L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Informazione a servizio della casta. Sono anni che denunziamo lo “scempio” che viene fatto dell’informazione in Italia. In una corretta democrazia l’informazione dovrebbe essere libera, al servizio dei cittadini, non controllabile tranne che dal codice penale: da noi avviene esattamente il contrario. In Italia non c’è mai stata libertà di informazione. I finanziamenti pubblici allettano gli editori, e pure tanto, specialmente quando di milioni ne vengono sganciati a piene mani. I politici lo sanno, sanno che sono la loro sopravvivenza, e da compassati maestri ne promettono e danno tanti, devi essere però amico dell’amico altrimenti “niet”, non se ne parla proprio, sono in gioco il tenore di vita, i privilegi, le amanti ed il potere. Chi potrebbe avallare tutto ciò se non l’informazione?
Grazie ai soldi del 'nuovo' canone Rai, si finanziano anche gli editori. Un disegno di legge rivede i criteri di finanziamenti pubblici destinati al settore editoriale, inserendovi anche i proventi dell'imposta/canone Rai. Per ora l'uovo e' stato preparato alla Camera, poi passerà al Senato e, per certe cose -si sa- i tempi sono spediti.
In un’audizione alla commissione Cultura della Camera, lo scorso 26 gennaio, il direttore della Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) aveva espresso parere positivo sul Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e le deleghe al governo per la ridefinizione del sostegno pubblico all'editoria (più soldi nostri per i loro associati); ed aveva chiesto che una quota delle maggiori entrate che si dovessero verificare dal pagamento del canone Rai in bolletta elettrica sarebbero dovute andare all'editoria, cioè anche alla carta stampata, nell'ottica del pluralismo dell'informazione.
C’era da scommettere che il disegno di legge venisse subito approvato! Anche perchè grossi appuntamenti elettorali bussano alla porta. Tra le varie fonti dei fondi per finanziare il tutto, e' prevista una quota, sino ad un massimo di cento milioni, delle eventuali maggiori entrate versate per il canone tv (maggiori rispetto alla cifra fissata -1,7 miliardi all'anno per il periodo 2016-18- che il Governo ha previsto... lasciando un “buco” per il dopo). Così, grazie ai soldi del 'nuovo' canone Rai, si finanziano anche i 'nemici'.
Esclusi da questi benefici i giornali di partito e sindacali (non ci crediamo!), nonché quelli quotati in Borsa e quelli di carattere tecnico, aziendale e scientifico. L'aspetto più interessante e sintomatico è quello dei beneficiari, incluse le testate online, che potranno continuare a campare anche se sono letti e seguiti dai loro “intimi”: imprese con prevalenza di capitale di cooperative; fondazioni o enti no-profit; giornali di minorane linguistiche o in italiano diffuse all'estero: giornali per nonvedenti e, -potevano mancare?- i giornali delle associazioni di consumatori iscritte in apposito elenco (immaginiamo sia il CNCU - Consiglio nazionale consumatori e utenti, istituito presso il ministero dello Sviluppo Economico e a cui sono iscritte la quasi totalità delle associazioni che, di riffa o di raffa, prendono soldi dallo Stato eccezion fatta per L’ADUC che per sua scelta ha deciso di non prendere soldi). Associazioni che proprio in questi giorni, in passato -e presumiamo anche in futuro- “tuonano” contro l'imposta/canone, alcune addirittura vaneggiando di impossibili class action (le class action non si possono fare in materia fiscale) per non pagarlo.
Cosa c'è di meglio -nella logica e nel diritto- che farsi pagare per parlare male del tuo pagatore: si vuole che così sia per garantire quello che viene chiamato pluralismo... basta che sia fine a se stesso e non dia fastidio al “manovratore”.