L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. A tutti i giovani delle nazioni occidentali. Gli avvenimenti amari che il terrorismo ha creato in Francia, mi hanno spinto ancora una volta a parlare con voi giovani. Per me e' rattristante che si debba parlare in una simile atmosfera, ma la verita' e' che se non correremo ai ripari in questa situazione dolorosa cercando una soluzione, i danni in futuro si potrebbero moltiplicare.
Il dolore di qualsiasi essere umano, in qualsiasi punto della Terra, e' in se e per se rattristante per gli altri uomini. L'immagine di un bambino che muore davanti ai suoi cari, una madre che vede trasmutata in lutto la gioia della sua famiglia, un uomo che porta in braccio il corpo esanime della propria consorte, o uno spettatore smarrito ripreso dalle telecamere e che non sa che quella sara' l'ultima scena della sua vita; non sono immagini che non sconvolgano i sentimenti umani.
Chiunque abbia un minimo di umanita' e di affetto, si rattrista per la visione di queste scene, siano esse in Francia, in Palestina, in Iraq, in Libano o in Siria.
E' fuor d'ogni dubbio che hanno lo stesso sentimento di sgomento e tristezza anche il miliardo e mezzo di musulmani sulla Terra ed e' chiaro che odiano gli autori di questi atti e che provano sdegno per loro.
La questione però e' che se i dolori del nostro oggi non verranno usati per costruire un domani migliore e più sicuro, le tragedie verificatesi rimarranno solo ricordi amari e senza esito.
Io credo che solo voi giovani potete costruire nuove strade per il futuro prendendo le giuste lezioni dalle avversità di oggi, cambiando il corso deviato che ha intrapreso oggi l'Occidente.
E' vero che oggi il terrorismo e' il problema comune tra noi e voi, ma e' bene puntualizzare che i dolori da voi sopportati sono differenti sotto due aspetti rispetto a quelli che in questi ultimi anni hanno sopportato le popolazioni di Iraq, Yemen, Siria e Afghanistan. In prima istanza, bisogna dire che il mondo islamico e' stato vittima della paura e della violenza su scala molto più ampia, con maggiore intensità e in un periodo molto più lungo; l'altra differenza e' che la violenza contro il mondo islamico, purtroppo, e' sempre stata sostenuta in diversi modi da alcune grandi potenze.
Oggi sono ben pochi coloro che non sono al corrente del ruolo che gli Stati Uniti hanno avuto nella creazione, il rafforzamento e l'armamento di Al Qaeda, dei Talebani e dei nefasti gruppi a loro collegati.
Accanto a questo sostegno diretto, i chiari e ben conosciuti sostenitori del terrorismo takfirita, pur avendo i regimi di governo più retrogradi del mondo, sono sempre figurati tra gli alleati dell'Occidente e ciò mentre i pensieri più illuminati e più democratici nella nostra regione sono sempre stati soppressi senza scrupolo. L'approccio ambiguo dell'Occidente con il fenomeno del risveglio islamico (primavera araba/ndr) e' l'esempio esplicito delle politiche paradossali dell'Occidente.
L'altro volto di questa dualità lo si può osservare nel sostegno al terrorismo di Stato di Israele. Il popolo sciagurato della Palestina da 60 anni a questa parte e' vittima del peggior tipo di terrorismo. Se ora i cittadini europei hanno paura e magari per qualche giorno non escono di casa o evitano di recarsi nei luoghi affollati, una famiglia palestinese da decenni non e' al sicuro nemmeno nella propria casa per via della macchina di distruzione e di morte del regime sionista. Sotto il profilo della crudeltà, quale tipo di violenza può essere paragonata a quella della costruzione degli insediamenti illegali?
Questo regime, senza essere mai richiamato seriamente dai propri potenti alleati o perlomeno essere criticato dagli enti internazionali apparentemente indipendenti, distrugge quotidianamente le case, i campi e le coltivazioni dei palestinesi, e lo fa' senza nemmeno dar loro il tempo di prendere la propria roba o di effettuare il raccolto agricolo; tutto ciò avviene di solito dinanzi agli occhi piangenti delle donne e dei bambini che assistono anche all'umiliazione dei propri mariti e padri e che talvolta li devono salutare per sempre, dato che vengono trasferiti in centri di tortura terrificanti. Conoscete forse, nel mondo di oggi, una crudeltà che sia paragonabile a questa per ampietà, dimensioni e durata temporale? Sparare ad una ragazza nel bel mezzo della strada solo per aver protestato contro un soldato armato fino ai denti, se non e' terrorismo, che cosa è?
Questa barbarie non deve essere definita fondamentalismo solo perchè a perpetuarla e' l'esercito di un governo di occupazione? Oppure le nostre coscienze si sono abituate a vedere queste scene perchè sono 60 anni che si ripetono?
Le campagne militari dell'Occidente nel mondo islamico negli ultimi anni, che hanno causato a loro volta innumerevoli vittime, sono un altro esempio del ragionamento paradossale dell'Occidente. I paesi aggrediti, oltre alle perdite umane ed ai danni alle infrastrutture economiche ed industriali, hanno patito una grave recessione ed in alcuni casi sono tornati indietro di decine di anni. Nonostante tutto, a loro viene imposto prepotentemente di non definirsi vittime. Ma come si fa a trasformare una nazione in un ammasso di macerie e a raderne al suolo città e villaggi e poi chiederle: "per favore non definirti vittima"!
Invece dell'invito a fingere di non capire o a dimenticare le tragedie, non sarebbe meglio chiedere sinceramente scusa? I dolori patiti dal mondo islamico in questi anni per l'ipocrisia degli aggressori, non sono minori a quelli causati dai danni materiali.
Cari giovani! Io ho una speranza; che nel presente o in futuro, voi riusciate a cambiare questo modo di pensare colorato di ipocrisia, una corrente che ha l'unica arte di mentire alla gente e di rendere belle alla vista dell'opinione pubblica le azioni più brutte.
Secondo me la prima fase nella creazione della sicurezza e della serenità, e' la correzione di questo modo di pensare violento.
Fino a quando i double standards domineranno la politica dell'Occidente, e fino a quando il terrorismo verrà classificato in terrorismo buono e terrorismo cattivo, e fino a quando gli interessi nazionali verranno ritenuti prioritari rispetto ai valori dell'umanità e dell'etica, non bisogna ricercare altrove le radici della violenza.
Purtroppo queste radici, nel corso di lunghi anni, sono penetrate piano piano negli strati più interni della politica culturale dell'Occidente dando vita ad una silenziosa dominazione.
Molte nazioni sono fiere della propria cultura nazionale; culture che si sviluppano e che per centinaia di anni hanno reso prospera la vita sulla Terra. Il mondo islamico non e' stato un'eccezione ed ha avuto il suo periodo aureo.
Nel periodo contemporaneo, però, il mondo occidentale insiste sull'omologazione e la mondializzazione culturale. Io ritengo molto dannoso il fatto che la cultura occidentale venga imposta agli altri popoli e che le tradizioni e le culture indipendenti vengano umiliate; questa e' una violenza silenziosa.
