L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

In uscita  SAR-HO, un romanzo di fantascienza scritto da Andrea Gelici.

By Marzia Carocci February 04, 2024 687

Una storia che s'inerpica nei grovigli della mente fra realtà e possibilità in uno spazio infinito. Piani paralleli? Mondi sconosciuti? Tutto da scoprire.

La fantascienza è la letteratura delle menti aperte

   autoritratto  Andrea Gelici

(John Brunner)

 

Buongiorno Andrea, tu sei molto conosciuto per la tua attività di pittore, un maestro che Firenze ha la fortuna di avere. Tantissimi successi, grande amore per la tua città che riesci a rendere ancora più bella grazie alla tua tecnica e ai tuoi particolari colori che ti identificano fra mille.

Hai pubblicato due libri di poesia. Per altro molto belli perché oltre sapere usare la struttura/tecnica poetica rendi il verso sublime e emozionale. Parli di vita, di nostalgie, di amore, di ricordi in un girovagare introspettivo nel quale i lettori spesso si identificano.

Sta per uscire adesso un tuo libro che esplora attraverso una storia di fantascienza diversi aspetti di questa. Il suo titolo è Sar-ho.

D_Chi è Sar-ho?

R-SAR-HO è uno dei protagonisti del mio romanzo.

Un essere extraterrestre che insieme ad altri compagni da vita a questa storia.

D_Usi un linguaggio tecnico e scelto  aprendoti a un racconto che imprigiona i lettori attenti creando suggestivi attimi fra la terra e l'oltre. Una storia molto particolare che si presta a mio parere a una sceneggiatura sul tema della fantascienza.

Perché questa tua scelta su un argomento indubbiamente d'interesse ma ultimamente meno ricercato o di nicchia?

R-Perché sono appassionato di questa narrativa così speciale da tanti anni e non l'ho mai considerata qualcosa di minore, anzi. Credo che certa fantascienza possa accreditarsi il diritto di stare fra le più importanti forme di letteratura. Autori come Ray Bradbury, Jack Vance, Clifford Simak, lo stesso Asimov e tanti altri che sarebbe troppo lungo (e discriminatorio) elencare, hanno dato a questo genere un' impronta indelebile di meraviglia. Per quanto riguarda la sceneggiatura sarebbe una sorpresa bellissima anche perché una grande mia passione è il cinema e portare sullo schermo una storia sarebbe come dare un nuovo colore usando altre dimensioni.

D_Come nasce il tuo interesse verso la fantascienza?

R- Mi sono avvicinato alla fantascienza da ragazzo.

Sono state le prime letture che mi hanno portato lì. Giulio Verne, Edgard Allan Poe, George Wells, giganti nelle loro intuizioni e nel raccontare.

Poi sono arrivati i fumetti, su tutto e tutti Flash Gordon disegnato dal grande Alex Raymond di cui conservo ancora tutta l'opera in diversi volumi. Le tavole di questo grande maestro, mi hanno condizionato e ispirato anche nei miei quadri. Ricordo di aver copiato su di un piccolo album i suoi disegni per impararne lo stile. Con la matita entravo in mondi diversi fuori dal consueto.

Di lui, uomo degli anni quaranta ho un ritratto che gli ho dedicato, una memoria che resta nel mio cuore dei miei giovani anni. 

D_Ti sei ispirato a qualcuno?

R-Bradbury insieme a Vance e Matheson sono gli autori che più ho letto e apprezzato, ma non sono gli unici. Frederic Brown maestro dell' umorismo fantascientifico, dei racconti brevi con finali spiazzanti fuori da ogni aspettativa logica, Dick straordinario visionario di un mondo in continua ascesa tra il reale e il non reale, forse quello che è stato ed è un profeta oltre che un grande scrittore.

Sono tanti gli autori come fare a ricordarli tutti? E insieme a loro anche le meravigliose copertine di tanti pittori e illustratori fra tutti Karel Thole, Kurt Caesar e Carlo Iacono.

D-Visto l'argomentazione non proprio semplice, attraverso quali tipi di informazioni, studi o ricerche ti sei servito?

