L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Le nuove speranze del cinema italiano. Incontro con l’attore Fabrizio Colica.

By Nicoletta Chiorri July 08, 2016 13908

Determinazione, umiltà, coraggio, talento, tenacia, spontaneità. È quanto emerge dall’incontro con l’attore Fabrizio Colica, tra i protagonisti del film d’esordio di Ludovico Di Martino: “Il Nostro Ultimo”. Nato a Roma, classe 1991, Fabrizio ha sempre vissuto nella zona di Ponte Milvio, dove, come lui stesso ha precisato “chi vuol fare l'attore è una pecora nera”. Padre avvocato, frequenta per due anni e mezzo la facoltà di Giurisprudenza. Si accorge però che quella non è la sua strada. Decide così di iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove sta frequentando il terzo anno. Recentemente un video caricato sul web, in cui imita Alessandro Di Battista, insieme a Liliana Donna Fiorelli, che imita la neo eletta Sindaca Virginia Raggi, sta avendo moltissime visualizzazioni. (Link al video http://video.espresso.repubblica.it/tutti-i-video/dibba-e-virgy-la-coppia-piu-bella-del-mondo/8806/8898).

“Il Nostro Ultimo”, vincitore come Miglior Film al Ferrara Film Festival e Miglior Attore al Milan International Film Festival, racconta di due fratelli, Fabrizio e Guglielmo, che decidono di esaudire il desiderio espresso dalla madre prima di morire: partire per un’ultima vacanza insieme. Inizia così il viaggio verso la Sicilia, con la bara della madre legata al portapacchi di una vecchia utilitaria, che li porterà a confrontarsi con il

gg 
 Fabrizio Colica

passato e a vedere il futuro con occhi diversi.

Il mestiere dell’attore. Cosa ti ha spinto a scegliere questa strada?

Probabilmente lo sapevo sin da quando ero piccolo. A otto anni mi divertivo a osservare e imitare parenti, amici, compagni di classe e maestre. Addirittura riproducevo le "facce delle macchine": ero convinto che avessero un’espressione e la riproducevo fedelmente, qualsiasi modello, Fiat, Ford, Mercedes, Audi…tutte! Più che qualcosa che mi abbia spinto a fare questo mestiere, ci sono tante cose che mi spingono in continuazione a non farlo: paure, insicurezze, scelte universitarie sbagliate e frustrazione. Sono questi i veri ostacoli che si incontrano e, finora, devo dire, li sto affrontando tutti. È troppo bello questo lavoro per arrendersi così presto.

Come si diventa attori?

Ormai chiunque può diventare attore. Siamo in un periodo che chiamerei Neo-neorealismo. Al cinema vogliamo vedere rappresentata la verità, così com'è. Quindi per rappresentare la verità bisogna osservarla e riprodurla. Le scuole di recitazione possono farti conoscere metodi e tecniche per la riproduzione, ma per l'osservazione nessuno può insegnarci niente. Io spesso, in metro, sorpasso il limite dello stalking! Mi piace osservare le persone, immaginare cosa stiano pensando, cosa mangeranno la sera, che giornata hanno avuto...

Hai dei modelli di riferimento?

Continuando il discorso di prima, non ho modelli di riferimento tra gli attori famosi, bensì tra le persone. Quando leggo un copione o una sceneggiatura, mi ritrovo a figurarmi in testa tipologie di persone che conosco, che starebbero bene in quel ruolo. Ammiro tantissimi professionisti del passato e contemporanei. Tra questi ultimi, uno che mi stupisce sempre è Elio Germano. È un attore generoso, che si catapulta in un ruolo e ci mostra tutte le sfaccettature ogni volta in maniera diversa.

Parliamo del film che ti vede protagonista, “Il Nostro Ultimo” di Ludovico Di Martino. Come hai lavorato sul personaggio?

Il personaggio de “Il Nostro Ultimo” si chiama Fabrizio, come me. Ludovico l'ha scritto proprio su di me perché era sicuro, già prima di scriverlo, che quel ruolo l'avrei interpretato io. Me lo ha cucito addosso e l’estate in cui abbiamo girato, mi sono ritrovato ad affrontare tutte le situazioni che affrontava quel personaggio, non da attore, ma da persona. E quindi le domande che mi facevo erano: "cosa farei io qui?", "come reagirei a questa cosa?". Il personaggio di Fabrizio è Fabrizio Colica che si trova a fare cose che farebbe Ludovico Di Martino.

Il film è definito una commedia noir. Trovi che il noir sia il genere giusto per indagare l’universo dei sentimenti umani?

Effettivamente è un film noir per quanto riguarda l'atmosfera. C'è suspance, amarezza, dubbio. Per quanto riguarda il soggetto, però, ha poco di noir. L'importante (noir o non noir) è che siamo riusciti a indagare su questo universo dei sentimenti.