L'umiliazione di ricche culture umane e le reiterate offese alle loro sacralità avvengono mentre l'alternativa proposta dall'Occidente non e' affatto completa.
Per fare un esempio, i due fenomeni del "bullismo" e "dell'oscenità" sono divenuti, purtroppo, due pietre miliari della cultura occidentale; oggi gli stessi occidentali criticano questi fenomeni emersi dalla loro società.
La domanda che ora mi pongo e' questa: se noi non vogliamo una cultura aggressiva, oscena e superficiale, dobbiamo essere considerati peccatori? Se cerchiamo di ostacolare quell'alluvione distruttivo che viene propinato ai nostri giovani sottoforma di pseudo-prodotti culturali, dobbiamo essere considerati colpevoli? Io non rinnego l'importanza dei legami culturali. Io sono convinto che quando, in condizioni naturali e di rispetto reciproco, vengono stabiliti contatti culturali, questi non possono che creare dinamismo nella società e renderla ancora più ricca. D'altra parte, però, i legami imposti sono sempre stati di poco successo ed anzi controproducenti.
Con grande amarezza devo dire che gruppi ignobili come l'Isis sono esito del legame con culture importate. Se il problema fosse veramente inerente alla religione, avremmo dovuto avere movimenti simili anche prima del periodo coloniale, ma la storia ci dice che non è mai esistito nulla del genere. Evidenti documenti storici dimostrano che l'incrocio tra il colonialismo ed un pensiero deviato e isolato nel cuore di una tribù agli antipodi, hanno costituito il seme dell'integralismo nella regione. Altrimenti com'e' possibile che una delle dottrine più moraliste e umanistiche della storia che definisce l'assassinio di una sola persona grave quanto l'assassinio di tutti gli uomini, possa dare vita ad un'immondizia come l'Isis?
D'altro canto bisogna anche chiedersi perchè coloro che sono nati in Europa e sono cresciuti in quell'atmosfera spirituale e di pensiero, si uniscano a questo gruppo; dobbiamo credere al fatto che queste persone, con qualche viaggio nelle zone di guerra, diventino così integraliste da aprire il fuoco sui propri connazionali? Non bisogna ignorare l'effetto che per una vita ha avuto la cultura violenta dell'Occidente su queste persone. Bisognerebbe analizzare con realismo questo fenomeno e scoprire i lati oscuri di questa realtà. Queste persone provano odio profondo verso le società in cui sono cresciuti perchè sono stati vittima di discriminazioni? Ciò che hanno accumulato al loro interno si palesa così in certi casi in maniera folle?
Siete voi che dovete scoprire questi lati oscuri delle vostre società, dovete trovare le fonti dell'odio e prosciugarle; dovete liberare i nodi e risolvere i problemi.
Bisogna colmare le distanze, non incrementarle. Il grande errore nella lotta contro il terrorismo sono le reazioni affrettate che non fanno altro che aggravare la situazione. Ogni azione affrettata o basata sui sentimenti che crei isolamento, paura o preoccupazioni ai milioni di musulmani che vivono in Europa e che sono persone attive e responsabili, potrebbe allontanarli dalla società e quindi aumentare le distanze e l'odio.
Soprattutto se le discriminazioni e le azioni ingiuste ad-hoc, verranno trasformato in leggi, ciò potrà portare a maggiori polarizzazioni aprendo la strada a nuove crisi.
In base alle notizie pervenute, in alcuni paesi europei, sono state approvate leggi che apparentemente costringono i cittadini a spiare i musulmani. Questi comportamenti sono davvero ingiusti e sappiamo che il male, che a noi piaccia o meno, porta sempre altro male. Ed in aggiunta direi che i musulmani non si meritano un tale comportamento ingrato.
Il mondo occidentale conosce da secoli i musulmani. Sia in quei giorni in cui gli occidentali divennero ospiti dei musulmani e li depradarono delle loro ricchezze, sia in quei giorni in cui erano gli occidentali i padroni di casa ed hanno usufruito del lavoro e del pensiero dei musulmani, di solito hanno solo visto affetto e pazienza da parte degli islamici.
Per questo, io chiedo a voi giovani di basarvi su una conoscenza giusta e profonda, e di prendere le giuste lezioni dal nostro amaro presente, per porre le basi di una rapporto giusto e dignitoso con il mondo islamico.
In questo caso, vedrete che in un futuro non molto lontano, il monumento che avrete eretto su queste fondamenta, estenderà l'ombra della sicurezza e della serenità sul capo dei propri architetti, dando loro il calore della fiducia e accendendo in loro il lume della speranza in un mondo migliore.
Seyyed Alì Khamenei
29 Novembre 2015
nella foto: da sinistra:Il ceo di Mediterrae e Consigliere di Prima Classe Istituto Diplomatico Internazionale Dicastero Regione Puglia Natalino Ventrella e il Sindaco di Bari ing. Antonio De Caro
Presentati con la partecipazione del Ministro Giuliano Poletti i nuovi dati del Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2015
Per il secondo anno il Centro Studi e Ricerche IDOS, in partenariato con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e con MoneyGram, cura un apposito rapporto al fenomeno dell’imprenditorialità immigrata.
Il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2015 è dedicato ai nuovi dati sul contributo degli immigrati al sistema imprenditoriale italiano, inquadrati nella cornice europea e calati nel dettaglio dei singoli contesti regionali e delle collettività immigrate maggiormente protagoniste.
L’annuario unisce l’analisi delle statistiche (Eurostat per l’Ue, Unioncamere/Infocamere e Sixtema/Cna per l’Italia) alla presentazione delle normativa e delle prospettive operative.
Tenuto conto delle potenzialità del fenomeno, anche in un’ottica transnazionale, e delle attese e le esigenze degli immigrati e dei loro Paesi di origine, il testo è redatto in italiano e in inglese.
Nel 2014 sono 30,5 milioni i lavoratori autonomi e gli imprenditori attivi nell’UE-28 (un settimo dell’occupazione totale) di cui il 15,8% in Italia, primo Paese per numero di questi lavoratori. Il loro aumento è stato di oltre 150mila unità rispetto all’anno precedente (primo risultato positivo dopo una diminuzione durata tre anni). Gli imprenditori immigrati sono poco meno di 2 milioni (6,3% del totale), per quasi la metà non comunitari, aumentati del 56,3% nell’ultimo decennio, ma oltre la media nel Regno Unito e in Italia. In un quarto dei casi, ma solo nel 16,7% in Italia, gli imprenditori di origine non comunitaria hanno dei lavoratori alle loro dipendenze.
Sono 6.041.187 le imprese operanti in Italia, purtroppo in diminuzione anche nel 2014 di quasi 21.000 unità (a saldo di una diminuzione di 48.000 unità tra le aziende gestite da nati in Italia e di un aumento di quasi 28.000 tra quelle a guida immigrata, +5,6%).
A seguito di questi andamenti, all’inizio del 2015 superano il mezzo milione le imprese gestite da cittadini nati all’estero: 524.674 aziende (l’8,7% del totale), quasi sempre a esclusiva partecipazione immigrata (94,1%). Tra di esse, le imprese individuali sono 421.004: 1 ogni 8 tra tutte le imprese individuali del Paese.
