L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

ERIKA MADERNA - “Per virtù d'erbe e d'incanti: la medicina delle streghe”

By Silvia Pietrovanni April 30, 2018 8335

 

Erika Maderna, autrice di “Medichesse: la vocazione femminile alla cura” (edizioni Aboca) torna in libreria approfondendo un tema affascinante già iniziato nel libro sulla medicina delle donne: le guaritrici medievali e rinascimentali.

Il libro ripercorre l'origine della figura della strega, partendo dalla mitologia.

Santa o strega, un filo rosso lega queste due figure, un filo rosso che si innesta nella radice religiosa ma si dipana poi in direzioni opposte.

È Demetra la prima ad officiare riti che poi saranno appannaggio delle streghe, quando decide di donare l'immortalità a Demofonte ungendolo d'ambrosia, sussurrando incantesimi e purificando la sua parte mortale nel fuoco: unzione, soffio e parole magiche li ritroveremo anche nei verbali del Cinquecento. Ma la Dea delle streghe per eccellenza era Ecate, colei che assiste all'unione dell'anima col corpo durante il parto e all'ultimo respiro di vita, due momenti di passaggio presieduti da sempre dalla donna, sia essa ostetrica o accabadora.

Le attività femminili si intrecciano attorno alla Dea Iside: tessitura, ostetricia, conoscenza delle erbe e magia.

Circe e Medea gestiscono i “Farmakis” ma sono ricordate però solo come protostreghe.

Canidia, strega citata da Orazio nelle “Epodi” ha capelli simili a serpi, riecheggiano in lei gli attributi di Medusa, il poeta la descrive mentre officia al sacrificio di un infante mischiando erbe, uova di rospo, piume di civetta, ossa di cagna, tutti animali molto simbolici.

Apuleio descrive Panfile mentra si unge dell'unguento che la trasformerà in uccello per librarsi nel volo magico, altro elemento ricorrente nei processi alle streghe.  

“Herbae e cantus, carmina et venena” sono gli strumenti di chi opera la magia.

L'etimologia linguistica della strega, tuttavia, rimanda a caratteri di saggezza: witch in inglese deriva da wicca, saggia, mentre sorciere in francese rimanda a sortilega, colei che sa interpretare il destino. Saga in latino identificava la maga e l'indovina, mentre strix assume i caratteri nefasti dell'uccello rapace notturno.

Le donne sono sempre state curatrici, anche se la loro attività è stata spesso osteggiata, come ci ricorda Igino, quando narra l'episodio di Agnodice che celò la sua identità dietro abiti maschili, un'ostilità che si ritrova anche nel caso di Jacqueline Felicie de Almania nel 1322, processata perché sprovvista di licenza ma stimata da molti.

Nel Rinascimento, si ha l'inasprirsi delle condanne e delle torture, soprattutto nei confronti delle guaritrici, perché viene condannata la medicina popolare che si discostava dalla medicina ufficiale professata dai Dottori; molte donne, esperte nelle erbe, preferirono darsi la morte piuttosto che affrontare un ingiusto processo e torture indescrivibili.

L'ultima parte del libro si incentra sulle biografie di alcune guaritrici: ognuna di loro rivela particolari interessanti, come Gabrina, che stregò il poeta Ariosto, Benvegnuda Pincinella che univa preghiere cristiane a rituali con la ruta, Clara Botzi, levatrice che parlava con le piante...

A chiudere la trattazione alcune delle erbe che ricorrono nella medicina delle streghe come l'aconito, la cicuta, l'elleboro, la mandragora, ma anche piante meno pericolose come la camomilla, la malva, la menta, il finocchio.

Un libro che colma una lacuna bibliografica e che unisce l'immaginario antico a quello moderno, valorizzato anche dalle immagini di dipinti ed erbari antichi.

 

 

 

ERIKA MADERNA

“Per virtù d'erbe e d'incanti: la medicina delle streghe”

Aboca 2018

Rate this item
(0 votes)
Last modified on Sunday, 29 April 2018 22:24
© 2022 FlipNews All Rights Reserved