Nella storia c’è anche un messaggio positivo: a volte le disgrazie ci predispongono alla crescita e ci aiutano a rivalutare determinati valori.

È proprio così. Come diceva un poeta libanese: "Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza". Il personaggio di Fabrizio ha assorbito tutta la sofferenza della madre nella sua malattia, Guglielmo no. Questo rende Fabrizio molto più maturo del fratello, non solo per un fattore anagrafico. Il viaggio con la bara della mamma, fa maturare Guglielmo e alleggerisce Fabrizio dal senso di colpa con un conseguente scambio di valori tra i due.

Quali difficoltà e quali vantaggi ha comportato l’autoproduzione di quest’opera?

Devo dire che, da attore, non ho sentito per niente le difficoltà. Come dico sempre, i veri eroi di questo film, oltre a quelli che ci hanno creduto e hanno investito i soldi, sono gli assistenti, i macchinisti, i runner, quelli che fermavano le macchine sotto il caldo, quelli che ci portavano i cestini sul set e che hanno svolto questi compiti scomodi solamente per amore del set e per un progetto a cui credevano, senza che nessuno lo venisse a sapere e senza un nome in cartellone. Non avere molti soldi è stato anche più entusiasmante per tutti quanti, perché ci rendeva tutti coproduttori e quindi responsabili del risultato finale.

Cosa potrebbero fare le istituzioni per incoraggiare i giovani in questo settore?

Prima di parlare di istituzioni dovremmo parlare di addetti ai lavori e prima ancora di parlare degli addetti ai lavori dovremmo parlare di quelli che aspirano ad esserlo. A Ludovico va riconosciuto, oltre il talento, il coraggio. È stato coraggioso a girare, come opera prima, un lungometraggio che avesse come protagonisti due attori esordienti o, detto papale papale, due sconosciuti. Quello che noto anche al Centro Sperimentale di Cinematografia, che finirò di frequentare a dicembre, è che la maggior parte degli studenti di regia hanno paura di sperimentare. Per i loro corti di diploma o per le loro opere prime puntano sui nomi famosi, senza neanche informarsi se, nella stessa scuola, ci sia uno studente di recitazione talentuoso con cui poter lavorare. Neanche ci vengono a vedere quando facciamo delle prove aperte o gli spettacoli di fine trimestre. Prima di parlare di cosa non funzioni ai piani alti, vorrei capire perché i giovani abbiano paura di sperimentare.

Un cast fatto di attori emergenti e professionisti, che atmosfera si respirava sul set? Vuoi raccontarci qualche aneddoto durante le riprese?

L'atmosfera che si respirava sul set era di profonda responsabilità, ma nello stesso tempo si giocava in continuazione. Ogni reparto era concentrato a dare il meglio di sé nel modo più professionale possibile, in un clima di rispetto e fiducia. Nei momenti di pausa o a fine set sembravamo una classe in gita scolastica. Durante le cene si cantava, si urlava, si scherzava. Gli abitanti dei paesini in cui giravamo erano in subuglio, non solo perché vedevano passare una macchina con una bara, ma anche perché la nostra allegria non passava inosservata. Anche i professionisti che si trovavano a girare una o due giornate con noi rimanevano colpiti dal clima che c'era sul set. In particolare, Giobbe Covatta ci ha mandato un bellissimo messaggio dopo aver girato con noi. Sembrava che fossimo stati noi a dare qualcosa a lui e non il contrario. Anche con Pietro De Silva siamo rimasti in buonissimi rapporti e ogni volta che mi vede, oltre a dirmi che assomiglio a Gigi Proietti, mi ripete quanto si sia divertito a girare insieme a noi.

Progetti futuri?

FB IMG 1467960016029Ho ripreso da poco a scrivere e, insieme a mio fratello, stiamo mettendo su una serie sulla vita di un aspirante attore. L'idea nasceva da momenti di frustrazione in cui io e mio fratello Claudio (anche lui attore e autore) ci trovavamo in camera a lamentarci delle nostre carriere e dei personaggi che si incontrano in questo stravagante ambiente. Questi personaggi sono stati riportati in chiave comica in piccoli episodi che gireremo ad agosto. È la prima volta che "uniamo le forze" seriamente e sono sicuro che usciranno grandi cose.

“Il Nostro Ultimo” sarà proiettato sabato 9 Luglio alle ore 22:30 al Parco degli Acquedotti (ingresso altezza Subaugusta). Sarà presente parte del cast. L'ingresso è gratuito.

Rate this item
(0 votes)
Last modified on Friday, 08 July 2016 18:30
© 2022 FlipNews All Rights Reserved