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Stella Stollo e The Botticelli Killings

By Michela Zanarella October 17, 2016 10039

I delitti della primavera, quarto romanzo per l’autrice Stella Stollo, è ora disponibile in lingua inglese con il titolo ‘The Botticelli Killings’. Il libro edito da Graphofeel continua ad ottenere consensi sia dai lettori che dalla critica e presto raggiungerà anche la Fiera del Libro di Francoforte che si terrà dal 19 al 23 ottobre 2016 nella città tedesca. Il thriller storico risulta avvincente sin dalle prime pagine, la scrittura è fluida e incisiva, raffinata ed avvolgente. Siamo nella Firenze di fine 1400 e la città medicea viene sconvolta da una serie di delitti. Accanto ai corpi delle vittime, tutte donne appartenenti alla ricca borghesia, vengono trovati oggetti che richiamano al dipinto “L’allegoria della primavera” di Sandro Botticelli. E sarà proprio attorno a quest’opera che si svilupperà un intreccio narrativo davvero emozionante tra personaggi reali ed altri di pura fantasia. Incontriamo Stella Stollo per saperne di più.

The Botticelli Killings, un nuovo traguardo per il libro “I delitti della primavera”, come è nata l’edizione in lingua inglese?

“L’edizione in inglese è di sicuro un traguardo importante e sono grata alla casa editrice Graphofeel per avermi aiutata ad arrivare fin qui. La traduzione eseguita da Juliet Bates (insegnante madrelingua, psicologa e traduttrice con una passione particolare per testi storici e contenuti esoterici) rispecchia con acume e sensibilità lo spirito del testo e dei personaggi. La copertina per la nuova edizione, realizzata dal grafico Carlo Vignapiano, è magnifica. Insomma, la soddisfazione è grande, ma speriamo di non fermarci qui e che si presentino altri traguardi da raggiungere… magari il libro ha in serbo nuove sorprese!”

Il romanzo prende forma intorno al dipinto “L’allegoria della primavera” di Botticelli, che significato ha per lei quest’opera?

“Rappresenta una concezione dell’arte: bellezza sì, fatta di grazia e armonia e specchio di una realtà ideale, ma bellezza non fine a se stessa. Nel mio libro Botticelli e Leonardo concordano su questo: I poeti hanno i codici linguistici e possono nascondere i loro messaggi tra le parole. Noi pittori possiamo parlare solo attraverso il linguaggio dei segni e i codici numerici. Nonostante più volte nel romanzo venga evidenziato come il modo di dipingere dei due artisti sia molto diverso, viene anche ribadito che la loro pittura si basa sullo stesso presupposto: entrambi ritengono che l’arte sia tutt’uno con la scienza e possa contenere e comunicare tutto il bagaglio delle conoscenze umane.

Botticelli non diede mai un titolo al suo capolavoro e il nome “La Primavera” gli è stato attribuito sulla base di una delle chiavi di lettura dell’opera, quella allegorica. Nel mio romanzo il pittore afferma che avrebbe voluto chiamarla “Il Viaggio”, riferendosi al viaggio dell’umanità attraverso un’alternanza ciclica di secoli bui e secoli di luce. Il compito delle opere d’arte è quello di brillare al pari di tutte le stelle destinate a guidare, nelle lunghe notti, l’umanità in viaggio.”

Cosa l’ha portata ad ambientare la narrazione nella Firenze di fine 1400? Come si è documentata per affrontare questo preciso momento storico?

“Certo, avrei potuto imbastire intorno a “La Primavera” una storia ambientata ai nostri giorni, magari con degli investigatori impegnati a collegare le figure del quadro ai noti delitti del “mostro” di Firenze , ma la tentazione di spostarmi nel passato era troppo forte. Anche come lettrice ho un debole per la narrativa storica oppure per la fantascienza che parla di viaggi nel tempo, e scrivere un romanzo a sfondo storico è senz’altro una fantastica “Macchina del Tempo” . Il lungo e necessario periodo della documentazione ha il potere di catapultarti in un’altra epoca e di farti rivivere eventi e atmosfere per le quali inizi a provare nostalgia, come facessero parte della tua vita passata. E in un certo senso è così, perché fanno parte del passato dell’Umanità. Ci sono epoche che mi attraggono particolarmente e in cui ho sempre desiderato soggiornare per un po’, epoche che sono sempre legate a luoghi: una di queste è il 1400 a Firenze.”