R-Per poter scrivere, secondo me, bisogna leggere. Leggere il più possibile e un po' di tutto.

Nella mia libreria ci sono testi di filosofia, scienza, psicologia poesia e narrativa.Tra tutti voglio ricordare in ordine sopra elencato Karl R. Popper, Julian Barbour, R.D. Laing, Alfonso Gatto, Jack Kerouac.

Sono solo alcune delle letture che preferisco oltre ai libri che parlano di altri paesi della loro storia e abitudini diverse dalle nostre. Una in particolare è la cultura del Giappone nella sua essenza nel suo attribuire poteri sacri alla natura alla trascendenza al diverso modo di accettare la vita.

D-Hai nozioni di astronomia?

R-Sì, qualcosa ho letto, anche di astronomia.

All'età di diciotto anni, con i primi risparmi acquistai un telescopio che ancora oggi posseggo. Ho osservato il cielo passando notti insonni fra carte stellari, luna, pianeti e nebulose; e tanto freddo perché le migliori osservazioni riuscivo a farle d'inverno con il cielo terso.

Lo spazio mi ha sempre affascinato e spesso ho pensato che guardare le stelle è come cercare qualcosa dentro di noi.

Ora che non sono più giovane credo che il tempo perduto con gli occhi puntati in quel nero sia lo stesso che gli anni mi hanno tolto e reso, senza clamore.

D-Una domanda forse un po' impegnativa nella risposta: credi sia possibile che vi siano altre espressioni o forme di vita nell'universo?

R-Domanda davvero difficile.

Per quanto mi riguarda, per il mio modo di vedere la vita, sì.

Ne sono sicuro.

Credo nell' esistenza di altre forme di vita, forse non proprio come la nostra, anche perché sarebbe molto presuntuoso e arrogante immaginare qualcun altro con le nostre stesse caratteristiche e fisionomie. Siamo solo una piccola, piccolissima cosa in questo universo, un niente ed è solo la nostra grande presunzione, il nostro metro a voler immaginare una somiglianza. Se penso da quanto poco tempo è che ci siamo affacciati oltre il nostro pianeta e a tutte le scoperte fatte in questi ultimi anni, vedo solo l'introduzione a questo nuovo ciclo della scienza e dell'astronomia, il racconto è solo all' inizio anche se gli avvenimenti rischiano di distruggerlo.

Amo e ho amato l'astronomia come astrofilo, come un dilettante e ho sempre avuto una grande ammirazione per chi gli ha dedicato la vita, tra i tanti la grandissima Margherita Hack della quale ho un rispetto e un ricordo bellissimo. Uno dei suoi pensieri più belli: "Credo che uccidere qualsiasi creatura vivente, sia un po' come uccidere noi stessi e non vedo differenze tra il dolore di un animale e quello di un essere umano." Parole che sono in armonia con il vivere e l' universo.

D-Un libro da mille spunti di riflessione nonostante si tratti di opera da te inventata, potrebbe a tuo parere, esserci una infinitesimale traccia di verità fra le righe del tuo libro?

R.-Hai parlato di traccia, Marzia.

Forse è proprio quella che sta tra le righe del racconto.

Una traccia mai evidente ma presente.

Infondo nella storia, anche se inventata traspare il senso dell'incompiuto, del dubbio ed è quello che ho voluto lasciare al lettore fino alla fine quando nell' ultimo capitolo qualcosa si risolve, come nelle ultime parole delle note a fine pagina.

D-Una copertina davvero molto bella. Si tratta di un tuo dipinto. Cosa rappresenta? Vuoi dircelo?

R-La copertina di un libro penso sia lo specchio delle parole che lo compongono.

Mi sono ispirato alle vecchie illustrazioni degli anni d'oro della fantascienza, forse un po' retrò ma sicuramente sincera.

Lì sono rappresentati alcuni dei personaggi del romanzo e nella doppia immagine centrale i volti dei due protagonisti divisi da una colonna di luce aderiscono al senso della storia.

