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Mafia capitale: prime condanne e un rischio di rinvio

By Emiliano Federico Caruso November 03, 2015 12494

Nella complessa galassia di Mafia Capitale sono state già emesse condanne con rito abbreviato: Emilio Gammuto, quello che ingrassava la famosa mucca che poi veniva munta da politici, faccendieri e amministratori, si è preso 5 anni e 4 mesi per corruzione con l’aggravante dell’associazione a delinquere di stampo mafioso (il noto 416 bis).

A Emanuela Salvatori, ex funzionaria del campidoglio e responsabile del campo nomadi di Castel Romano, è andata solo leggermente meglio con 4 anni per corruzione. Secondo i pm avrebbe agevolato un finanziamento di 150mila euro a una delle cooperative di Buzzi in cambio dell’assunzione della figlia.

Fabio Gaudenzi e Raffaele Bracci, sodali di Massimo Carminati, si sono beccati 4 anni a testa per usura. Imponevano interessi del 120% agli imprenditori. Le motivazioni precise saranno note soltanto tra due mesi.

Passando agli altri: Luca Odevaine, finora detenuto nel carcere di Terni, se l’è cavata, per ora, con gli arresti domiciliari per corruzione. Già appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale che si occupa di richiedenti asilo e immigrati, si intascava una cosa come 20mila euro al mese per favorire La Cascina, che orbitava sempre nella galassia delle cooperative di Buzzi.

Massimo Carminati, ancora in regime di 41 bis (il carcere duro), ex NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), ex sodale della Banda della Magliana e dotato di un curriculum criminale dei peggiori, dovrebbe essere giudicato da giovedì prossimo, inizio del maxiprocesso nell’aula bunker di Rebibbia, insieme allo stesso Buzzi e ad altri 44 imputati.

Dico “dovrebbe”, perché il legale di Buzzi, Alessandro Diddi, con una mossa furba ma abbastanza prevedibile ha chiesto di nuovo un patteggiamento di pena per il suo cliente.

E siamo alla terza volta: già a giugno di quest’anno Buzzi chiese il primo patteggiamento, subito respinto dai PM, poi ci riprovò a settembre. Gli risposero di nuovo picche. Inizialmente chiedeva 3 anni e 6 mesi, ma ora ci ha riprovato con 3 anni e 9 mesi chiedendo l’esclusione dell’aggravante di stampo mafioso, il 416 bis: forse pensa che aggiungere tre mesi alla condanna possa convincere i giudici.

La mossa appare ancora più furba, se consideriamo che in caso di ennesimo, e prevedibile, rifiuto dei PM, il collegio dovrà, per dirla in gergo, spogliarsi del procedimento e trasferirlo a un altro collegio, il che potrebbe causare uno slittamento dell’intero processo e il rischio di scadenza dei termini di custodia cautelare per alcuni imputati.

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