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Giovanni De Ficchy è uno Scrittore di elevata cultura, criminologo e giornalista indipendente specializzato in scenari internazionali, oltre che in questioni economiche. Il suo nuovo romanzo storico “Storia di uomini straordinari, Ricordi di un altro giorno”, tratta di storie vere, verificatisi nell’ambito della seconda guerra mondiale.
L’idea di scrivere questo testo nacque un giorno dalla visita inaspettata di un avvocato che giunse nello studio dove Giovanni svolge la sua attività e dal momento che questo signore stava effettuando una ricerca storica, gli domandò se fosse parente del magistrato De Ficchy che nel passato assunse notorietà per delle vicende collegate al conflitto mondiale. La risposta fu affermativa, poiché si trattava del padre di suo nonno che era stato Primo Presidente di Corte di Cassazione durante la Seconda Guerra mondiale e nel primo dopoguerra. L’avvocato aggiunse che dai documenti in suo possesso risultava che il Presidente De Ficchy aveva annullato delle sentenze di morte riguardo alcuni gerarchi fascisti perché probabilmente parteggiava per loro. Giovanni escluse questa ipotesi e rivelò che il suo capostipite era solo un cattolico praticante che si era sempre dimostrato contrario alla pena di morte.
E' certo invece, che tutte le sentenze avverse alle opinioni dei dirigenti fascisti del governo di allora, gli costarono molto, in termini di carriera.
In “Storia di uomini straordinari, Ricordi di un altro giorno”, sono inoltre ricordati i bombardamenti di Roma durante il conflitto bellico, alla Garbatella, allo scalo di San Lorenzo e a Piazzale Trastevere.
Roma durante la seconda guerra mondiale venne dichiarata “città aperta”, in quanto patrimonio dell’umanità , ma questo non gli impedì di subire 42 bombardamenti dove si contarono migliaia di morti.
Ho incontrato Giovanni De Ficchy per ascoltare dalla sua viva voce gli aspetti più importanti del suo libro. Gli avvenimenti si devono sempre inserire sotto la giusta lente
d’ingrandimento, vero?
Ho sempre respirato sin da piccolo l’aria del diritto e della legalità.
A casa mia sono cresciuto con diversi parenti magistrati, lo stesso mio padre è avvocato così come lo è mio fratello. Già nel passato dai racconti di mio nonno ero venuto a conoscenza dell'atteggiamento eroico di suo padre che durante il fascismo, salvò dalla fucilazione dei condannati a morte, esattamente tredici persone.
Posso affermare che è stato un magnifico esempio di dirittura e di coraggio annullare tante sentenze ingiuste che seguivano soltanto le imposizioni che venivano dall’alto.
Il 19 gennaio 1950 Vincenzo De Ficchy venne collocato a riposo per raggiunti limiti di età con il titolo onorifico di Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione e gli venne conferita la medaglia d’oro per la sua lunga e operosa carriera.
Alla sua scomparsa avvenuta il 14 Settembre 1959, anche la stampa ne ricordò il suo lungo e onesto impegno di magistrato.
Giovanni De Ficchy |
Giovanni questa edizione parla di uomini straordinari e a tale proposito il Magistrato Vincenzo De Ficchy deve essere ritenuto tale.
E’ sempre stato un giudice sereno ed imparziale ad osservare scrupolosamente le leggi.
A lui si appellavano le persone ormai prive di speranza e così salvò la vita a parecchie persone.
Oggi si può certificare che siamo sull’ordine delle 17.000 condanne a morte annullate.
Dopo l’annullamento delle condanne, applicava l’amnistia prevista dal governo, che consentiva agli ex detenuti di essere addirittura reintegrati dallo stato e restituiva loro anche i posti di lavoro.
Vincenzo De Ficchy si adoperò molto per salvare degli ebrei che vivevano in Italia, vero?
Si faceva parte insieme a suo figlio (mio nonno. che era capitano commissario di polizia) del Servizio Segreto del papa, durante la guerra qui a Roma.
“Raphael’s Verein” era il nome della rete cattolica segreta che cercava di salvare ebrei e altre persone che correvano il rischio di essere internati nei campi di concentramento.
Ci fu anche chi asserì che il papa in quel periodo non si dette molto da fare per salvare gli ebrei, ma io so per certo invece, che si adoperò molto per aiutarli.
Chiaramente il papa non lo poteva fare direttamente, perchè la Chiesa deve essere sempre al di sopra di ogni contesa ed è per tutti.
Uno degli obiettivi della rete era quello di permettere la fuga dalla Germania, attraverso l’Italia, verso la Svizzera o Lisbona (Portogallo), motivo per il quale la rete contava su alcuni uomini, in ciascuno di questi quattro Paesi.
In “Storia di uomini straordinari, Ricordi di un altro giorno”, Il tuo illustre antenato indubbiamente si trovò in grandi difficoltà a svolgere le sue funzioni.
Si, Gli fecero addirittura un processo perché apparteneva alla "LOVRE" Organizzazione dei Volontari per la Repressione al Servizio Segreto. Volevano che desse le dimissioni dal Consiglio Superiore della Magistratura. Alla fine scrisse al Ministro dicendo che era stato tutto un malinteso.
Prima dovette subire le ritorsioni dei Fascisti e poi dopo aver salvato queste persone dalla condanna a morte, venne preso di mira anche dai Comunisti.
Che cos’era il morbo di Kappa che venne identificato come molto contagioso?
Il morbo Kappa lo inventarono Giovanni Borromeo, primario dell’ospedale e convinto antifascista, insieme allo studente partigiano Adriano Ossicini anche lui medico che poi diventò Senatore della Sicilia Indipendente.
Il morbo di K definito come “ molto contagioso“, in realtà venne escogitato solamente per il nobile scopo di salvare la vita di decine di persone. All’ospedale Fatebenefratelli c’era un intero reparto dedicato al morbo di K, in cui venivano ricoverati i “malati”, soprattutto ebrei e polacchi. “K” in realtà erano le iniziali dei cognomi degli ufficiali nazisti Albert Kesselring e Herbert Kappler, all’epoca incaricati di organizzare la deportazione degli ebrei italiani.
Nelle certificazioni mediche si faceva finta che qualcuno si era contagiato e che decedeva, poi si faceva il certificato di morte ed i documenti di altre nazioni. In questo modo riuscivano a portarli via dall’Italia.
Nel tuo libro descrivi la figura del Re Vittorio Emanuele III di Savoia che durante il conflitto, non fece indubbiamente una bella figura.
Si, il re denominato “Sciaboletta” scappò per non finire in mano alle SS, insieme a tutti i suoi 29 generali e si rifugiò in una zona tra Brindisi e Bari, che gli alleati avevano militarizzato. Il re fece veramente una figura meschina e quando mio nonno si recò dai carabinieri per salvare i generali dal momento che stavano per arrivare i tedeschi, non riuscì a farlo in tempo, perché vennero in fretta caricati sui furgoni e per poco non catturarono pure lui.
I lettori dove possono trovare il tuo libro “Storia di uomini straordinari, Ricordi di un altro giorno” ?
Il volume è edito da Amazon, ma presto verrà distribuito anche da un altro Editore.
Grazie Giovanni De Ficchy