L’insieme di queste imprese contribuisce alla creazione del 6,5% del valore aggiunto nazionale (oltre 94 miliardi di euro), una quota destinata ad aumentare con l’aumento delle forme societarie più strutturate e aperte alla compartecipazione degli autoctoni (nel 2014 sono 57.000 le società di capitale, aumentate del 14,5% in un anno).
Sono ancora poche, invece, le start up innovative a prevalenza straniera di cui al d.l. 179/2012 (95, 2,2% del totale a giugno 2015), e ciò denota il cammino da fare sul versante dell’innovazione.
Nel comparto del noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese le 27mila attività guidate da immigrati influiscono per il 15,4% sul totale, più di quanto avvenga nelle costruzioni (14,8%) e nel commercio (12,1%), che pure rappresentano i due principali comparti di attività (188mila imprese, il 35,8% del totale per il commercio e 128mila, il 24,3% del totale per l’edilizia).
Il settore terziario da solo incide per il 56,9%, mentre è residuale l’impegno in agricoltura (2,7%), un ambito che richiede notevoli investimenti iniziali.
Quanto alla diffusione territoriale, nel Settentrione si concentra oltre la metà delle imprese a conduzione immigrata (30,1% al Nord Ovest e 21,1% al Nord Est). Seguono le regioni centrali (26,7%) e il Meridione (22,3%), dove l’incidenza sul totale delle imprese locali è quasi dimezzata rispetto al Centro-Nord (5,8% vs 10,1%). La Lombardia (100mila aziende, 19,0%) e il Lazio (67mila, 12,8%) primeggiano in graduatoria, come anche le province di Roma (57mila, 10,9%) e di Milano (45mila, 8,6%).
I gruppi nazionali maggiormente dediti all’imprenditoria sono quelli marocchino (15,2%), cinese e romeno (11,2% ciascuno), che si segnalano rispettivamente nel commercio, nella manifattura e nell’edilizia. Le sei collettività più numerose coprono da sole oltre la metà dei responsabili di imprese individuali nati all’estero (55,4%).
Secondo questo secondo Rapporto, la realtà imprenditoriale promossa dagli immigrati sarà maggiormente dinamica, diversificata e promettente qualora saranno superati gli ostacoli che ne frenano il consolidamento e la crescita (appesantimenti fiscali e burocratici, accesso al credito, stabilità del soggiorno, formazione specifica…).
La dodicesima giornata del massimo campionato conferma Inter e Fiorentina appaiate in prima posizione, seguite da Roma e Napoli, rispettivamente a meno uno e due punti, il Sassuolo continua a tallonare questo super gruppo anche se non in giornata favorevole. Il Milan deve ringraziare il “baby” Donnarumma se non ha perso contro l’Atalanta, che ora viaggia tranquilla a metà classifica. A metà classifica fa capolino la Juventus che inanella un’altra vittoria e a piccoli passi ora si trova a nove punti dalla vetta: tanti ma non troppi. Dopo di essa un gruppo compreso in soli quattro punti formato da Sampdoria, Torino, Empoli, Palermo, Chievo, Genoa, Bologna e Udinese. In fondo alla classifica sempre più inguaiate Verona e Carpi.
Il Bologna conquista la seconda vittoria consecutiva contro il Verona e si allontana, abbastanza, dalla zona retrocessione. La squadra di Roberto Donadoni sembra che abbia ritrovato di colpo smalto e brillantezza, per gli scaligeri una brutta sconfitta che li rilega in fondo alla classifica. Reti di Giaccherini e Donsah.
Nel secondo anticipo del sabato, quello serale, il Milan giocava contro l’Atalanta per far suo il derby lombardo dando così seguito all’ottimo momento sei rossoneri, ma l’ottima impostazione sul terreno di gioco della squadra di Edoardo Reja ha messo in difficoltà i padroni di casa che alla fine, ringraziano il giovane Donnarumma per aver conquistato anche un solo punto.
L’Inter batte a domicilio il Torino ancora una volta col minimo scarto: ossia quell’uno a zero che spesso in questo campionato è valso ai nerazzurri la conquista dell’intera posta. Una vittoria che conferma la squadra di Roberto Mancini
capolista del campionato. Invece i granata con questo ennesimo stop rimangono un po più sotto la metà classifica. Rete di Kondogbia.
Nel classico e spettacolare derby della capitale, della serie “guai a chi perde”, il primo errore lo commette l’arbitro che fischia un rigore inesistente (fallo commesso ben fuori l’area di rigore) a favore della Roma che ringrazia, lo realizza e parte in vantaggio.
Parte forte il Genoa a Frosinone, dove a pochi minuti dall’inizio Pavoletti lo porta in vantaggio, i locali però reagiscono e chiudono il primo tempo in vantaggio grazie ai gol rimonta di Blanchard e Diakitè. Tentano i padroni di casa di chiudere andando più volte vicino alla terza rete ma a fare gol sono però i liguri che trovano la meritata rete del pareggio con Gakpe.
Juventus subito in svantaggio a Empoli ma pronta reagire, fino ad andare negli spogliatoi dopo i primi quarantacinque minuti in vantaggio per due a uno. Nei secondi quarantacinque i toscani mettono più volte in difficoltà i bianconeri che però trovano anche la rete della tranquillità. Reti di Maccarone, Mandzukic, Evra e Dybala.
Partita equilibrata quella giocata da Sassuolo e Carpi, soprattutto nel primo tempo, conclusosi col vantaggio locale ma senza particolari demeriti degli ospiti. Nella ripresa il Carpi le prova tutte ma oggi, anche se il Sassuolo non era in splendida forma, è costretta a tornare a casa con le pive nel sacco. Rete di Sansone.
Palermo e Chievo giocavano per non perdere e alla fine del primo tempo tutto lasciava presagire il pareggio come risultato finale e gradito. Non la pensa allo stesso modo Gilardino che si ricorda di essere stato un bomber di razza e a metà della ripresa piazza il colpo vincente.
Contro l’Udinese, al Napoli è bastata una rete di Higuain per conquistare tre punti utili a mantenere la quarta posizione in classifica, alle spalle di Inter, Fiorentina e Roma, ma soprattutto a soli due punti dalla cima della vetta. La squadra di Sarri conferma che per lo scudetto c’è anche lei. Per i friulani una sconfitta che li confina ai margini della zona retrocessione.
Chiudono la giornata calcistica Sampdoria e Fiorentina, impegnate nel posticipo serale. La viola passa subito grazie a un calcio di rigore trasformato da Ilicic, i blucerchiati tentano una reazione ma i toscani in contropiede rischiano di raddoppiare. Nella ripresa la reazione blucerchiata si affievolisce in poco tempo e la Fiorentina trova il tempo di raddoppiare con kalinic e uscire dallo stadio fra gli applausi della tifoseria di casa.
