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“L’amore, agape, è l’unico che può ripristinare la comunione, quando è spezzata. Quando mi si comanda di amare, mi si comanda di restaurare la comunione, di resistere all’ingiustizia, e di andare incontro ai bisogni dei miei fratelli.”
Martin Luther King
Rufus Burrows Jr., in apertura del suo pregevole lavoro dedicato a Martin Luther King, è subito perentorio nel voler rigettare la riduzione della figura del celebre pastore battista a quella di un semplice generoso quanto sfortunato attivista sociale, dimostrando (convintamente e convincentemente) come, in lui, pensiero e azione si siano sempre trovati ad interagire in maniera dinamica e contaminante, facendo in modo che il pensiero si formasse e si trasformasse grazie alla prassi, e che la prassi si modellasse e si perfezionasse grazie alla progressiva maturazione e al continuo allargamento delle proprie conoscenze e delle proprie meditazioni.
“Martin Luther king Jr. - dice Burrow - era un uomo dal pensiero profondamente filosofico, teologico ed etico, che applicava con serietà i suoi principi di vita agli sforzi quotidiani per creare la comunità d’amore (beloved community), ossia il mondo come lo vorrebbe Dio.” (p.11)
Un uomo che, quindi, benché avesse conseguito una cultura teologica di indiscusso spessore, si sentiva “chiamato ad applicare tutto ciò che aveva appreso alla costruzione di una ‘casa mondiale’ (world house) basata sul principio divino che amore e giustizia siano praticati universalmente. In pratica, dunque, era un esperto di etica teologica e sociale con un dottorato in teologia sistematica.” (p.12)
Il libro di Burrow, pensato soprattutto per i non addetti ai lavori, è perfettamente in grado di risultare una risorsa preziosa rivolta agli studenti liceali e universitari desiderosi di entrare in contatto con il pensiero di Martin Luther King, ed è, inoltre, certamente in grado di stimolare efficacemente l’interesse in merito all’eredità attualissima che da esso ci deriva.
Molti sono i suoi pregi:
stile piano, narrazione coinvolgente, efficace capacità di ricostruzione storica, acuta capacità di analisi psicologica, ampio e ben ponderato riferimento alle pubblicazioni e ai discorsi pubblici. Ma, forse, il pregio maggiormente degno di sottolineatura risiede nella sapienza con cui è stata concepita e concretizzata la struttura architettonica del testo, che, prendendo le mosse dalle origini del fenomeno schiavista in America settentrionale, e passando poi attraverso le idee formative derivate dall’ educazione familiare ed ecclesiastica, soffermandosi sulle figure che maggiormente hanno lasciato un segno nel cuore del giovane Martin (come i nonni paterni e materni e i genitori), segue il suo sviluppo culturale e morale, mettendo accuratamente in luce come, in lui, i valori del Discorso della montagna si siano venuti proficuamente a combinare con la scoperta dei principi e delle tecniche gandhiani, fino a renderlo, agli occhi di molti, “il Mahatma Gandhi” della crisi razziale americana.
“L’etica della nonviolenza di King - ci spiega con cristallina chiarezza Burrow - si caratterizzò come una fusione creativa di elementi afroamericani, cristiani e indù che includevano profonda fede religiosa, fiducia nell’esistenza di un ordine morale oggettivo e convinzione che l’universo abbia un fondamento morale” (pp.96-7). Un’etica, pertanto, che richiedeva che si affrontasse il male e l’ingiustizia con coraggiosa determinazione, sorretti da uno spirito agapico che mai aspira ad umiliare l’oppressore, mirando, altresì a guadagnare il suo rispetto e la sua amicizia.
Una particolare menzione, infine, merita senza alcun dubbio il capitolo sesto (Il potere e la persuasione della gioventù), incentrato sull’amore e la fiducia che King nutriva per i giovani e sul loro ruolo nel corso del conflitto da Montgomery a Memphis, sottolineando l’entusiasmo e il contributo offerto dagli studenti, dalle scuole elementari fino all’università, a partire dai sit-in per i diritti civili del 1960 e del 1961.
Credo che, in conclusione, l’operazione non facile intrapresa da Burrow possa essere considerata pienamente riuscita, grazie soprattutto alla efficace contestualizzazione e all’esame accurato dei processi di crescita culturale, spirituale ed esperienziale attraversati da King. La sua persona, infatti, riesce ad emergere in tutta la sua complessa e coerente pienezza globale (lontana da banalizzazioni quanto da inutili mitizzazioni), come quella di un’anima libera da ambizioni personali e da egocentrismi fanatici, trovatasi ad abbracciare, passo dopo passo, responsabilità morali e politiche crescenti (su fronti sempre più numerosi e impegnativi: lotta contro il razzismo, lo sfruttamento economico, la povertà, il militarismo, la guerra, le contraddizioni e i colpevoli, complici silenzi delle chiese cristiane) e realizzando, così, un itinerario interiore di grande coraggio, animato da una inarginabile volontà di ubbidienza al proprio daimon socratico, dal desiderio di ascoltare, rispettare e oggettivare gli insegnamenti filosofico-teologici che avevano illuminato il proprio cammino.
“La mia speranza - conclude Rufus Burrow Jr. - è che queste riflessioni non specialistiche su Martin Luther King ispirino i lettori a scavare molto più a fondo nello studio del suo pensiero, in particolare dei suoi sermoni, discorsi e interviste. King era davvero un uomo di idee impegnato nell’attivismo sociale come mezzo per creare aperture per l’avvento della comunità d’amore.” (p.189)
RUFUS BURROW JR.
MARTIN LUTHER KING … PER CHI NON HA TEMPO
CLAUDIANA EDITRICE