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Non era possibile esaurire l'analisi delle turbolenze che circondano il colosso creditizio Deutsche Bank, una delle poche banche globali del continente europeo già nei guai ai tempi della prima fase della tempesta perfetta quando era guidata dall'ineffabile Herr Ackermann, in una sola puntata del Diario della crisi finanziaria e oggi quindi torniamo sull'argomento anche perché sono finalmente apparsi sulla stampa specializzata dei numeri più precisi sullo stato dell'arte in questa banca che ha sede nella stessa città tedesca in cui ha sede la Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi.
D'altra parte, che la situazione sia davvero preoccupante lo dimostrano le mosse di John Cryan, CEO di Deutsche da appena sei mesi, che, dopo aver rassicurato che la banca ha i soldi per pagare gli interessi sui bond subordinati (sic), ha anche promesso che ne riacquisterà con un'operazione di buyback per poco meno di 5 miliardi di euro, una mossa quest'ultima che ha consentito venerdì al titolo di guadagnare un 15 per cento pur restando a meno della metà di quanto quotava pochi mesi orsono.
Ma la cifra che davvero è impressionante è stata resa nota dal quotidiano la repubblica che, in un articolo a firma di Maurizio Ricci, rende noto che l''esposizione lorda sui derivati è pari a qualcosa meno di 60 mila miliardi di euro un multiplo dell'attivo tradizionale della banca e superiore all'intero prodotto lordo dei paesi dell'Unione europea, ma Cryan rassicura dicendo che Deutsche ha una "piscina" di liquidità pari a 215 miliardi di euro e alcuni analisti rassicurano vieppiù, affermando, come è peraltro ovvio, che si tratta di una cifra lorda e che l'esposizione netta è nell'ordine di cifre molto più basse e gestibili.
Peccato che la memoria storica ci porti immediatamente a quelle torride giornate del settembre 2008 quando il ministro del Tesoro a stelle e strisce dell'epoca e in precedenza numero uno di Goldman Sachs, Hank Paulson, e il suo sodale Benjamin Bernanke, in arte Bernspan, fecero fallire Lehman Brothers, che pure aveva una considerevole "piscina" di liquidità, ma che, al momento opportuno si vide negare da altre banche, in particolare JP Morgan Chase (che per questo è stata condannata) la disponibilità dei propri soldi.
Ma il problema vero di Deutsche è il cosiddetto rischio di controparte, perché è solo se le controparti dei contratti sono solide, e liquide, che il passaggio dal lordo al netto della montagna dei derivati in pancia al colosso tedesco è possibile!