È un racconto che ho scritto basandomi anche su esperienze personali, certamente colorata con tanti risvolti immaginari che però in qualche modo identificano un tempo vissuto. Spero che chi lo leggerà abbia la voglia e la pazienza di andare oltre i primi capitoli perché tutto diventa interessante e collegato nel prosieguo della narrazione.

D-Il libro  corposo di quasi 300 pagine che uscirà verso fine febbraio, sarà ordinabile in tutte le librerie fisiche e su tutti gli store online

Farai presentazioni di questo tuo libro? Lo presenterai solo a Firenze o lo farai conoscere anche in altre città?

R-Il libro lo presenterò sicuramente a Firenze e spero di poterlo fare sia di fronte a persone che mi conoscono che a sconosciuti. Avere qualcuno che si interessa ai tuoi pensieri, al tuo modo di vedere la vita è una cosa importante e spero che non sia solo un' esposizione ma un dialogo partecipato. Non so se verrà presentato in altre città, non sono così famoso e importante, solo il tempo lo renderà possibile.

D-Adesso immagina di essere di fronte a un pubblico e apriti ad un tuo pensiero sulla fantascienza in genere. Cosa diresti?

  ALEX-RAYMOND dipinto di A.Gelici

R-Parlare di fantascienza è come parlare dei sogni.

Di quelli strani però, quelli così strani che sembra impossibile diventino realtà. Eppure, fin dagli albori di questo genere letterario tante sono state le invenzioni, le trasformazioni nel modo di vivere, le idee più impossibili che poi, col tempo si sono avverate.

Non voglio certo nobilitare la fantascienza a posteriori, però con il passare degli anni sono proprio questi che l'hanno aggiunta nel suo giusto posto per merito.

Quella moderna, nata negli anni venti con le riviste americane ed inglesi, senza troppe pretese letterarie dette il via a questa corrente avendo come obbiettivo un pubblico prevalentemente popolare che voleva evadere dal quotidiano attraverso racconti corredati da illustrazioni e da trame abbastanza semplici. Hugo Gernsback prima, e John W. Campbell poi, nella sua distillazione degli argomenti da solo pseudo-scienza ben descritta fatta di guerre spaziali, mostri, invenzioni incredibili e marziani, indirizzò gli argomenti verso un orizzonte più umano che poi, grazie  anche ad altre pubblicazioni aprì la strada alla fantascienza di carattere sociologico.

Questa trasformazione prende il via anche nel cinema, con l'arrivo di 2001 odissea nello spazio di Kubrick dirigendo e disegnando uno scenario notevolmente diverso dai film anni 50 e 60 ponendo questo genere nel posto che gli spettava anche se di esempi altrettanto famosi e di culto si erano avuti negli anni addietro. Voglio ricordare, uno per tutti, il film " Il pianeta proibito" che pur essendo del '56 è un piccolo capolavoro.

Se penso al giorno in cui vidi questi due film, il secondo dopo dieci anni dalla sua uscita in un cinema di periferia, ricordo che ero preso da un senso di paura e meraviglia lo stesso che provai tre anni dopo davanti ad una scimmia che batte con un osso, davanti ad un monolite il suo futuro fatto di astronavi.

Artur Clarke scrisse il racconto da cui fu tratto il film; un grande scrittore oltre che scienziato che come tanti altri, della fantascienza hanno fatto la loro vita.

In chiusura chiedo sempre ai miei intervistati di sentirsi liberi di esprimere il loro pensiero sull'argomento per il quale sono stati intervistati.

A te la parola

R-Adesso dovrei parlare del perché di questa intervista, il mio libro, la sua storia, ma non farò niente di tutto questo. Voglio solo concludere con le parole di Boris Vian un jazzista francese che intervistato sull'argomento rispose così: La fantascienza è una nuova mistica, è la resurrezione della poesia epica: l' uomo e il suo superamento, l'eroe e le sue imprese, la lotta contro l'ignoto.

Grazie Marzia, grazie per questa opportunità.

 

http://www.andreagelici.it/

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Last modified on Sunday, 04 February 2024 20:45
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