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Montalcino |
È trascorso un mese dal 21 febbraio, il primo giorno di Benvenuto Brunello 2020. Adesso, causa Covid-19, ho tempo a sufficienza per sistemare gli appunti, rassettare i depliant delle aziende presi “in fretta e furia”, riordinare le idee.
Si fa presto a dire : il Brunello è un vino unico, eccezionale! E le vigne, magnifiche! Le cantine di produzione, fantastiche! Il vitigno Sangiovese Grosso, unico!
Mi domando: ma in che senso?
Passeggio nel borgo, incontro amici e colleghi. Quattro chiacchiere tutte improntate immancabilmente all’evento eccezionale, magnifico, fantastico, unico. L’enfasi che si respira al posto dell’aria.
Passano in secondo piano le necessità, le occorrenze di comprendere ed interpretare le annate 2015, le Riserve 2014, il Rosso 2018, il Moscadello e il Sant’Antimo.
E tutti gli anni è la solita storia, il solito copione. Nessuno parla del Vino Italiano prodotto con quella disciplina che ne è l’essenza, il suo rigido sistema di classificazione che dura nel tempo, dei vincoli produttivi ai quali i produttori devono assoggettare le scelte.
Ed ecco allora che il mio spirito critico ha un senso, ecco perché tutti gli anni mi presento qui, a Montalcino, ed essere partecipe , se pur in piccolissima parte, di quella che è la magia del Benvenuto Brunello.
Senza dimenticare la “gerarchia delle annate”, da queste parti come assegnazione delle stelle.
Materia sdrucciolevole della quale ho sempre evitato di parlarne. Intervengono diversi fattori che non possiamo ignorare. Personalmente, da appassionato più che da comunicatore, mi rifugio in una frase detta da un “certo” Aubert de Villaine che aveva a che fare con la Romanée Conti:” È vero che niente è più seducente di un grande vino in un’annata eccezionale, ma non c’è nulla di più ammirevole di un grande vino in una piccola annata”.
I territori vitati a Nord, ad Ovest, a Sud, ad Est diversi tra loro, molto diversi. Nel tentativo di dargli un loro connotato ti accorgi dell’emergere delle eccezioni rafforzando e consolidando il concetto di vino di Montalcino.
Di conseguenza ogni anno mi trovo nelle vie del borgo antico con l’esigenza di comprendere e interpretare.
Quest’anno ho optato per il contatto diretto con i produttori per capire, recepire i loro messaggi. Ne ho selezionato 9 (nove) tra i 146 presenti nel Complesso di Sant’Agostino. Parlerò di loro nelle settimane a seguire.
Produttori che non hanno quella visibilità come altri pur svolgendo con altrettanta passione il loro lavoro.
Produttori con vigneti dislocati in località diverse a rappresentare la realtà territoriale e i diversi terroir.
- Corte dei venti;
- Fornacella;
- La Fornace;
- Lambardi;
- Le Gode;
- Mocali;
- Poggio Antico;
- Sesta di Sopra;
- Terre Nere.
Inoltre, durante la mia tre giorni ilcinese, ho visitato la Cantina Ridolfi , la Cantina Casisano e il Casato Prime Donne con intervista a Donatella Cinelli Colombini. Tutto materiale per prossimi articoli.
Benvenuto Brunello, appuntamento annuale nel mio intimo. Ogni anno un intreccio di ricordi e nuove sensazioni. Chapeau!
Urano Cupisti
Consorzio del Vino Brunello di Montalcino
Via Boldrini, 10
Montalcino (Si)
Tel: 0577 848246
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www.consorziobrunellodimontalcino.it