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Di lui sappiamo pochissimo. Quel poco che sappiamo o crediamo di sapere è fragile e sfuggente. Ci sono persino coloro che sono arrivati a mettere in dubbio la sua effettiva esistenza storica, pensandolo come mero personaggio mitologico (uno dei tanti dell’antichità, né più né meno …). Quel poco che sappiamo di lui lo dobbiamo quasi interamente ai 4 Vangeli riconosciuti dalla Chiesa Cattolica che, però, essa stessa, in tempi recenti, preferisce definire “testimonianze di fede” piuttosto che opere di carattere storico.
Su chi sia veramente stato, sul significato della sua predicazione, sul perché, soprattutto, abbia dovuto affrontare una fine tanto atroce, su questo e molto altro ancora si continuano a scrivere libri non soltanto di teologia o storia delle religioni, ma anche di filosofia e letteratura. E sempre più, negli ultimi decenni, dopo gli straordinari ritrovamenti del Mar Morto e di Nag Hammadi, i ricercatori tendono a fare riferimento a quella immensa miniera di letteratura definita “apocrifa” e messa da parte dalla Chiesa costantiniana, agli innumerevoli testi, cioè, che, prima di cadere in disgrazia, furono, in qualche luogo e in qualche tempo, considerati sacri da gruppi di credenti . Alcuni di essi ci sono, più o meno parzialmente, pervenuti, ma di molti altri sappiamo soltanto il nome, di altri ancora, molto probabilmente nulla mai sapremo …
E la conoscenza crescente dei testi “apocrifi” (Vangeli, Lettere, Apocalissi, ecc …) ci consente di comprendere molto più chiaramente quanto sia stata accentuata, nei primi secoli della storia del cristianesimo, l’eterogeneità dei movimenti religiosi che si ispirarono alla vita e al messaggio dell’enigmatico maestro crocifisso.
Scrive, a questo proposito, Bart D. Ehrman:
“Nel II e nel III secolo c’erano cristiani per i quali Dio aveva creato il mondo e altri convinti che questo mondo fosse stato creato da una divinità subordinata e ignorante (altrimenti perché il mondo sarebbe stato così pieno di dolore e difficoltà?); secondo altri, le cose stavano ancora peggio, perché il mondo era un errore cosmico creato da una divinità malvagia come luogo di detenzione per imprigionare gli umani e soggiogarli al dolore e alla sofferenza.
Nel II e III secolo c’erano cristiani che credevano che le Scritture ebraiche, denominate dal Cristianesimo “Antico Testamento”, fossero state ispirate dall’unico vero Dio, ma per altri erano state ispirate dal Dio degli ebrei, che non era l’unico vero Dio, e per altri ancora da una divinità malvagia; altri, poi, credevano che non fossero affatto ispirate.
Nel II e III secolo c’erano cristiani che credevano che Gesù fosse sia divino sia umano, Dio e Uomo (per loro, divinità e umanità erano entità incommensurabili: Dio poteva essere un uomo non più di quanto un uomo poteva essere una pietra). Altri affermavano che Gesù era un uomo interamente di carne e ossa unito a un essere pienamente divino, Cristo, che aveva temporaneamente abitato il corpo di Gesù nel corso della sua missione per lasciarlo subito prima della sua morte, ispirandone gli insegnamenti e i miracoli ma evitando le sofferenze finali.
Nel II e III secolo c’erano cristiani che credevano che la morte di Gesù avesse comportato la salvezza del mondo, mentre altri pensavano che la sua morte non avesse nulla a che fare con la salvezza del mondo e altri ancora dicevano che Gesù non era mai morto.” *
Poi, da tutto questo coloratissimo e vivacissimo calderone di concezioni filosofico-teologiche e di pratiche religiose, una fazione riuscì ad emergere e ad imporsi vittoriosa, dedicandosi, con alacre determinazione, a riscrivere l’intera storia delle secolari controversie, facendo apparire le proprie posizioni dottrinali (in realtà solo alcune delle tante) come quelle che, fin dall’inizio, per divino disegno, si erano affermate nella stragrande maggioranza delle comunità cristiane. E così, soltanto 4 Vangeli e altri 23 scritti furono accolti nel Canone dei libri ritenuti autenticamente ispirati da Dio (il cosiddetto Nuovo Testamento).
