L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

I BAMBINI VITTIME DEL GREEN PASS - Conversazione con Camilla Dolcini

By Roberto Fantini March 12, 2022 1718
Camilla Dolcini Camilla Dolcini

 

A fine agosto del 2021, sull’ottimo giornale online La Pressa di Modena, è apparsa, a firma della  diciannovenne Camilla Dolcini, una originale Lettera all’essere umano*, in cui apparivano considerazioni e riflessioni di rara profondità in merito ai dolorosi processi degenerativi in atto nella psicologia e nella moralità individuali e collettive, in seguito al terrore pandemico e alle misure liberticide imposte a tutti noi. A tale Lettera, ha fatto seguito, il giorno 8 dello scorso mese, sempre ad opera della medesima studentessa, un corposo articolo** in cui sono state esaminate, con grande acutezza e con insolita sensibilità psicopedagogica,  le problematiche relative all’infanzia e all’adolescenza, legate alla attuale situazione di negazione dei più elementari fondamenti della civiltà costituzionale.

Ora, dopo aver già segnalato detto articolo***, sono felice di poter riportare  un’ampia conversazione grazie alla quale l’Autrice ha potuto riprendere ed approfondire i principali nodi tematici da lei precedentemente affrontati. Ciò nella convinzione che le parole di Camilla, tanto dense di saggezza e di intrinseca rigorosa logicità, scevre da asprezze e da nocivo livore, possano aiutarci a comprendere meglio la gravità di quanto ci sta accadendo e ad affrontare con maggiore lucida e ragionata speranza i giorni difficili che certamente ci attendono.

 

  • Camilla, tu parli di “una società sempre più disumana” per colpa di tanti adulti (fra cui molti genitori) “privi di cuore e di anima”. Come ti spieghi questo rapido progressivo imbarbarimento, questa galoppante desensibilizzazione generale? Paura? Ignoranza? Ipnosi di massa? Insomma: sono state le circostanze o le ben precise scelte politiche a farci diventare così? Oppure eravamo già così, ma non lo sapevamo?

 

Senz’altro le circostanze nelle quali abbiamo vissuto negli ultimi due anni hanno contribuito fortemente in questo processo di disumanizzazione che purtroppo ha colpito la società intera. La paura, alimentata anche da una propaganda martellante e malsana, ha giocato, prima su tutto, un ruolo molto importante. Essa, infatti, costituisce un sentimento molto forte e profondo, oserei dire totalizzante e, spesso, ci induce a pensare in modo confuso e irrazionale facendoci dimenticare quelli che sono i nostri principi, le nostre idee e i nostri punti di riferimento.

Quando abbiamo paura, infatti, tendiamo ad agire in modo impulsivo e il nostro scopo primario è quello di cercare di scappare a qualunque costo da questo sentimento che causa in noi un grande disagio. Non importa come. Basta trovare una via d’uscita. Se poi tale via d’uscita sia più o meno sensata, più o meno giusta o coerente con i nostri valori è solamente secondario.

Inoltre, alla paura, dobbiamo aggiungere altri fattori che sicuramente hanno contribuito a renderci tutti più insensibili come, ad esempio, l’isolamento e la progressiva perdita di socialità che hanno caratterizzato le nostre vite in questi due anni. Credo, infatti, che tutto ciò abbia portato a chiuderci sempre di più in noi stessi e a pensare in modo sempre più egoistico al nostro piccolo orticello, facendoci perdere il desiderio di confrontarci con l’altro e persino il semplice piacere di stare insieme.

Tuttavia, penso che, nonostante la paura, la propaganda e la mancanza di socialità tra le persone abbiano giocato un ruolo importante nel privarci di gran parte della nostra sensibilità. Era da tempo che la società mostrava delle serie lacune in quella che è la sua sfera etico-morale, sia da un punto di vista collettivo, sia per quanto riguarda il singolo, cioè ciascuno di noi.

La paura, l’isolamento sociale, l’ipnosi di massa infatti non hanno semplicemente condizionato e influenzato il nostro modo di relazionarci con l’altro e di vedere la realtà che ci circonda, ma sono stati capaci di dominare completamente le nostre vite assoggettando persino la nostra coscienza, la quale, invece, avrebbe dovuto aiutarci a superare nel modo più umano possibile questo momento difficile.

Personalmente, ritengo, che tutto ciò abbia svelato come quelli che ritenevamo i nostri valori universalmente riconosciuti, come ad esempio l’uguaglianza, la solidarietà, la difesa del pluralismo e delle libertà personali, il rispetto della dignità umana, la condanna nei confronti delle discriminazioni etc…, erano in realtà molto fragili e non abbastanza radicati nella nostra interiorità, nella quale invece covava un crescente sentimento di menefreghismo e povertà morale.

