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Presentati con la partecipazione del Ministro Giuliano Poletti i nuovi dati del Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2015
Per il secondo anno il Centro Studi e Ricerche IDOS, in partenariato con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e con MoneyGram, cura un apposito rapporto al fenomeno dell’imprenditorialità immigrata.
Il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2015 è dedicato ai nuovi dati sul contributo degli immigrati al sistema imprenditoriale italiano, inquadrati nella cornice europea e calati nel dettaglio dei singoli contesti regionali e delle collettività immigrate maggiormente protagoniste.
L’annuario unisce l’analisi delle statistiche (Eurostat per l’Ue, Unioncamere/Infocamere e Sixtema/Cna per l’Italia) alla presentazione delle normativa e delle prospettive operative.
Tenuto conto delle potenzialità del fenomeno, anche in un’ottica transnazionale, e delle attese e le esigenze degli immigrati e dei loro Paesi di origine, il testo è redatto in italiano e in inglese.
Nel 2014 sono 30,5 milioni i lavoratori autonomi e gli imprenditori attivi nell’UE-28 (un settimo dell’occupazione totale) di cui il 15,8% in Italia, primo Paese per numero di questi lavoratori. Il loro aumento è stato di oltre 150mila unità rispetto all’anno precedente (primo risultato positivo dopo una diminuzione durata tre anni). Gli imprenditori immigrati sono poco meno di 2 milioni (6,3% del totale), per quasi la metà non comunitari, aumentati del 56,3% nell’ultimo decennio, ma oltre la media nel Regno Unito e in Italia. In un quarto dei casi, ma solo nel 16,7% in Italia, gli imprenditori di origine non comunitaria hanno dei lavoratori alle loro dipendenze.
Sono 6.041.187 le imprese operanti in Italia, purtroppo in diminuzione anche nel 2014 di quasi 21.000 unità (a saldo di una diminuzione di 48.000 unità tra le aziende gestite da nati in Italia e di un aumento di quasi 28.000 tra quelle a guida immigrata, +5,6%).
A seguito di questi andamenti, all’inizio del 2015 superano il mezzo milione le imprese gestite da cittadini nati all’estero: 524.674 aziende (l’8,7% del totale), quasi sempre a esclusiva partecipazione immigrata (94,1%). Tra di esse, le imprese individuali sono 421.004: 1 ogni 8 tra tutte le imprese individuali del Paese.
L’insieme di queste imprese contribuisce alla creazione del 6,5% del valore aggiunto nazionale (oltre 94 miliardi di euro), una quota destinata ad aumentare con l’aumento delle forme societarie più strutturate e aperte alla compartecipazione degli autoctoni (nel 2014 sono 57.000 le società di capitale, aumentate del 14,5% in un anno).
Sono ancora poche, invece, le start up innovative a prevalenza straniera di cui al d.l. 179/2012 (95, 2,2% del totale a giugno 2015), e ciò denota il cammino da fare sul versante dell’innovazione.
Nel comparto del noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese le 27mila attività guidate da immigrati influiscono per il 15,4% sul totale, più di quanto avvenga nelle costruzioni (14,8%) e nel commercio (12,1%), che pure rappresentano i due principali comparti di attività (188mila imprese, il 35,8% del totale per il commercio e 128mila, il 24,3% del totale per l’edilizia).
Il settore terziario da solo incide per il 56,9%, mentre è residuale l’impegno in agricoltura (2,7%), un ambito che richiede notevoli investimenti iniziali.
Quanto alla diffusione territoriale, nel Settentrione si concentra oltre la metà delle imprese a conduzione immigrata (30,1% al Nord Ovest e 21,1% al Nord Est). Seguono le regioni centrali (26,7%) e il Meridione (22,3%), dove l’incidenza sul totale delle imprese locali è quasi dimezzata rispetto al Centro-Nord (5,8% vs 10,1%). La Lombardia (100mila aziende, 19,0%) e il Lazio (67mila, 12,8%) primeggiano in graduatoria, come anche le province di Roma (57mila, 10,9%) e di Milano (45mila, 8,6%).
I gruppi nazionali maggiormente dediti all’imprenditoria sono quelli marocchino (15,2%), cinese e romeno (11,2% ciascuno), che si segnalano rispettivamente nel commercio, nella manifattura e nell’edilizia. Le sei collettività più numerose coprono da sole oltre la metà dei responsabili di imprese individuali nati all’estero (55,4%).
Secondo questo secondo Rapporto, la realtà imprenditoriale promossa dagli immigrati sarà maggiormente dinamica, diversificata e promettente qualora saranno superati gli ostacoli che ne frenano il consolidamento e la crescita (appesantimenti fiscali e burocratici, accesso al credito, stabilità del soggiorno, formazione specifica…).