Risultati
Verona-Bologna 0-2; Milan-Atalanta 0-0; Torino-Inter 0-1; Empoli-Juventus 1-3; Frosinone-Genoa 2-2; Palermo-Chievo 1-0; Roma-Lazio 2-0; Sassuolo-Carpi 1-0; Napoli-Udinese 1-0; Sampdoria-Fiorentina 0-2.
Classifica
Fiorentina e Inter 27; Roma 26; Napoli 25; Sassuolo 22; Milan 20; Lazio, Atalanta e Juventus 18; Sampdoria 16; Torino 15; Empoli e Palermo14; Chievo e Genoa 13; Bologna e Udinese 12; Frosinone 11; Verona e Carpi 6.
Prossimo turno
Bologna-Roma; Juventus-Milan; Udinese-Sampdoria; Atalanta-Torino; Carpi-Chievo; Fiorentina-Empoli; Genoa-Sassuolo; Verona-Napoli; Lazio-Palermo; Inter-Fiorentina.
Questo l’accorato appello del gruppo di lavoro "Coordinamento Xylella”
"Bari, lì 23 ottobre 2015
Ill.mo Presidente della REPUBBLICA ITALIANA
Prof. Dr. Sergio MATTARELLA
E p.c. Al Ill.mo Santo Padre "PAPA FRANCESCO"
Ill.mo Presidente del Consiglio della U.E.
Prof. Jean Claude JUNKER
Ill.mo Presidente della B.C.E.
Prof. Mario DRAGHI
Ill.mo Presidente del Consiglio
Dr. Matteo RENZI
Ill.mo Ministro dell'Agricoltura
Dr. Maurizio MARTINA
Ill.mo Presidente della Regione Puglia
Dr. Michele EMILIANO
Commissario Straordinario Xylella
Col. Giuseppe SILLETTI
Oggetto: Interpello per una immediata sospensione della "MATTANZA ULIVI"
Sig. Presidente della Republica Mattarella
a seguito del noto gravissimo procedimento posto in essere nella eradicazione massiva di piante di Ulivo, al riguardo si evidenzia come nella sola giornata del 20 ottobre u.s. ne sono state abbattute 923, di cui moltissimi ulivi secolari e sani, ed attuato senza che vi sia stato alcun presupposto scientifico e/o tecnico che abbia potuto motivare questo ignobile procedimento, per il quale si dovrebbe valutare se la relativa procedura attuativa sia avvenuta nel pieno rispetto delle leggi Italiane oppure si possono intravedersi, anche, profili di violazione dei Diritti Costituzionali dei Cittadini Pugliesi,
in particolare si interpella la S.V. Ill.ma affinchè possa valutare di
- sospendere immediatamente questa assurda medievale pratica di albericidio inutile e quantomeno lesiva di tutta la Storia, la Cultura, le Tradizioni e le Speranze dell'intero popolo Pugliese, in attesa delle necessarie adeguate definitive risoluzioni;
- procedere ad individuare l'eventuale esistenza delle gravi lamentate lesioni costituzionali dei Cittadini Pugliesi, in uno a tutti gli Italiani, che concordano nel giudicare barbara, iniqua, tolemaica ed irrazionale questa ignobile pratica di eradicazione delle Piante di Ulivo Pugliese (spesso Sane e Secolari).
Al riguardo lo scrivente Gruppo di Lavoro per il "COORDINAMENTO XYLELLA", rappresentato dal Coordinatore l'ing. Roberto de Pascalis e dal Segretario del W.G. l'ADV Natale Ventrella, che sottoscrivono il seguente vibrante interpello, pongono in evidenza la gravità e l'immediato "Stato di Pericolo" connesso all'attivazione del sopra citato procedimento, per il contrasto del quale risulta impossibile articolare, per assenza di relativa tempistica, ogni eventuale immediata procedura di ricorso, di salvaguardia e di tutela, oltre alle possibili consentite azioni di denuncia-querela a protezione di specie vegetali, quali gli Ulivi, che non sono in grado di difendersi.
Al riguardo, nella ulteriore impossibilità temporale di poter predisporre un adeguato "Ricorso alla Presidenza della Repubblica", voglia la S.V. Ill.ma considerare "Ricevibile" la presente istanza, come primo atto di formale informativa, a sostegno del quale si riportano, in allegato, i seguenti documenti:
- lettera del 23 marzo u.s. del Consorzio Mediterrae di cui non si è avuto ad horas alcun riscontro se non dal Prof. Dr. Draghi Presidente della BCE (allegato "A");
- lettera del Consorzio Mediterrae, attraverso la quale si proponeva di sospendere ogni procedura connesa al programma di eradicazione piante ulivo, in attesa, almeno, degli sviluppi delle procedure sperimentali proposte, in via no profit, posta al protocollo della Regione Puglia in data 7 ottobre u.s., indirizzata all'Attenzione del Presidente Regione Puglia il Dr. Michele Emiliano, per la quale, ad horas, non è pervenuto alcun relativo riscontro (allegato "B");
- articolo stampa del 20 ottobre u.s. attraverso il quale si cerca di evidenziare come lo "Affair Xylella" potrebbe essere semplicemente debellato, o comunque non sussiste nelle aree sane e trattate con questi principi, attraverso l'impiego delle buone pratiche agricole; inoltre si pone in evidenza come il Complesso Essiccamento Rapido dell'Ulivo (di cui all'acronimo Co.Di.R.O.) potrebbe dimostrarsi essere causato da fattori climatici e dalla trascuratezza dei fondi agricoli interessati (allegato "C").
Resta inteso che la ove questo vibrante appello non possa essere preso in considerazione dalla S.V. Ill.ma, per i motivi sopra addotti, quale finalizzato alla immediata definitiva sospensione di ogni procedura eradicativa di piantagioni di Ulivo, valuti la S.V. Ill.ma di poter emettere una adeguata sospensiva temporale, all'applicazione del citato procedimento, almeno in tempo utile affinché lo scrivente Gruppo di Lavoro possa provvedere ad avviare le necessarie azioni di salvaguardia e di tutela, compreso il formale Ricorso alla Presidenza della Repubblica, ogni Denuncia -Querela da inviare a tutte le Procure d'Italia, oltre alle azioni di tutela rivolte alla Corte Europea dei Diritti Dell'Uomo ed alla Corte Internazionale di Giustizia, per la valutazione dei profili inerenti a tutti gli eventuali illeciti connessi, in capo a tutti gli eventuali relativi responsabili diretti ed indiretti, nella ideazione, organizzazione ed applicazione di questa ignobile quanto medioevale procedura massiva di eradicazione di piantagione Ulivi (in assenza delle più volte richieste di certificazioni esaustive a corredo di ogni singola eradicazione effettuata).
Gli scriventi, fiduciosi nelle determinazioni che le S. V. Ill.ma intenderà intraprendere nel merito, per quanto di competenza, rimangono a disposizione per qualsiasi eventuale ulteriore chiarimento.
Ossequiosi e Cordiali Saluti.