Devo inoltre aggiungere che già da tempo avvertivo intorno a me un mondo, una società con molte contraddizioni, nella quale spesso faticavo a identificarmi. Una società che definirei piatta e conformista, fondata sull’apparenza e la competizione, nella quale ormai da anni vi era poco spazio per la riflessione e il pensiero critico. Insomma, detto questo, credo che il progressivo imbarbarimento della società si fosse innescato ben prima della pandemia, ma le condizioni nelle quali abbiamo vissuto e le scelte politiche prese negli ultimi due anni lo abbia messo veramente in luce e, in alcuni casi, esasperato.

 

  • Nella tua analisi, poi, dopo aver elencato alcuni casi emblematici di sottrazione di diritti fondamentali per quanto riguarda, in particolare, gli adolescenti, ti soffermi sul timore che, nei nostri bambini e ragazzi, possa affermarsi quella che definisci una “idea malata di libertà”. Dall’altra parte, però, ti si potrebbe obiettare che la libertà implica sempre delle responsabilità verso gli altri e che, di conseguenza, deve necessariamente essere sottoposta a limitazioni, soprattutto in particolari momenti di pericolo collettivo.

 

Certamente, la propria libertà implica sempre delle responsabilità verso gli altri e qui mi sento di citare una ormai ricorrente frase che in questi mesi mi è stata ripetuta più volte: “La tua libertà finisce dove inizia la mia”. Un principio giustissimo, ma che ritengo inapplicabile ai provvedimenti presi negli ultimi mesi per contrastare l’avanzata del virus, in particolare per quanto riguarda lo strumento del green pass che è stata presentato come uno strumento in grado di garantire luoghi sicuri e permettere alle attività di restare aperte.

Oramai, è stato ampliamente dimostrato, anche dall’ondata di contagi di questo inverno, che non è affatto così, in quanto anche le persone che hanno scelto legittimamente e liberamente di vaccinarsi possono, purtroppo, infettarsi e contagiare. Dunque, quella presunta sottrazione di libertà in nome dell’interesse comune e della prevenzione nei confronti di un pericolo collettivo non è altro che un’ingiustizia fondata su una menzogna a sua volta costruita sulla base di un diffuso sentimento di paura.

Inoltre, credo sia doveroso spendere due parole sui concetti di benessere del singolo e rispetto della collettività. Per come la vedo io, credo che questi due aspetti non possano essere l’uno subordinato all’altro ma debbano, al contrario, coesistere. Sono entrambi importanti e penso che costituiscano i pilastri fondamentali di una società giusta, equilibrata e democratica. Voler creare una sorta di gerarchia tra questi due principi come è stato fatto negli ultimi mesi penalizza e svilisce entrambi. La società, infatti, è composta da individui, persone diverse con idee, pensieri e valori differenti, i quali contribuiscono personalmente a dare forma alla comunità in cui vivono, ognuno apportando il proprio unico e originale contributo. Tutti. Nessuno escluso. Ognuno a modo suo.

Ecco, detto questo, credo sia doveroso chiedersi in che tipo di società vogliamo vivere per poter stare bene ed essere felici. Personalmente ho sempre desiderato vivere in un mondo nel quale ci fosse posto per tutti, dove ognuno venga accolto e accettato per quello che è, perché credo che soltanto attraverso il rispetto reciproco e la valorizzazione del singolo, ogni persona possa rendersi disponibile a fare la propria parte per la collettività. In caso contrario, se l’individuo non viene rispettato, ma bensì giudicato, deriso o escluso per qualunque motivo, raramente egli sarà disposto ad avere a cuore il benessere altrui dopo aver subito un tale trattamento.

Credo che solo in questo modo potremmo davvero costruire una società equa, pacifica e soprattutto coesa, altrimenti rischiamo di dare vita ad un collettivo privo di personalità e di anima che non agisce tanto in nome dell’altruismo o del rispetto della comunità, ma per la necessità di conformarsi a ciò che è ritenuto socialmente accettabile. Insomma, credo che il rischio di una subordinazione delle libertà del singolo alla tutela della collettività sia proprio quello di dare origine ad una società in cui la salvaguardia di tutti viene sostituita con la repressione di pochi. Una società in cui il rispetto delle regole viene sostituito con l’obbedienza cieca a qualunque ordine. Una società in cui il bene e il male sono determinati da un pensiero unico e conforme.

Infine vorrei aggiungere che questa tanto propagandata tutela e rispetto della collettività stoni fortemente con l’individualismo che, purtroppo, ormai da anni caratterizza la società in cui viviamo, sempre più fondata sull’arroganza e la competizione, due aspetti che purtroppo predominano in ogni suo ambito, (scolastico, lavorativo, economico, sociale, politico etc…) e questo grazie anche al contributo di chi oggi, con una lieve nota di ipocrisia, insiste a schierarsi a fianco di coloro che si ritengono dalla parte giusta.

 

 

  • Tu parli anche di sfruttamento ai danni dei bambini vaccinati contrapposti strumentalmente ai “bambini cattivi”, arrivando a dire che sono “tutti vittime”. Si tratterebbe, secondo te, di una strategia ben ponderata o soltanto di grossolana ignoranza psico-pedagogica?

