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L’AMAZZONIA NON BRUCIA PER CASO: e se smettessimo di mangiare carne?

By Roberto Fantini September 01, 2019 5421

Sì, l’Amazzonia brucia. Scompaiono ogni giorno centinaia, migliaia di alberi. Immensi territori vengono sottratti alle popolazioni che, in perenne pericolo, vi vivono da epoche lontanissime. Specie vegetali e animali scompaiono per sempre, a volte senza che siano state neppure esaminate e classificate in ambito scientifico.

Oggi un po’ di più, certo. Oggi se ne parla in tutti i tg con toni allarmati ed allarmanti. Ma è storia vecchia. L’uomo bianco, cristiano europeo, ha cominciato a distruggere quel mondo da diversi secoli, dando la precedenza – con cinica strategia militare – all’eliminazione degli esseri umani ritenuti indegni di abitare luoghi stracolmi di ricchezze scioccamente non adeguatamente apprezzate e utilizzate.

E’ una storia vecchia, fatta di mille e mille violenze, soprusi, abusi, crimini di ogni sorta. Ma, non dimentichiamolo, è proprio da tutto questo che è nata la nostra tanto “evoluta civiltà moderna”! Grazie a tutto questo si sono riempite d’oro le nostre banche e le nostre chiese (dagli altari ai soffitti), si sono sviluppati immensi capitali, industrie, eserciti. Che hanno richiesto (e che continuano a richiedere) sempre più ricchezze per poter crescere, crescere e crescere ancora … Per distruggere, per divorare, per seminare, coltivare e mietere morte.

Sì, è storia vecchia. Molto, molto vecchia. Una storia che non fa piacere conoscere, che preferiamo ignorare. Una storia fatta di fiumi di sangue e di fiumi di catene, di cimiteri sterminati di alberi e di popoli, senza lapidi e senza croci. Sono secoli che l’uomo bianco si accanisce sugli altrui continenti, espropriando, schiavizzando, deportando, massacrando, imponendo il proprio dio e i propri preti, le proprie esigenze economiche, i propri calcoli di interesse, i propri indicibili giochi di ambizione e di dominio. Bolsonaro è certamente deprecabile e condannabile per la sua dissennatissima politica. * E certamente merita di essere fermato. Ma Bolsonaro non è altro che l’ennesima creatura-strumento nelle mani di tutto un sistema complesso di economia in cui tutti quanti noi siamo immersi, dal quale scaturisce la nostra (comoda e molto confortevole) condizione di privilegio. Condizione che, nonostante le nostre più o meno accorate lagrime, facciamo una gran fatica a pensare di dover abbandonare.

Tutto appare schiacciante e paralizzante. Ogni tanto, magari, aderiamo a qualche webappello e rabbiosamente firmiamo qualche saggia petizione … Analgesici della coscienza, un po’ come la monetina di elemosina durante la messa domenicale.

         Ma, considerando con un pizzico di rigore logico e onestà morale e intellettuale il dato incontrovertibile secondo cui la maggior parte dei territori disboscati è destinata, direttamente o indirettamente, ad introdurre sempre più vasti allevamenti volti a soddisfare la crescente richiesta di carne per le nostre allegre grigliate e le nostre tavole imbandite, per i nostri hamburger e i nostri hot dog, forse non sarebbe tanto impensabile provare ad operare una coerente scelta di noncollaborazione nei confronti della più grande macchina devastatrice e creatrice di morte prodotta nella storia, rinunciando del tutto alla nostra alimentazione carnea, o, almeno, drasticamente riducendola.

I grandi Maestri di tutte le epoche, dal Buddha a Pitagora, da Tolstoj a Gandhi, ci hanno sempre esortato a non farci assassini dei nostri fratelli minori e a non diventare sepolcri dei loro corpi ridotti a cadaveri. Ce lo dicevano soprattutto per il bene della nostra anima e del nostro corpo, per la purificazione e la salvezza della psiche, e per la purificazione e la salute del sòma.

Ora, abbiamo un motivo ancora più nobile, ancora più urgente e incontestabile:

la sopravvivenza stessa del nostro pianeta …

*http://www.flipnews.org/component/k2/clima-che-cambia-foreste-che-spariscono-diritti-umani-in-pericolo-ma-non-limitiamoci-alla-deprecazione.html

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Last modified on Sunday, 01 September 2019 22:18
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