Bari, lì 23 ottobre 2015
I rappresentanti del Gruppo di Lavoro
"Coordinamento Xylella"
ing. Roberto DE PASCALIS adv. Natale VENTRELLA
Gran festa ieri a Roma , l’arte ha voluto rendere omaggio a coloro che si prodigano per il bene del prossimo. Organizzato dalla Free Lance International Press, associazione di giornalisti freelance a carattere internazionale, con la collaborazione di Amnesty International Italia, Cittanet e lo studio Scopelliti-Ugolini , si è svolto presso l’aula magna della facoltà di teologia valdese il “Premio Italia Diritti Umani 2015” per commemorare la tragica scomparsa dell’ ex Vice-presidente dell’associazione Antonio Russo, ucciso nel 2000’ mentre indagava sulla tragedia cecena. Di grandissimo spessore le persone premiate: Riccardo Rossi, Silvia Cutrera e Massimo de Angelis. Una menzione speciale per i diritti umani è andata alla poetessa Anna Manna.
Prima della premiazione ci sono stati gli interventi di Yilmaz Orkan - Membro Congresso Nazionale Kurdistan KNK (il problema curdo in Siria e in Turchia), Antimo della Valle - Giornalista e saggista, direttore di Editorpress (L'informazione che cambia nell’epoca dei digital media), Vittorio Badalone – col. cap. uff. operazioni di addestramento Isp. Naz. corpo militare della CRI (Gli interventi umanitari del corpo militare della CRI), Riccardo Noury - Portavoce di Amnesty International sezione Italia (La crisi dei rifugiati e l'egoismo dell'Europa), Antonio Cilli: Cittanet founder (Il nuovo ruolo del giornalismo locale), Roberto Zaccaria - Presidente del Cir – Consiglio Italiano per i Rifugiati (Il ruolo dei media nel comunicare le migrazioni), Andrea D’Emilio ed Erica Greco (Antonio Russo a “Rivoluzioniamo Rancitelli”: il suo ritratto nel ghetto della Rivoluzione, a Pescara.)
Queste le motivazioni dei tre premi:
A Riccardo Rossi
“Si conferisce il premio Italia diritti umani 2015
A RICCARDO ROSSI.
Riccardo Rossi, il giornalista chiamato il “mastino napoletano”, addetto stampa di politici noti, frequentava deputati e personaggi illustri e scriveva per loro ciò che loro pretendevano che venisse scritto andando anche contro la verità contingente.
La scoperta di avere un fratello soggiogato alla droga, esasperato dalle pressioni di linee editoriali legate a giri di malaffare ed il ricordo di un bambino di strada incontrato in Romania, lo convinsero a dedicarsi totalmente agli altri, ai diritti umani innanzitutto.
Riccardo Rossi ha scelto di vivere presso la Casa Famiglia “Oasi della Divina Provvidenza” a Pedara (CT), antico borgo alle falde dell’Etna, in Sicilia.
Oggi Riccardo aiuta i disabili e i malati terminali. Scrive notizie e articoli ma solo quelle belle, positive, quelle notizie che ad ascoltarle danno gioia e felicità oltre ad infondere tranquillità profonda. “La Gioia” è un giornale di buone notizie che vuole ispirare gesti solidali. Nasce come braccio operativo dell’Associazione “La Gioia onlus” che vuole, tramite la comunicazione, ispirare percorsi di carità.”
A Silvia Cutrera
“Si conferisce il premio Italia diritti umani 2015
a Silvia Cutrera, Presidente dal 2006 dell'Associazione di persone con disabilità, Agenzia per la Vita Indipendente onlus di Roma, per il suo impegno caparbio, assiduo e coraggioso per l'affermazione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità, sempre sostenuto da raffinata sensibilità e da lucida intelligenza.
L'associazione Agenzia per la Vita Indipendente Onlus costituitasi nel settembre 2002, promuove e sostiene la realizzazione di programmi personali di assistenza autogestita di persone con disabilità, organizza eventi in occasione dei quali viene sensibilizzata l'opinione pubblica in relazione al tema della Vita indipendente e dell'inclusione sociale, presenta proposte per la realizzazione di servizi di affiancamento delle persone con disabilità, promuove iniziative culturali per lo sviluppo della conoscenza dell' Aktion T4 rispetto agli eventi di segregazione e sterminio nei confronti delle persone disabili durante il nazismo, organizza eventi e premi per la promozione culturale della visione positiva della persona con disabilità.
Attualmente offre servizi a circa 500 associati, a cui è stato possibile garantire una migliore accoglienza, ascolto e affiancamento.
In questi anni l'associazione è diventata un punto di riferimento per le persone con disabilità che scelgono la forma di assistenza indiretta, anche per il continuo dialogo che l'associazione ha instaurato con molti municipi, offrendo anche servizi a persone provenienti da altri comuni.
L'Agenzia per la Vita Indipendente Onlus provvede direttamente a realizzare i progetti, privilegiando l'impiego volontario (e in prospettiva lavorativo) di persone con disabilità, caratterizzando la sua attività come servizi offerti da persone disabili in favore di persone disabili, al fine di promuovere il loro impegno attivo , in quanto soggetti attivi e non solo fruitori dei servizi. “
A Massimo de Angelis
“Dopo aver lavorato per quasi 20 anni nella carta stampata, occupandosi tra l’altro di scuola, ambiente e anni di piombo, Massimo de Angelis ha ricoperto per altri 20 anni l’incarico di inviato speciale in Rai, quasi esclusivamente al Tg1.
Oltre ai più gravi fatti di terrorismo e di mafia e a eventi tragici (terremoti, DC9 di Ustica, tsunami), ha testimoniato dal campo i principali conflitti internazionali degli ultimi anni: Somalia, Bosnia, Albania, Sierra Leone, Kossovo, Libano, Sud Sudan, Afghanistan.
Sul tema dei diritti dell’infanzia ha realizzato inchieste e “speciali” sullo sfruttamento dei bambini in India, in Congo e in Guatemala.
Da freelance ha realizzato per conto di organizzazioni di volontariato documenti filmati su numerosi temi tra cui i bambini in carcere, la maternità minorile e la sclerosi multipla. Ha inoltre collaborato con Cesvi, Save the Children, Coopi realizzando fra l’altro reportage filmati in Uganda, Tagikistan, Haiti e Niger.
Dal 2013, Massimo de Angelis ha messo la sua professionalità ed esperienza a disposizione di Amnesty International, realizzando con estrema sensibilità e competenza in materia di diritti umani due documenti filmati, rispettivamente sulla violenza contro le donne e sul 40° anniversario di Amnesty International Italia.
Questi documenti filmati, trasmessi dalla Rai, hanno dato un grande contributo alla conoscenza di Amnesty International che, per questo, è fortemente riconoscente a Massimo de Angelis e ha deciso di ringraziarlo attraverso questo premio della Free Lance International Press per i diritti umani del 2015.”
Per la poetessa Anna Manna di seguito la motivazione della menzione speciale:
”La poesia di Anna Manna è un essere dentro il mondo, ma insieme è creare un altro mondo dove amore e comprensione trovano compimento. Poetessa e scrittrice dai molti riconoscimenti nazionali ed internazionali, è qui premiata soprattutto per le sue liriche che ritraggono il dramma dei migranti e della loro disperata fuga verso un futuro migliore troppo spesso perito in mare.
