situato a Prato, ti sei veramente impegnato per la ricerca di tutto quanto è affine all'argomento. Puoi dirci fino a che punto hai scavato per informare chi ancora non conosceva tale delirio?

Ho iniziato nel più classico dei modi: cercando su Google notizie inerenti all’argomento. Poi ho scoperto dell’esistenza del gruppo Facebook che riunisce ex celestini e da lì sono passata ai contatti diretti con alcuni di essi. Sono stata in biblioteca (Lazzerini, a Prato), ho contattato la Nazione, un fotografo (Ranfagni) che ha scattato alcune foto all’epoca dell’esistenza dell’istituto. Ho cercato negli archivi online dei quotidiani locali, trovando molti articoli in merito alla vicenda. E’ stato interessante leggere come l’opinione pubblica e le varie figure in gioco si scambiassero battute tramite articoli di giornale. Al momento sto cercando di approfondire un po’ di più la parte inerente alla vicenda giudiziaria, ma è una strada in salita, essendo un fatto accaduto molti anni fa è difficile risalire alle carte. Io ci provo però. 

D- Vuoi parlarci liberamente di quanto tu sia rimasta sconvolta e cosa ti ha dato maggiormente fastidio?

R- A mio parere la parte più fastidiosa di tutta questa vicenda è la cattiveria, la violenza riversata su creature innocenti, colpevoli solo di non essere state abbastanza agiate o fortunate nella vita. Cito testualmente dalla prefazione a -Il paese dei celestini - Istituti di assistenza sotto processo- (a cura di Bianca Guidetti Serra (che poi è la giovane avvocatessa che fece sì che i bimbi e le loro famiglie potessero costituirsi parte civile al processo) e di Francesco Santanera: 

-Purtroppo i -celestini-, e diamo a questo termine un significato simbolico, nasceranno sempre nelle classi povere o poverissime, dove l’insufficienza di cibo si manifesta spesso in termini di fame; dove i più elementari interventi igienico-sanitari sono insufficienti se non assenti; dove l’istruzione, anche quella dell’obbligo, è ancora privilegio... Lo -scandalo- primo e vero sta nel fatto che i -celestini- esistano e se ne creino di continuo-.-

Questo è un pensiero che condivido e che purtroppo è sempre attuale. Viviamo in un mondo che viaggia a più velocità e dove chi sta dietro non avrà quasi mai la possibilità di passare avanti perché non può permettersi gli strumenti per farlo.

Altrettanto fastidioso è per me il fatto che i veri responsabili siano stati in qualche modo salvati dal processo. La giurisprudenza non è il mio campo, ma insomma, credo che non solo i sorveglianti dovessero essere indagati, processati e poi puniti, ma anche coloro che il proprio mestiere non hanno saputo farlo, non avendo vigilato.

D- Pensi che ancora ci sia qualcosa e qualcuno da identificare per dare una forma di giustizia a chi ha sofferto in quel periodo doloroso per molti bambini?

R- Ormai i responsabili della vicenda sono tutti morti, essendo passati molti anni. Credo però che la massima forma di giustizia sia riportare alla luce questa vicenda, farla conoscere, nella speranza che ciò che è accaduto in passato non si ripeta. In fin dei conti è una storia che appartiene al substrato culturale della mia città, trovo giusto che almeno i pratesi la conoscano.

D- Hai progetti futuri per quanto riguarda l'informazione legata a questi fatti ormai storici?

R- Mi piacerebbe che questo mio lavoro fotografico e di indagine arrivasse a più persone possibili. Il sogno sarebbe di farlo diventare un libro, all’interno del quale vorrei raccogliere testimonianze, immagini, articoli, documenti. Insomma, tutto ciò che sono riuscita a trovare, a ricostruire, a fotografare.

D- Pubblicizza il tuo progetto per chi vorrà approfondire visibilmente l'argomento.

R- Sto lavorando al mio sito web, spero a breve possa essere online.

Li potrete approfondire un po' l'argomento. www.gloriamarras.it

Vorrei approfittare di questo spazio per lanciare un appello: se siete ex celestini o se siete a conoscenza di un ex celestino, vorrei intervistarlo e fotografarlo. Il mio progetto è ancora in corso… ed ogni testimonianza è preziosa!

Grazie della tua preziosa testimonianza

Grazie a te, Marzia!

 

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Last modified on Thursday, 25 May 2023 14:36
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