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(massima longitudine occidentale d’Europa: lat. 38° 47’ N, long. 9° 30’ O)
Aqui…Onde terra se acaba e o mar comeca
(Luís Vaz de Camões; Os Lusíadas, canto VIII)
Primavera piena a Cabo da Roca su costa atlantica portoghese, ponta mais ocidental do continente europeu come attesta stele con croce, tra turisti in souvenirs e vento sul pianoro del faro. Sporge infatti in Oceano il promontorio ancora più del Finisterre – lassù in Galizia spagnola kilometro zero del cammino di Compostela – nonostante sia questo, in effetti, a portare nome evocatore proprio di fine del mondo.
Sul muretto assorto sopra onde a strapiombo, in mente mi viene – a suggestione forse da tanta luce che scende sul Cabo – l’illuminativa mistica del persiano-islamico Šihāb Sohravardī: nel XII fautore di pensiero orientale, con l’orientamento simbolo-aurora, appunto, di conoscenza interiore; e sulla falsariga ancora poi – d’ambito invece europeo – quello nordico di miti cinema politiche, e l’altro meridiano su cultura solare del vivere in sponde di Mediterraneo. Quanto basta per rilevare allora anche qui – in quest’eccezionale esilio fisico occidentale (dietro terre, avanti solo acque), un’altra risorsa di prospettiva cardinale, da scoprire indagare e valorizzare certo al possibile nella cultura comune del nostro continente.
Tra le varie protagoniste del mito greco a portare il nome d’Εὐρώπη Europa – la più famosa di tutte la bella principessa di Fenicia rapita da Zeus sotto sembianze di toro – interessa ricordare qui una delle tante Oceanine figlie della coppia d’acqua Oceano e Teti. Mi piace pensare proprio a quest’Europa minore come mitica fonte di quel pensiero d’estremo Occidente di cui ho avvertito possibilità al Cabo de Roca, sede eletta appunto di costa e flutti oceanici. Ma qualsiasi sia l’Europa che ci ha fatti europei, dicunt che il termine possa avere origine semitica, con significato legato al posarsi (del sole) e dunque all’Occidente…
Adottare punti di vista di periferia può risultare in effetti spesso fruttuoso: soprattutto se la banlieu del caso non esce dal continuum solo per convenzione, ma è identità marcata da stacco naturale come ad esempio il Cabo, che pensiero certo non può proprio ignorare. Conferma al riguardo - in fisiologia - pure la visione distolta dell’occhio, meccanismo complesso che fa cogliere al meglio oggetti deboli più difficili comunque da rilevare.
Sotto intensa signoria del sole, la mia meditazione sublima infine in sogno, spingendomi a sorvolare da drone umano tutta Europa a diversa conoscenza. Dal limite indiscusso del Cabo già Promontorium magnum romano, progetto di sfilare allora su tutto il continente fino a doppiarne i limiti questa volta orientali: quelli della già Bisanzio-già Costantinopoli-ora Istanbul su sponda continentale del Bosforo politicamente però Asia…
Pochi giri per provare allora il volo in sogno intorno al faro del Cabo e poi via, verso primi, vicini assaggi d’Europa: Villa Italia in costa di Cascais, regale esilio Savoia umbertino; e la vicina Boca de Inferno dove percuote e penetra le rocce Oceano, letterario-esistenziale utilizzo dell’occultista inglese Aleister Crowley.
Plano finalmente su Lisbona maiolicata d’azulejos, sulle autorevoli decise figure del “Padrão dos Descobrimentos”, il monumento celebrativo delle grandi scoperte dovute a capacità e potenza dell’attività marinara portoghese; dettagliata per tempi e luoghi in planisfero su pavimento della piazza antistante, che neanche turisti intraprendenti riescono a fotografare però in toto, perché vasto e calpestato continuamente da tanti visitatori.
Affronto queste tappe corredato da guantierina di pastéis de nata per virate al gusto crema nelle traiettorie di volo, e sottofondo sonoro di sensuale fado languido al femminile… Ma riflessivo un click mi prende prima di lasciare il Portogallo: la più famosa Europa fu rapita da Zeus in sembianze di splendido bovino, e nella Pega tauromachia locale (a tarda sera di Giovedì quinta feira, a Praça de Touros di Lisbona), cavaleiros e forcados amadores combattono orgogliosamente col toro, senza ucciderlo in armi come nella più nota corrida. Si può trovare allusione creativa – in tale vigoroso tor(n)eare – alla possibilità di riscatto dell’Europa dei popoli, e prova che – pur senza sanguinosi strappi tipo Brexit – con vigorosa presa sul collo taurino è domabile l’irruente governance istituzionale della nostra Comunità di continente?
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Fin quando permarrà la mia felice condizione di volo onirico, continuerò a proiettare lungo tutto il continente la mia ombra veloce su colline e montagne, pianure e foreste, fiumi e laghi: in un continuum che sogno tutta-natura-non-interrotta da frontiere politiche, invisibili non so se per l’altezza raggiunta o per visione magica abolite; con inizio comunque di tutto al miraggio estremo di Cabo de Roca…
Per questo davvero unico start di volo, sempre obrigado Portugal! Sempre grazie, Portogallo!
Domenico Ienna