Un killer, delle vittime, una serie di oggetti, tutti elementi per uno sviluppo narrativo che si avvicina al thriller storico, pensa sia giusto come genere di riferimento al suo libro?

“In realtà, preferirei superare i confini del genere. Il mio romanzo come l’opera a cui si ispira, offre diverse chiavi di lettura e molteplici contenuti. All’interno dello sfondo storico della Signoria dei Medici, con i suoi fasti e il fervore culturale del nuovo Umanesimo, si incastrano storie di vario genere: artistico, filosofico, sociale, sentimentale. E poi c’è anche l’intreccio dei crimini che è una sorta di collante tra tutto il resto. Autori ben più autorevoli di me hanno usato la tecnica del poliziesco o del giallo per veicolare altri contenuti e riflessioni politiche e sociali. Ma non si tratta solo di questo. Nel mio caso devo dire che la disciplina di scrittura, la logica e il ritmo serrato tipici del Thriller mi hanno aiutata a non perdere l’orientamento tra le varie storie che andavo costruendo e a procedere con una certa coerenza narrativa.”

Botticelli, Lippi e la bellissima Simonetta Vespucci, sono al centro della trama in un triangolo di relazioni e sentimenti. L’io narrante è però Filippino Lippi, perché questa scelta?

“Tralasciando la mia infatuazione adolescenziale per Filippino Lippi ormai nota e il fatto che per anni ho girato con la cartolina del suo autoritratto nel diario, penso di averlo scelto come io narrante perché tra tutti i personaggi reali del mio libro è il meno famoso. Ingiustamente, a mio avviso, il suo grande talento di pittore è stato oscurato dalla fama di suo padre Filippo e da quella, enorme, del suo maestro Sandro Botticelli. Un specie di rivalsa, insomma. Così come cerco di dare una nuova immagine di Simonetta, passata alla Storia come musa di straordinaria bellezza fisica, mettendo in evidenza la bellezza della sua personalità brillante e la sua mentalità trasgressiva e moderna. Al contrario, trovando ingiusto che di Leonardo da Vinci venga sempre lodata la mente eccezionale e nell’aspetto fisico sia sempre ricordato come un vecchio con la barba e i capelli bianchi, ho voluto esaltare il fascino ammaliante e seducente del suo corpo giovanile.”

Il romanzo seppur ambientato nel passato ha chiari riferimenti con fatti di cronaca attuali, come i tanti casi di femminicidio, è così?

“Questa è una delle preziose opportunità offerte dalla narrativa a sfondo storico: evidenziare come nel corso dei secoli restino immutati certi atteggiamenti dell’animo umano. Sono passati ben oltre cinque secoli da quell’epoca, ma purtroppo assistiamo continuamente al ripetersi degli stessi orrori. Il fenomeno chiamato femminicidio è l’estrema conseguenza delle forme di violenza esistenti contro le donne e affonda le sue radici in pregiudizi, discriminazioni di genere e comportamenti che vengono da epoche molto lontane nel tempo, e che i governi di tutto il mondo non si sono mai impegnati seriamente a eliminare.”

Secondo lei cosa apprezzeranno i lettori anglofoni di questa edizione?

“Spero quello che hanno apprezzato finora i lettori italiani, ovvero l’ingenuità ma anche l’umiltà con cui mi sono posta di fronte a una materia di cui non conoscevo nulla; l’impegno e la serietà nel documentarmi per ricreare un contesto con personaggi e situazioni verosimili o comunque probabili. E magari li stuzzicherà l’idea che “La Primavera” possa essere stata dedicata da Botticelli al suo amico Amerigo Vespucci come talismano propiziatorio al viaggio verso il Nuovo Mondo.”

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Last modified on Tuesday, 18 October 2016 08:07
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