La poesia che è particolarmente menzionata invoca nella Vergine una icona quasi archetipica di protezione e misericordia, un femminile universale cui tutti, cattolici e non , possono guardare nella speranza di costruire un avvenire a dimensione più umana.
O è forse la poesia di Anna che esorcizza il male e ci aiuta a riscoprire, pur tra le tragedie, una luce in fondo al tunnel?
Per le sue liriche e per l’importante azione in favore della poesia come promozione umana e civile, si conferisce ad Anna Manna la Menzione speciale del Premio Italia Diritti Umani 2015.”
Hanno consegnato i premi:
l’attrice Chiara Pavoni, di origini marchigiane, da anni impegnata nel sociale, la quale ha lavorato con i maggiori registi del mondo dello spettacolo e della performance. Da oltre un anno è in scena con un monologo contro la violenza sulle donne “Tragicamente rosso”, scritto da Michela Zanarella. Suo è stato l’applauditissimo monologo al Premio Italia Diritti Umani 2005: "Il mio nome è freelance", scritto sempre da Michela Zanarella e diretto da Giuseppe Lorin.
La scultrice Alba Gonzales. E’ conosciuta come la sintesi dell'eredità michelangiolesca commista all’eredità araba, normanna, etrusca e celtica. Le sue opere scultoree racchiudono il concetto di archetipo femminile, ovvero l’eterno femminino riferito al
L'attrice Chiara Pavoni |
Rinascimento perché è anche con lo scalpello e la fusione del bronzo che si scrive la
storia dell’umanità.
A Fregene, ha fondato nel suo spazio, il Museo di scultura all'aperto “Pianeta Azzurro”, con il Centro Internazionale di Scultura Contemporanea. In occasione dell’evento “L’Isola del Cinema”, alcune sue opere in bronzo sono state esposte sulla riva destra del Tevere.
Vittorio Pavoncello, romano, regista, drammaturgo, artista nelle arti visive, fondatore del teatro ebraico Kavvana e dell'ArteEcò (arte ed ecologia) è regista, autore, poeta e attore.È un uomo di cultura. Sue opere sono esposte nei maggiori musei del mondo. Tra queste si ricordano "La lampada della Pace", scultura per il Santuario Francescano di Greccio (Rieti) per l'Appello di Pace al mondo UNICEF, e "Le città invisibili" in omaggio a Italo Calvino. È l’ideatore dell’illuminazione dell’Anfiteatro Flavio, il Colosseo, per i Diritti Umani al Senato di Roma ha presentato “La mia storia ti appartiene, persone con disabilità si raccontano”.
Sono state donate opere degli artisti:
Federico Gismondi: scultore, pittore, incisore, medaglista, poeta, scrittore, operatore culturale, nasce a Ridotti, Balsorano (Aq.) nel 1936, vive abitualmente ad Alatri (Fr).
Le sue opere sono collocate in collezioni e importanti musei regionali, nazionale ed esteri, tra cui: Citta del Vaticano. Museo di Arte Moderna di Citta del Messico- Museo di Arte Moderna di Baghdad - Museo di Arte Contemporanea Italiana di Durazzo - Gabinetto delle Stampe di Reggio Emilia- "Stauros"Museo lnternazionale di Arte Sacra,IsoIa del Gran Sasso(TE)- "Controguerra"Museo lnternazionale Mai|Art della Citta di L'Aquila- Fondazione U.Mastroianni di Arpino- Museo del Presepe degli Artisti Contemporanei di L'Aquila - "Un Arcobaleno di Angeli" MailArt lnternazionale, S.Giuliano di Pug|ia (CB) - Fondazione E.Mattei, Civitella Roveto (Aq.) - Collezione Giorgio Mondadori, Milano - Collezione Ada Zunino, Milano.
Nell’intermezzo, tra gli interventi e la premiazione, per gli ospiti è stato preparato in ricco buffet gentilmente offerto dal Ristorante “Al 59”di Roma e dall’azienda agricola Castel De Paolis di Grottaferrata.
“Premio Italia diritti umani 2015” ®
Dedicata alla memoria dell’ ex Vice-presidente della Free Lance International Press Antonio Russo.
Aula Magna della facoltà valdese di teologia
Via Pietro Cossa 40 (piazza Cavour) ROMA
Roma 15 Ottobre 2015
Il Premio Italia Diritti Umani nasce dall’esigenza da parte delle associazioni coinvolte di voler dare un giusto riconoscimento a coloro che, per la loro attività, si sono distinti nel campo dei diritti umani. In un mondo in cui il profitto sembra essere lo scopo ultimo di ogni intento, bisogna sostenere chi lotta veramente, sacrificando spesso gran parte (o del tutto) la propria esistenza per aiutare il prossimo. I Mass Media spesso non prestano la dovuta attenzione al tema dei diritti umani, se non in maniera superficiale. È giunto quindi il momento, non solo di dare un giusto riconoscimento a chi lotta per la difesa dei più deboli, ma anche di parlare su come possano essere tutelati meglio questi diritti che, anche in paesi come l’Italia oltre che all’estero, sono sistematicamente violati, soprattutto nei confronti dei più deboli.
In collaborazione con - Amnesty International – sezione italiana , Cittanet, Studio Scopelliti-Ugolini
PROGRAMMA
Moderatrice e presentatrice del premio: Neria De Giovanni, giornalista, Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari.
Interventi
Ore 16.00 - Saluti
Virgilio Violo – giornalista- Presidente della Free Lance International Press
Ore 16.05 - il problema curdo in Siria e in Turchia
Yilmaz Orkan - Membro Congresso Nazionale Kurdistan KNK
Ore 16.15 – L’informazione che cambia nell’epoca dei digital media
Antimo della Valle - Giornalista e saggista, direttore di Editorpress
Ore 16.30 – Gli interventi umanitari del corpo militare della CRI
Vittorio Badalone – col. cap. uff. operazioni di addestramento Isp. Naz. corpo militare della CRI
Ore 16.45 - "La crisi dei rifugiati e l'egoismo dell'Europa"
Riccardo Noury - Portavoce di Amnesty International sezione Italia
Ore 17.00 – l’esperienza di un’insegnante alla città dei ragazzi.
Maria Foffo - professoressa di italiano e pedagogista
Ore 17.15– Il nuovo ruolo del giornalismo locale
Antonio Cilli: Cittanet founder
Ore 17.15 - Il ruolo dei media nel comunicare le migrazioni.
Roberto Zaccaria - Presidente del Cir – Consiglio Italiano per i Rifugiati
Ore 17.30 - Antonio Russo a “Rivoluzioniamo Rancitelli”: il suo ritratto nel ghetto della Rivoluzione (a Pescara)
Andrea D’Emilio ed Erica Greco
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Ore 17.40 Monologo: "Il mio nome è freelance"
scritto da Michela Zanarella, diretto da Giuseppe Lorin, interpretato da Chiara Pavoni.
