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Subito dopo la strage verificatasi nella notte tra l'11 e il 12 giugno al Pulse di Orlando (Florida), in cui sono state uccise 50 persone e ne sono state ferite altre 53, Amnesty International Usa ha rilasciato la seguente dichiarazione:
"La strage di Orlando è una dimostrazione di totale disprezzo per la vita umana. Al dolore e alla solidarietà per le vittime devono ora seguire azioni concrete per proteggere le persone dalla violenza.
In quanto stato parte del Patto internazionale sui diritti civili e politici e della Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione, il governo degli Usa è obbligato a proteggere le persone dalla violenza delle armi.
Le indagini dovranno essere basate su fatti concreti, più che su speculazioni o faziosità.
Il governo Usa deve rendersi conto che la violenza delle armi sta producendo niente di meno che una crisi dei diritti umani. Occorre modificare le leggi federali, statali e locali per garantire la sicurezza di tutti.
Nessuno dovrebbe morire per il mero fatto che sta camminando in strada, andando a scuola o ballando in un locale".
L’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo ha anch’esso immediatamente diffuso un interessante comunicato in cui, sulla base dei tre gravi episodi avvenuti negli Stati Uniti, nell’arco di 24 ore (la strage nel club gay di Orlando, in Florida; l’omicidio della ventiduenne cantante Christina Grimmie, star di YouTube, sempre a Orlando; l’arresto di James Howell, carico di armi ed esplosivi, a Santa Monica), si mette in rilievo la presenza di un dato comune non adeguatamente preso in considerazione: la disponibilità e la facilità con cui armi piccole e leggere anche da guerra sono reperibili sul territorio nordamericano.
In USA, infatti, “vi sarebbero ben 89 armi ogni 100 abitanti su un totale di 270 milioni di armi in circolazione nel paese. Di fatto, è oltre il 40% maggiore rispetto a quello che si ha in Yemen, secondo solo agli Stati Uniti con 54,8 armi da fuoco ogni 100 abitanti. Il mercato americano è il maggiore in assoluto, quello dove anche i narcotrafficanti latinoamericani si riforniscono oltrepassando la frontiera messicana in uno scambio di droga con armi.”
I dati sono davvero impressionanti:
negli Stati Uniti, ogni anno, oltre 30.000 persone rimangono uccise dalle armi da fuoco, con una media giornaliera di 30 vittime, di cui la metà giovani, di età compresa tra i 18 e i 35 anni e un terzo giovanissimi, di età sotto i 20 anni.
“Il dibattito ora apertosi – si legge, poi, nel comunicato - se i singoli episodi siano ascrivibili al terrorismo, all’omofobia, all’emarginazione sociale o alla follia appare tralasciare il quadro generale nell’ambito del quale la diffusione delle armi piccole e leggere solo nel 2015 ha provocato oltre 12.000 vittime e mass shooting in circa 100 aree metropolitane. Ancora una volta si assiste agli ennesimi massacri in un paese dove sembra che l’unica risposta possibile sia quella di armarsi sempre più alla ricerca di una sicurezza che questi arsenali non sembrano garantire.”
Certamente prezioso il riferimento che viene proposto in merito ad uno studio molto approfondito effettuato dal professor Michael Siegel delle Boston University insieme a due coautori, in grado di riscontrare con molta chiarezza l’esistenza di una diretta correlazione tra diffusione di armi e numero di omicidi perpetrati con armi. Lo studio in questione ha analizzato una serie di dati sugli omicidi con armi da fuoco per tutti i 50 Stati americani, dal 1981 al 2010, cercando di cogliere una eventuale relazione tra cambiamenti nel tasso di possesso di armi e numero di uccisioni con armi. Il risultato emerso dimostra che “ogni 1% di incremento nella proporzione di possesso domestico di armi da fuoco” ha finito per tradursi in un incremento dello 0,9% nel tasso di omicidi.
Un altro dato importante da sottolineare è quello legato al possesso stesso delle armi e alla loro diffusione negli Stati Uniti.
“Secondo un sondaggio effettuato dall’Harvard Injury Control Research Center su un campione di 3.000 intervistati, il 22% ha affermato di possedere armi e il 25% di questi ha dichiarato di possedere cinque o più armi da fuoco. Ne emerge dunque che negli Stati Uniti moltissimi cittadini sono in possesso di un vero e proprio piccolo “arsenale” domestico. Per rendere l’idea, basti pensare che il numero di americani che possiede 10 o più armi da fuoco è maggiore del numero di abitanti della Danimarca”.
Per approfondire:
www.amnesty.it