L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Il 7° Mercato dei Vignaioli Indipendenti, svoltosi a Piacenza il 25 e 26 novembre scorso, si è chiuso con un successo atteso (era nell’aria) ma non nella misura che lo è stato veramente.
Grande, Grande, Grande, volutamente in crescendo a significare un successo maturato anno dopo anno, ben programmato, solidificando e compattando quanto realizzato. Crescere insieme è il motto. Come dargli torto.
I numeri parlano da soli. Una due giorni da Sold Out. E la cosa più sorprendente e allo stesso tempo clamorosa è stato il registrare affluenza di visitatori da regioni svariate e lontane. Presenze dalla Sicilia, Calabria e Sardegna per assaggi e acquisti ai circa cinquecento banchi dei vignaioli indipendenti .
La formula di così tanto successo?
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rappresentare la figura del viticoltore promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani
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fatta da vignaioli che coltivano le proprie vigne, imbottigliano il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vendono tutto o parte del proprio raccolto in bottiglia, sotto la propria responsabilità, con il proprio nome e etichetta.
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persone che rispettano le norme enologiche della professione, limitando l'uso di additivi inutili e costosi, concentrando la propria attenzione sulla produzione di uve sane che non hanno bisogno del maquillage di cantina.
Quest’ultima posizione non vuol dire condurre necessariamente la propria coltivazione e le tecniche di cantina con certificazione biologica e/o biodinamica, ma produrre vini che prima di tutto siano buoni.
Ragione di questo trionfo, boom?
L’impegno generoso in vigna e in cantina, la ricerca costante della qualità, l’attenzione (finalmente aggiungo) dell’immagine del prodotto e perché no l’attività unitaria, associativa, di promozione e valorizzazione nel rispetto delle tradizioni, dei territori, per una offerta eterogenea di grande qualità.
E poi, non ultima, la familiarità che si respira appena varcate le porte della Mostra-Mercato. Essere uno di loro. D’obbligo dare del “tu” . Sorrisi, euforia, ottimismo, il bicchiere mezzo pieno. Fuori del capannone fieristico i problemi di tutti i giorni, dentro disponibilità, fratellanza, cordialità e stima. Quest’ultima toccata con mano. Alla richiesta di darmi qualche dritta negli assaggi, la risposta immediata e gentile è stata: ”vai ad assaggiare i vini di quel produttore o dell’altro” in una forma di cameratismo inusuale di questi tempi.
Giri per i banchi, leggi da dove provengono i vignaioli e subito il richiamo alla mente della straordinarietà dei luoghi di origine dei loro vini e la solidità delle tradizioni locali. Forse la mia presenza vuol essere il raccontare modestamente, con sobrietà, semplicità l’immenso patrimonio vitivinicolo che si cela dietro queste facce, le più arse dal sole, sagomate dalle intemperie.
Duemila anni di cultura del vino, di generazione in generazione, a volte di acquisizione in acquisizione, di volontà e ritorno alla terra, di lascio tutto e vado a vivere in campagna. Legame alla terra e al vino comunque sia la provenienza portando qui a Piacenza testimonianze, storia, echi e suggestioni.
Scrisse un giorno Pablo Neruda:” Non soltanto amore, bacio bruciante e cuore bruciato, tu sei vino di vita, ma amicizia degli esseri, trasparenza, coro di disciplina, abbondanza di fiori…”.
Questa è stata la FIVI, la mostra-mercato giunta alla sua 7° edizione. Lunga vita alla FIVI.
Urano Cupisti
Il 7° Mercato dei Vignaioli Indipendenti, svoltosi a Piacenza il 25 e 26 novembre scorso, si è chiuso con un successo atteso (era nell’aria) ma non nella misura che lo è stato veramente.
Grande, Grande, Grande, volutamente in crescendo a significare un successo maturato anno dopo anno, ben programmato, solidificando e compattando quanto realizzato. Crescere insieme è il motto. Come dargli torto.
I numeri parlano da soli. Una due giorni da Sold Out. E la cosa più sorprendente e allo stesso tempo clamorosa è stato il registrare affluenza di visitatori da regioni svariate e lontane. Presenze dalla Sicilia, Calabria e Sardegna per assaggi e acquisti ai circa cinquecento banchi dei vignaioli indipendenti .
La formula di così tanto successo?
-
rappresentare la figura del viticoltore promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani
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fatta da vignaioli che coltivano le proprie vigne, imbottigliano il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vendono tutto o parte del proprio raccolto in bottiglia, sotto la propria responsabilità, con il proprio nome e etichetta.
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persone che rispettano le norme enologiche della professione, limitando l'uso di additivi inutili e costosi, concentrando la propria attenzione sulla produzione di uve sane che non hanno bisogno del maquillage di cantina.
Quest’ultima posizione non vuol dire condurre necessariamente la propria coltivazione e le tecniche di cantina con certificazione biologica e/o biodinamica, ma produrre vini che prima di tutto siano buoni.
Ragione di questo trionfo, boom?
L’impegno generoso in vigna e in cantina, la ricerca costante della qualità, l’attenzione (finalmente aggiungo) dell’immagine del prodotto e perché no l’attività unitaria, associativa, di promozione e valorizzazione nel rispetto delle tradizioni, dei territori, per una offerta eterogenea di grande qualità.
E poi, non ultima, la familiarità che si respira appena varcate le porte della Mostra-Mercato. Essere uno di loro. D’obbligo dare del “tu” . Sorrisi, euforia, ottimismo, il bicchiere mezzo pieno. Fuori del capannone fieristico i problemi di tutti i giorni, dentro disponibilità, fratellanza, cordialità e stima. Quest’ultima toccata con mano. Alla richiesta di darmi qualche dritta negli assaggi, la risposta immediata e gentile è stata: ”vai ad assaggiare i vini di quel produttore o dell’altro” in una forma di cameratismo inusuale di questi tempi.
Giri per i banchi, leggi da dove provengono i vignaioli e subito il richiamo alla mente della straordinarietà dei luoghi di origine dei loro vini e la solidità delle tradizioni locali. Forse la mia presenza vuol essere il raccontare modestamente, con sobrietà, semplicità l’immenso patrimonio vitivinicolo che si cela dietro queste facce, le più arse dal sole, sagomate dalle intemperie.
Duemila anni di cultura del vino, di generazione in generazione, a volte di acquisizione in acquisizione, di volontà e ritorno alla terra, di lascio tutto e vado a vivere in campagna. Legame alla terra e al vino comunque sia la provenienza portando qui a Piacenza testimonianze, storia, echi e suggestioni.
Scrisse un giorno Pablo Neruda:” Non soltanto amore, bacio bruciante e cuore bruciato, tu sei vino di vita, ma amicizia degli esseri, trasparenza, coro di disciplina, abbondanza di fiori…”.
Questa è stata la FIVI, la mostra-mercato giunta alla sua 7° edizione. Lunga vita alla FIVI.