PREMIAZIONE ore 18,00
Menzione speciale per i diritti umani
Legge la motivazione Giuseppe Lorin
- Consegnano i premi e leggono le motivazionii:
Chiara Pavoni attrice, Alba Gonzales scultrice e Vittorio Pavoncello regista.
Donate opere degli artisti: Federico Gismondi, Patrizia Borrelli, Anna San
FREE LANCE INTERNATIONAL PRESS
via Federico Cesi 44 - 00193 Roma, Italy
-t. /fax 0039 06-96039188
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Ma manca ancora un impegno serio e coerente della comunità internazionale per un abbandono definitivo
Test nucleare francese nel deserto algerino
di Carlotta Caldonazzo
A circa sessant'anni dal Manifesto Russell-Einstein, l'accordo sul programma nucleare iraniano tra Tehran e il gruppo 5+1, composto da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia, Cina e Germania, pone diversi interrogativi. Anzitutto sulle possibili conseguenze geopolitiche, soprattutto se si considerano le reazioni tra sdegno e allarme di Arabia Saudita e Israele, che riportano alla mente la guerra fredda. In secondo luogo, sul fatto che cinque dei sei paesi che si sono seduti al tavolo dei negoziati con l'Iran, esclusa la Germania, possiedono armi nucleari, assieme ad altri quattro. Un elemento tutt'altro che trascurabile, poiché rende paradossale le loro pretese di sentenziare sulla legittimità o meno di qualsiasi programma nucleare. Peraltro, anche se Washington, Pechino, Londra, Parigi e Mosca sono formalmente impegnate a ridurre progressivamente i rispettivi arsenali atomici, il loro impegno reale finora è stato abbastanza trascurabile.
Accordo sul programma nucleare tra Iran e Gruppo 5+1
Le autorità iraniane hanno sempre negato di avere intenzione di procurarsi armi nucleari, ma il loro divieto di accesso ad alcuni siti militari per gli osservatori internazionali ha destato sospetti, in particolare negli Usa e nei loro alleati in Medio Oriente, Arabia Saudita e Israele in testa. Questo accordo si può dunque considerare una vittoria, visto che Tehran ha accettato un monitoraggio da parte della comunità internazionale, ma a livello geopolitico si tratta di uno dei tanti casi della logica dei due pesi e due misure. Si potrebbe infatti obiettare che l'impegno sulla riduzione degli arsenali atomici di cinque dei sei paesi che hanno negoziato l'accordo non è sottoposto ad alcun controllo indipendente. Potrebbe essere quindi motivo di allarme il fatto che, come riporta l'Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), nove paesi (USA, Cina, Gran Bretagna, Francia, Russia, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord) possiedano complessivamente circa 15.850 armi nucleari, di cui 4.300 pronte per l'uso in diverse basi militari e 1.800 mantenute sotto codice di massima allerta. Ad averle ridotte, tra 2014 e 2015, sono stati solo Usa (in misura ridotta) e Russia (in misura più consistente). La Francia, invece, ha mantenuto invariato il suo arsenale, come Pakistan, Israele e Corea del Nord, mentre la Cina lo ha addirittura accresciuto (http://www.sipri.org/media/pressreleases/2015/yb-june-2015). Occorre aggiungere in proposito che le leggi internazionali in materia di armamenti nucleari, non essendo aggiornate, non tengono conto delle armi all'uranio di ultima generazione.
Tra i paesi maggiormente preoccupati dello sviluppo del programma nucleare iraniano, figura l'Arabia Saudita. Eppure questa potente petromonarchia fu tra i maggiori finanziatori del progetto del Pakistan di produrre l'atomica, lanciato nel 1974 dall'allora primo ministro pakistano Zulfikar Ali Bhutto. Al punto che, negli anni '80, un rappresentante di spicco dell'esercito di Islamabad, in visita ufficiale a Riadh, disse al re saudita: “le nostre conquiste sono le vostre”. Nel 1998, inoltre, il primo ministro pakistano Nawaz Sharif, prima di praticare il suo primo test nucleare, si premurò di informare Riyadh, ringraziandola del suo sostegno, soprattutto finanziario. Una cooperazione che ha suscitato nelle diplomazie occidentali il timore che l'Arabia Saudita avesse siglato un accordo segreto con il Pakistan per assicurarsi la fornitura di tecnologie necessarie per fabbricare la bomba atomica, nel caso in cui venisse minacciata la sua sicurezza nazionale. Inquietudini aggravate da quanto riportato dal sito www.globalsecurity.org a proposito di un accordo tra i due paesi su uno scambio di armi nucleari e petrolio (http://www.globalsecurity.org/org/news/2003/031022-pakistan_saudi-arabia.htm).
Quanto a Tel Aviv, secondo il SIPRI è in possesso di circa 80 testate nucleari e, assieme a India, Pakistan e Corea del Nord, è una delle quattro potenze atomiche non riconosciute (dunque non menzionate) nel Trattato di non-proliferazione (NPT). Per Israele la corsa agli armamenti nucleari è iniziata subito dopo la sua fondazione, nel 1948, ed è approdata, alla fine degli anni'50, alla costruzione del primo reattore nucleare a Dimona. Indispensabile in questo è stato il sostegno, ufficialmente segreto, della Francia, paese che ha riconosciuto l'NPT ma non il diritto al risarcimento delle vittime algerine dei suoi esperimenti nucleari. Il primo di questi, del 13 febbraio 1960, avvenne in piena guerra di indipendenza algerina.
Le armi nucleari sono entrate ufficialmente nella strategia militare francese oltre cinquant’anni fa e, alla Corte Internazionale di Giustizia, principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, Parigi ha difeso il proprio diritto-dovere di averle per mantenere la pace e la sicurezza nel mondo. A questo “nobile motivo” sono dovuti i 17 esperimenti effettuati tra il 1960 e il 1966, di cui quattro atmosferici a Reggane (nella provincia di Adrar) e 13 sotterranei a In Ecker (Hoggar, 150 km a Nord di Tamanrasset). I primi facevano parte di un’operazione che prendeva il suo nome da un simpatico topo-canguro del deserto, il Gerboa (gerboa blu, bianco, rosso, verde): quattro esplosioni tra il 13 febbraio del 1960 e il 25 aprile dell’anno successivo, con effetti devastanti e ancora percepibili nell'ambiente. Un'invasione che neppure la decolonizzazione ha saputo fermare, se si considera che 11 dei 17 esperimenti sono stati effettuati nei quattro anni successivi al 5 luglio 1962, data della proclamazione dell’indipendenza. Il 18 marzo 1962, infatti, a margine degli accordi di Evian che ponevano fine alla guerra di liberazione, il Fronte di Liberazione Nazionale ha accettato (all’interno di quelli che vengono chiamati annexes secrets) che la Francia utilizzasse per altri cinque anni i siti del Sahara per test nucleari, chimici e balistici.