Tutti gli altri “vennero rifiutati, disprezzati, biasimati, attaccati, bruciati, poco meno che dimenticati: perduti.” **
Ma qualche altro eccezionale ritrovamento potrebbe - chissà - gettare nuova luce su quel mondo ancora tanto poco conosciuto e tanto pregno di misteri, equivoci, contrasti, travisamenti e falsificazioni, magari mettendo in difficoltà le posizioni (e il potere!) di coloro che hanno vinto e che tuttora si attribuiscono il titolo di unici veri eredi, seguaci e interpreti della parola e dell’opera salvifica di Gesù.
E se qualcuno entrasse in possesso di qualche pagina che ci narrasse tutto quello che Gesù visse prima della sua pubblica predicazione? E se da tale racconto scaturissero informazioni scomode e imbarazzanti per la Chiesa di Roma, tali da gettare nel panico le gerarchie pontificie e in un pericoloso disorientamento tutte le centinaia di milioni di fedeli nel mondo?
Una simile eventualità, nelle mani di un abile scrittore, potrebbe diventare, senza alcun dubbio, un romanzo assai suggestivo.
Adriano Cioci, intellettuale raffinato e grande esploratore di mondi lontani, ci ha provato, regalandoci la sua ultima pregevole opera:
Il viaggio segreto di Gesù. Alla ricerca del manoscritto che cambierà la storia (Il Segno dei Gabrielli editori, San Pietro in Cariano-Verona, novembre 2015).
Ne è uscito fuori, così, un romanzo solidamente e intelligentemente costruito, con personaggi di spessore, protagonisti di una storia avvincente, ottimamente collocata geoantropologicamente, supportata da gustosi elementi culturali e vivacizzata da non pochi coups de théatre.
Ma particolarmente apprezzabile risulta il messaggio etico-religioso che, seppur indirettamente ed evitando toni didascalici, viene offerto al lettore con la determinazione di una forte ed efficace dicotomia:
- da una parte, una aspra e netta critica nei confronti della Chiesa in quanto istituzione, immersa nelle tenebre della brama di potere e di gloria, fonte di guerre in nome di Dio e di divisioni fra nazioni, madre di “ministri non illuminati” che, avendo “smarrito il significato e la pienezza della prima parola”, si sono trovati a scrivere “cose non vere”, a creare “dogmi fondati sulla bugia”, ad occultare la verità, a distruggere le testimonianze, ad ordinare esecuzioni, a dividere le genti, a deridere gli umili e i deboli, macchiandosi, così, “di ogni crimine”; (p.205);
- dall’altra, invece, l’auspicio gnostico-teosofico di una religione universale capace di abbracciare popoli diversi, una religione senza purgatori ed inferni, imperniata sulla “semplicità, il bene, la fratellanza, la libertà del cuore” (p.208), il cui insegnamento principale sia quello dell’Amore e del Perdono, nella convinzione filo-origeniana e, potremmo ben dire, profondamente bergogliana
“Che la natura di ognuno di noi si può cambiare, che il pentimento e la carità sono in grado di aprire le porte del paradiso.” (p.207)
*Bart D. Ehrman, I Cristianesimi perduti. Apocrifi, sette ed eretici nella battaglia per le Sacre Scritture, Carocci editore, Roma 2016, pp. 18-19
**ibidem, p.20
***Adriano Cioci, giornalista e scrittore è nato a L'Aquila nel 1953. Si è laureato in Lettere all'Università di Perugia con una tesi di argomento g ografico. E' autore di romanzi ("La prima estate", 1979 e "Pareti di carta", 1986), biografie ("Francesco d'Assisi", 1995), monografie, reportage, saggi, guide storico-artistiche e testimonianze.
La sua passione per le ferrovie ha trovato concretezza in undici volumi sulle linee del centro Italia.
Sue opere sono state tradotte in numerose lingue. E' fondatore e direttore del Premio Letterario Fenice-Europa (Un Romanzo Italiano per il Mondo), giunto alla XX edizione.
Ha pubblicato i romanzi giallo-teologici "I custodi della verità. Intrigo in Terrasanta" (OGE, Milano, 2010), "Il custode del Settimo Sigillo (Il Segno dei Gabrielli, Verona, 2013) e "Il viaggio segreto di Gesù" (Il Segno dei Gabrielli, Verona, 2015).
Adriano Cioci
Il viaggio segreto di Gesù.
Alla ricerca del manoscritto che cambierà la storia
Editore: Gabrielli Editori
Anno edizione: 2015