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Nella sede dell'ambasciata palestinese di Roma è stato commemorato Nemer Hammad, il giornalista e diplomatico palestinese, scomparso il 29 settembre scorso (esattamente un giorno dopo Shimon Peres). Hammad fu stretto consigliere politico di Yasser Arafat, tra i suoi principali collaboratori nello storico inizio del processo di pace con Israele (1991- '94), arenatosi poi con l'assassinio di Ytzhak Rabin (1995) e la successiva involuzione della politica mediorientale.
Messaggi di cordoglio per la scomparsa di Hammad sono giunti dal Presidente emerito della Repubblica, Napolitano, dalla Vicepresidente della Camera, Marina Sereni, dal capogruppo socialista alla camera, Pia Locatelli”: Hammad, Peres, Rabin e Arafat avevano tracciato un solco per un futuro di pace nel Medio Oriente: strada che Netanyahu, però, oggi non sembra convinto di percorrere", dal presidente della Fondazione "Italiani europei", Massimo D'Alema, e dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
“La storia di Nemer Hammad” ha ricordato Stefania Craxi, presidente della Fondazione Craxi “si è intrecciata fortemente a quella della mia famiglia. Ricordo bene ad esempio, quando, nei giorni terribili del sequestro dell' “Achille Lauro", Bettino Craxi, Presidente del Consiglio, si rivolse proprio a lui ( all'epoca ambasciatore a Belgrado, N.d,.R.) per risolvere lo spinoso problema di Abu Habbas".
"E' stato un grande amico dell'Italia, che ha contribuito fortemente allo sviluppo delle relazioni tra il nostro Paese e il suo popolo. Si può dire, anzi, che nella storia di Nemer Hammad in Italia c'è la metamorfosi politica dei palestinesi” ha dichiarato Pier Ferdinando Casini, presidente emerito della Camera “C’è la storia di come la loro causa, all'inizio minoritaria, è stata poi largamente accettata, invece, dall'opinione pubblica italiana.Senza di lui, forse tutto questo non sarebbe stato possibile".
Nato nel 1941 ad Al-Akri (Acri), in Galilea, trasferitosi con la famiglia in Libano in seguito alla guerra arabo-israeliana del 1948, Hammad, dal 1974 al 2005, era stato rappresentante dell' OLP, e primo "ambasciatore" palestinese, in Italia; rappresentando poi l' Autorità Nazionale Palestinese anche in Jugoslavia (1984- '86). Molto vicino, dopo Arafat, anche al presidente Abu Mazen, nel 2008 era stato da lui incaricato di riorganizzare tutta la comunicazione palestinese, dalla tv all'agenzia ufficiale d'informazione Wafa.
"Diversamente da quanto spesso accade", ha ricordato Najd Hammad, "la famiglia di mio padre, Nemer, poverissima, aveva preferito farlo studiare, anzichè mandarlo subito a lavorare. In quegli anni così difficili, lui e i suoi amici, a volte, per studiare, addirittura eran stati costretti a mettersi, la sera, sotto i lampioni delle strade".
Nemer Hammad, in effetti, da tutti apprezzato, in Italia, per le sue indubbie qualità umane (intelligenza, ragionevolezza, diplomazia), “Stimato dai nostri principali politici, e specialmente dai grandi leader DC" (sono sempre parole di Casini), svolse il suo incarico in Italia in anni sì difficili, ma in cui i partiti avevano posizioni precise, sul Medio Oriente e altri gravi problemi internazionali. Il suo è stato uno sforzo continuo per facilitare la "lunga marcia" dell'OLP, e soprattutto di Al Fattah, sua componente maggioritaria, verso il rifiuto della violenza e del terrorismo - specie contro i civili - come armi di lotta politica: eliminando il più possibile ambiguità e zone d' ombra. Quando egli arrivò in Italia, i palestinesi non erano certo ben visti dall'opinione pubblica, dopo il tragico massacro compiuto da "Settembre Nero" alle Olimpiadi di Monaco del 1972 .
Hammad mise tutto il suo impegno per evitare che l’Italia divenisse un campo di battaglia fra fazioni armate. «L’attacco dei terroristi di Abu Nidal alla sinagoga di Roma e poi all’aeroporto di Fiumicino (ottobre 1982 e dicembre 1985. N.d.R.) fu un colpo alle nostre spalle, collaborammo con i servizi italiani" avrebbe raccontato, molti anni dopo quei fatti, in un'intervista a un quotidiano italiano "Un anno dopo identificammo tre terroristi a Roma che preparavano un attentato, lo segnalammo ai servizi che li arrestarono...Noi volevamo evitare l’equazione palestinesi=terrorismo, eravamo le prime vittime di Abu Nidal”: l' ambiguo leader palestinese, dissidente da Arafat, che in quegli anni uccise sei ambasciatori palestinesi in Europa, compreso, nel 1978, il fratello di Hammad, rappresentante dell' OLP a Parigi. "Nel 1991, poi" ha ricordato il giornalista RAI Alberto La Volpe ( curatore, nel 2002, del "Diario segreto" di Nemer, pubblicato da Editori Riuniti) “Hammad, in Italia, condannò chiaramente l'invasione irachena del Kuwait: diversamente da Arafat, schieratosi, invece (per il probabile timore di perdere consensi alla base, N.d.R.) con Saddam".
Hassan Sala, segretario di Al-Fattah per l'Italia, ha ricordato la lungimiranza di Hammad: “In anni difficili come gli '80, lui aveva idee nuove. Ad esempio, parlare tranquillamente con gli ebrei, almeno qui in Italia"; Salameh Ashour, presidente della Comunità palestinese di Roma e del Lazio, sottolinea il suo grande equilibrio personale, che non si faceva mai vincere dall’emotività: "Proprio durante la guerra del Libano del 1982, quando furono assassinati anche palestinesi in Italia, fu lui a spingermi a partecipare a un incontro con esponenti della cultura ebraica, al quale ero stato invitato da ambienti molto vicini a Papa Wojtyla".
"Fu grazie anche a Nemer, infine" ha ricordato Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina, "che nel 1980, al vertice di Venezia, la CEE si pronunciò per la prima volta ufficialmente a favore della causa palestinese ( a questo contribuì fortemente anche l' Internazionale socialista: che in quegli anni, quando Arafat e i suoi eran considerati, dall'opinione mondiale, poco piu' che dei terroristi internazionali, con uomini come il cancelliere austriaco Bruno Kreisky e il leader dell'SPD Willy Brandt, si adoperò per far conoscere adeguatamente i termini della questione palestinese. N.d. R.) Oggi, il modo migliore per proseguire la sua battaglia è premere sul nostro Governo perchè riconosca finalmente, senza ambiguità, lo Stato palestinese: basta col dover continuamente piangere morti tra i palestinesi e i civili israeliani".