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NADIA LUCCHESI: ANNA. Una differente trinità

By Silvia Pietrovanni May 26, 2018 7830

 La figura di Anna è raccontata soltanto all'interno dei Vangeli apocrifi, nel Vangelo di Giacomo, la sua storia non compare nei testi canonici. Perché? Si chiede l'autrice e in questo libro prova a rispondere.

Il concepimento di Maria è un miracolo per Anna che è in età avanzata e da tempo desidera avere un figlio. Un Angelo le annuncia la maternità futura. A tre anni, Anna e Gioacchino, suo marito, tuttavia, lasciano la bambina al Tempio, e quando Maria diventerà donna è sempre l'Angelo a imporre ai vedovi di riunirsi, per scegliere a chi andrà in sposa. Dal bastone di Giuseppe si leva una colomba, segno che sarà lui lo sposo di Maria.

Da questo momento Anna e Gioacchino spariscono dalla scena per lasciare il posto ad altre narrazioni accettate.

Di Anna si tornerà a parlare solo durante la “caccia alle streghe” quando diverse leggende e riflessioni tornano a colmare le lacune sulla sua figura come faranno S. Brigida di Svezia, Maria de Agreda e Caterina Emmerick.

Il nome Anna è uno dei più diffusi nel mondo così come anche la sua devozione, dunque perché escluderla dai testi canonici?

È grazie alla figura di Anna e della sua trinità (Anna, Maria e Gesù bambino) che le popolazioni amerinde del Canada hanno abbracciato il culto cristiano, perché Anna aveva attributi simili a quelli di Nogami, la Nonna.

Lo studio di Nadia Lucchesi parte dalla controversa figura di Giacomo, autore del vangelo apocrifo. Il papa Benedetto XVI considera Giacomo il cugino di Gesù, ma per la tradizione ortodossa è il fratello del Cristo, figlio di un matrimonio precedente di Giuseppe. Eisemann porta avanti la tesi secondo la quale Giacomo il Giusto e i suoi seguaci erano in contrasto con Paolo e Pietro. “Giacomo è un personaggio scomodo: la visione del Cristianesimo che emerge dalla sua Lettera mette in primo piano l'importanza delle opere e della coerenza di vita nella realizzazione della fede, in una prospettiva di concretezza molto vicina al sentire e alle pratiche femminili della carità e della cura” (Cit.)

Anna ha un nome che rimanda alla dea celtica Ana, che significa “donna vecchia” ma anche ai culti di Anna Perenna, Annona, Angerona e Angitia, ma il nel suo nome riecheggia anche a Anat, Dea degli ugariti il cui nome antico era Iahu, la più antica divinità ebraica prima di Yaheweh.

Anna in sanscrito significa “nutrimento”, cibo. La veggente Caterina Emmerick sostenne che i genitori di Anna fossero Esseni, un gruppo di eremiti.

Da Ur parte il racconto di Abramo, gli ugariti veneravano Inanna/Ishtar, una delle Dee doppie, archetipo che viene affrontato da Viki Noble: la coppia Anna /Maria si pone dunque come speculare a molte dee doppie precedenti, tra cui ricordiamo, tra le più conosciute, Demetra e Kore.

Maria nasce l'8 di settembre alla settima ora. Otto è il numero di Maria, concepita l'8 dicembre, ma è anche il numero di Inanna e Ishtar, cui era associata la stella a 8 punte, che richiama il ciclo di 8 anni del piante Venere. 4 è la femminilità raddoppiata e l'8 apre all'infinito la spazialità del 4 (i punti cardinali, i 4 elementi..).

Perché dopo aver desiderato tanto la bambina Anna sceglie di affidarla spontaneamente a questo “collegio di vergini”? nelle religioni antiche le Dee preindoeuropee sono state tutte vittime di un Dio, mentre nella storia di Anna il divino torna nel mondo senza violenza, “rendendo sacri il concepimento, la nascita, la vita, la natura, il corpo” (Cit).

Maria scende i 15 gradini del Tempio, e anche 15 è un numero appartenente alle Dee antiche: la città di Ninive devota a Ishtar aveva 15 porte e 15 sacerdoti, 15 è il risultato del 7, numero umano più 8 numero divino; il rosario oggi si compone, infatti, di 15 Ave Maria.

Un testo essenziale per far luce sull'aspetto femminile insito nel Cristianesimo, aspetto che nonostante l'occultamento iniziale, è alla base del culto.

Ho scritto questo libro perché sono convinta sia necessario che ogni madre, carnale e spirituale, ritrovi il proprio valore e la consapevolezza che la sua integrità, la sua verginità, può essere trasmessa alle figlie, così che loro stesse conservino la relazione con le altre, ma soprattutto con gli altri”. (Cit.)

 

NADIA LUCCHESI:

ANNA. Una differente trinità

Luciana Tufani editrice

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Last modified on Saturday, 26 May 2018 00:50
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