 

Personalmente, credo che lo sfruttamento e la strumentalizzazione abbiano rappresentato le principali strategie adottate negli ultimi due anni per diffondere nelle persone i sentimenti più negativi, come la paura, il senso di colpa, la rabbia. Prima è toccato a coloro che purtroppo hanno perso la vita durante la pandemia, poi alle persone più anziane e fragili e, infine, sono riusciti a colpire persino i bambini.

Per come la vedo io, queste strategie, specialmente se applicate a persone in un certo senso più deboli che necessitano di essere tutelate come, ad esempio, i minori, non siano soltanto frutto dell’ignoranza pedagogica di chi ha preso certe decisioni. Usare o strumentalizzare qualcuno, soprattutto se ciò viene fatto in contrapposizione a qualcun altro, è, a mio parere, un atto violento, meschino e soprattutto ben calcolato.

Lo sfruttamento, infatti, ha spesso dei fini e degli obiettivi ben precisi e raramente avviene per caso. Da mesi, mi pare che lo scopo primario di chi ci rappresenta sia quello di dividere e punire chi rifiuta di piegarsi a certi provvedimenti. Ma per raggiungere tale obiettivo, per punire qualcuno si deve necessariamente dare l’idea di “premiare” tutti gli altri, ed ecco che qua subentra quella che è la strumentalizzazione, l’inganno, l’atto violento di gratificare una persona non tanto perché la si stima, ma perché la si vuole usare per metterne un’altra in cattiva luce. Per farla breve questo tipo di sfruttamento consiste nel servirsi indirettamente di alcuni per fare del male ad altri.

A tale scopo, se si fa riferimento ai bambini, aggiungerei anche la volontà da parte di chi ha messo in campo questi provvedimenti di educare all’obbedienza, al conformismo e alla demonizzazione del diverso. I ragazzini, infatti, non essendo ancora abbastanza maturi per distinguere ciò che è bene da ciò che è male, rappresentano delle ottime prede per chi desidera dare vita ad una società fondata sul pensiero unico e sull’intolleranza.

 

  • Il tuo articolo si chiude con una nota di speranza e di fiducia proprio nei bambini e nella loro “coscienza ancora in formazione”, mentre nella tua Lettera ad un essere umano * concludi invitandoci a spegnere la televisione e a guardarci dentro, ad ascoltare il nostro cuore e la nostra anima, a non sentirci odiati e a non rispondere con l’odio a chi ci odia, a “Non darla vinta a chi ha creato questa guerra civile invisibile e subdola.” Soltanto belle espressioni scaturite dalla tua solare sfera emozionale (magari con chiara funzione consolatoria), oppure opinioni alimentate e sostenute da una tua personale filosofia di vita?

 

 Sicuramente ripongo una grande fiducia nei bambini, perché, proprio grazie alla loro coscienza ancora in formazione, al loro animo puro e non ancora corrotto dagli egoismi e dagli interessi personali, possono davvero offrici una grande lezione di umanità. Credo che, ogni volta che nel mondo nasce un bambino, egli rappresenti un’occasione per la società di rigenerarsi.

Questo mio pensiero non è solo una convinzione personale, ma credo che dovrebbe diventare una necessità per tutti noi. E’ dal bambino, infatti, che si costruisce l’uomo e soltanto se riusciremo a preservare la sua purezza e la sua bontà potremmo far crescere adulti responsabili e onesti.

E’ una necessità, così come dovrebbe esserlo anche il bisogno di guardarsi dentro e fare i conti con la propria interiorità, perché credo che soltanto in questo modo possiamo preservare la nostra coscienza e sviluppare un patrimonio di valori in grado di guidarci nelle nostre azioni.

Infine, per quanto riguarda il mio invito a non rispondere all’odio con l’odio e non farsi condizionare dai sentimenti negativi, ammetto che la sua componente consolatoria è un aspetto molto significativo. In questi mesi, infatti, vedere la progressiva spaccatura che si è venuta a creare nella società mi ha causato molta sofferenza e delusione e cercare di non darla vinta a questa disumana contrapposizione è stato, prima di tutto, un modo per farmi coraggio. Tuttavia, soprattutto nell’ultimo periodo, devo dire che sta diventando un’impresa sempre più difficile. Perciò non lo definirei una vera e propria filosofia di vita maturata e consolidata ma una sorta d’impegno, di tentativo o di obiettivo verso cui tendere per cercare di continuare a vivere in armonia con i miei principi e la mia coscienza, ai quali non posso assolutamente rinunciare.

 

* https://www.lapressa.it/articoli/il_punto/lettera-allessere-umano-parole-di-luce-da-una-studentessa-modenese

** https://www.lapressa.it/articoli/parola_d_autore/follia-green-pass-i-bambini-prime-vittime-di-una-societ-disumana

*** https://www.flipnews.org/component/k2/i-bambini-principali-vittime-della-strategia-dei-green-pass.html

 

 

Rate this item
(0 votes)
Last modified on Sunday, 13 March 2022 08:11
© 2022 FlipNews All Rights Reserved