A Taouirit, distretto fantasma a 36 km dal punto Zero di Hamoudia (40 km a Sud di Reggane), dove il 13 febbraio del 1960 venne fatta esplodere la bomba A, non resta quasi più alcuna forma di vita. Una potenza tre o quattro volte maggiore di quella dell’atomica di Hiroshima, e ripercussioni registrate anche in Mali, Niger, Sudan e Senegal. Un'intera regione condannata al suo paesaggio lunare per i prossimi 24.000 anni. Chi è sopravvissuto e ha potuto rendere testimonianza mette l’accento sull'irreversibilità dell'impatto degli esperimenti sull'ambiente e sui suoi abitanti. Cancro della pelle, leucemia, malformazioni e danni alla vista sono le conseguenze che per prime si sono manifestate su chi si trovava entro un raggio di 150 km da Hamoudia al momento dell'esplosione del 1960, anche perché il materiale contaminato lasciato sul posto dai Francesi è stato inconsapevolmente riutilizzato per costruire abitazioni di fortuna. Senza considerare la scomparsa della fauna locale (volpi del deserto, dromedari e capre) e l'inquinamento irrimediabile della falda freatica.
Soldati francesi assistono a un test nucleare in Algeria
Le terre del Touat e del Tidikelt un tempo erano fertili, caratterizzate da una cospicua produzione di cereali, datteri, lenticchie, ortaggi e da una fauna numerosa e variegata. Un ecosistema irreparabilmente compromesso dai test nucleari, definiti da Mekki Kaloum, sociologo e ricercatore di Adrar, un crimine contro l’umanità e contro la natura. Da qualche anno, attraverso appelli trasmessi tramite i media, Kaloum tenta di censire tutte le persone direttamente colpite, giungendo finora oltre quota 10.000. Le autorità francesi infatti reclutavano con la forza manodopera algerina: il 40% da Adrar, il 24% da Zaouiet Kounta, il 7% da Fenoughil, l’11% da Reggane, percentuali incerte da Tindouf e Béchar, tutti uomini di età compresa tra 12 e 46 anni. Molti di loro hanno solo costruito gli impianti, credendo di partecipare ad un programma di urbanistica coloniale ordinario. Chi invece ha “lavorato” a Hamoudia come cavia umana durante e dopo l’esplosione è stato munito di collari: uno per l’identificazione, uno per la misurazione delle radiazioni. Salmi Mohamed, uno dei testimoni, racconta che c’erano circa quaranta Algerini nelle tende quel giorno. Alle 16 (poche ore dopo l’esplosione) è stato ordinato loro di uscire e di mettersi proni sotto il sole coprendo il viso. Mohamed Belhacen, un altro testimone, racconta che prima dell’esplosione i Francesi avevano chiesto agli abitanti della zona di lasciare le loro case, temendo che crollassero. Prima una luce, aggiunge, come un sole, un quarto d’ora dopo un rumore assordante e alla fine l’onda che si propagava sottoterra come un terremoto. Disegnando i suoi ricordi nella sabbia, rammenta quel fumo nero, giallo, marrone che saliva verso l’alto, sotto gli occhi increduli della popolazione, che non capiva cosa stesse accadendo. Ancora oggi la produzione agricola è ferma, come gli scambi commerciali (un tempo assai remunerativi) tra i contadini locali e i mercanti del Mali. Il dramma è reso ancor più grave dalla carenza di personale medico: a Adrar, capoluogo della wilaya, non c’è un vero ospedale, ma soltanto uno stabilimento pubblico ospedaliero.
Altre testimonianze arrivano invece dagli ex detenuti del triangolo della morte, come Noureddine Belmouhoub e Abdelkader. In M’guel, Reggane, Oued Namous: tre caserme francesi all’interno del perimetro contaminato dalle radiazioni, riciclate come carceri dal governo algerino. Secondo il Comitato per la Difesa dei Detenuti vi sarebbero stati rinchiusi 24.000 presunti membri del FIS. Tra costoro, Noureddine e Abdelkader, detenuti a In M’guel, ai piedi della montagna di In Ecker, dove, a causa della radioattività, hanno perso l'olfatto. Il Massiccio dell’Ahaggar venne scelto come sito per i test nucleari dopo che, in un'esplosione a cielo aperto, a Reggane le cose non andarono come previsto e 195 soldati furono contaminati, dieci dei quali morirono in brevissimo tempo. Il primo esperimento sotterraneo, nelle gallerie scavate appositamente sotto l'Ahaggar, è del 1 maggio 1962, ma qualcosa anche lì andò storto. La galleria cedette insieme a parte del fianco della montagna, lasciando fuoriuscire una nube di gas, polveri e materiali radioattivi (nel 2005, secondo i rilevamenti dell’AIEA, il livello di radioattività nella zona era ancora molto alto). Negli anni '90, i detenuti delle tre caserme dismesse scavavano buche profonde fino a tre metri, raccogliendo i vecchi picchetti di metallo, senza sapere nulla dei pericoli cui sarebbero andati incontro. Anche di questi test, infatti, nessuno era stato informato e nessuna precauzione era stata presa per la popolazione locale. Al contrario, le autorità coloniali esposero direttamente alle radiazioni, ad un km dal punto zero, 150 prigionieri algerini, per la maggior parte combattenti della resistenza.
I VERSI DELLA POETESSA RADHIA CHEHAIBI DOPO LA STRAGE IN TUNISIA
di Viviana Isernia*
Originaria di Kairouan (Tunisia), vive nella città di Sousa. E' Membro delle Associazioni Educazione e famiglia e Madri in Tunisia. La sua poesia si volge alla ricerca di un Amore assoluto, nella esplorazione del sé e nell’analisi della condizione femminile. Parole preziose da custodire poiché sono segnali di un mondo ancora possibile.
Il suo stile è molto descrittivo, colmo di passione. E' autrice di due raccolte, Città della Memoria e Caffè.
Nella raccolta Città della Memoria (in arabo مُدُن الذاكِرة = Mùdun al-Dhakirah), il lettore può viaggiare con la fantasia, visitando città lontane o vicine e scoprire miti e leggende meravigliosi.
La raccolta dedicata al tema del caffè, invece, ripercorre la Primavera Araba scoppiata in Tunisia nel 2011.
Nel 2013 alcune sue poesie dedicate al caffè hanno vinto in Italia il primo premio dell'8° edizione del Premio Internazionale di Poesia Ali di Aliante - Edizioni Sparagna.
Scossa dall'ultimo episodio di terrorismo, ha voluto dedicare dei versi alla sua città.
Terrorismo
Insolitamente....
Il mattino è giunto scombussolato, senza luce
Al Diavolo non piace la luce
Approfittando delle tenebre / il mare ha sterminato
Poi, una pozza di sangue
Radhia Chehaibi.
* Viviana Isernia ha conseguito col massimo dei voti due lauree in Italia ( “Studi Arabo-Islamici e del Mediterraneo” e “Teoria e prassi della Traduzione Araba”) e una all'estero (“Lingua Araba Standard”).
Dal 2007 collabora come traduttrice di lingua araba presso case editrici, tribunali e agenzie di traduzione, dedicandosi anche alla divulgazione della letteratura (prosa e poesia) della Letteratura tunisina contemporanea arabofona.