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Ricordate la delusione della Nazionale italiana di calcio (Campione in carica 2006) ai successivi Mondiali del 2010 in Sudafrica? Un dis-astro, d’accordo, sotto un cielo però con tante storie di stelle…
A chi giunge dall’Atlantico al promontorio sudafricano di Buona Speranza, oltre la baia e la “dinamica” ciambella del “Green Point Stadium” si presenta - inclusa nella Città del Capo - la sagoma quasi innaturale della “Montagna della Tavola” (Table Mountain): cima piatta evidentemente, a poco più di 1000 metri s.l.m., frequentata da una nuvola bianca detta “Tovaglia” perché l’altopiano le fa proprio da mensa, per tre km circa verso la Città.
Più di 2 secoli e mezzo prima del debutto calcistico dell’Italia campione (con débâcle finale), l’astronomo francese Nicolas L. de Lacaille si trovò ad attendere, in questo magnifico ambiente naturale, alla redazione della sua carta del cielo australe (1751-1752).
All’orografia particolare del “Tafelberg” (la “Tavola” in “afrikaans”) fu certo molto sensibile il Lacaille; tanto da immortalarne il nome in una delle 14 nuove costellazioni create per l’orientamento, in cieli evidentemente non “letti” dalle antiche mitologie euroasiatiche. Dette così il nome latino di “Mons mensae” (Montagna della Tavola) a un settore circumpolare di firmamento visibile da poco a nord dell’Equatore fino al polo Sud, dotato di stelle deboli ma pure di qualcosa d’interessante.
Si estende infatti in esso parte della “Grande Nube di Magellano”, l’oggetto extragalattico più luminoso tra quelli visibili col solo occhio nudo: uno scrigno di miliardi di stelle come fu scoperto però in seguito (1834-1838) dall’astronomo inglese John F. W. Herschel, che aveva proseguito le osservazioni “in loco” con strumenti di livello superiore.
Particolarissima nuvola insomma, che non poteva non richiamare quella più vicina alla terra, che scende a rivestire la “Tavola” della Città del Capo. Forse anch’essa un po’ stordita in quel particolarissimo Inverno australe, riscaldato dal concerto delle “vuvuzelas” nel sito poco lontano del “Green Point Stadium”.
Domenico Ienna