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La mano dell'Angelo punta alla luce che entra dalla finestra, il bel volto rivolto dalla parte opposta, il corpo avvitato in una piroetta d'atterraggio, enfatizzata dal vorticoso moto delle vesti. L'impeto improvviso, sconvolge la quiete della Vergine, che si ritrae istintivamente, tutti i muscoli contratti, il battito del cuore sospeso dal colpo dello spavento. La seggiola, urtata dall'improvviso ritrarsi, è in precario equilibrio. Così Francesco Mochi descrive l’Annunciazione tra il 1603 e 1608. Concepita per il Duomo di Orvieto, insieme agli Apostoli, faceva parte della decorazione barocca, violentemente rimossa, quando la moda purista ha voluto riportare ad un finto, perché ricostruito quasi dal nulla, aspetto medievale, la cattedrale.
Solo pochi anni fa le sculture, bistrattate dalle rimozioni del 1897 dal Duomo e del 1989, da Palazzo Soliano, seguita, quest'ultima, dal nascondimento, hanno ritrovato dignità, nel suggestivo allestimento nella ex chiesa di S. Agostino, parte del complesso espositivo del Museo dell'Opera del Duomo, nel 2006. Allestimento suggestivo dell'effetto luce per l'Annunciazione e del candore delle pareti per le statue degli Apostoli, ma lo spazio è forse un po' ristretto, rispetto all'originario, tanto da aver "impedito" il trasferimento anche delle basi delle sculture.
Francesco Mochi è uno degli scultori più importanti del Seicento, sua la Veronica, nella nicchia di uno dei pilastri della cupola di San Pietro in Vaticano. Tra gli altri autori delle statue degli Apostoli, realizzate tra il XV e XVIII secolo, Raffaello da Montelupo, Francesco Mosca, Ippolito Scalza, Giambologna.
Dagli anni Ottanta del Novecento, si pensa di far tornare al loro posto le statue barocche.
Il convegno tenutosi in "campo neutrale" ai Musei Vaticani, ha fatto il punto della situazione.
In apertura, con un nostalgico e felice colpo di scena, Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, ha presentato il documentario del 1996, parte del ciclo «L'arte negata», che riportava l'opinione, favorevole al rientro, dello storico dell'arte, Federico Zeri.
Alla presenza dei rappresentanti delle autorità coinvolte nella decisione: Diocesi, Opera del Duomo, Ministero dei Beni Culturali e Turismo, Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, Università, sono state presentate le relazioni.
Tra queste, quella di Giuseppe M. Della Fina ha ripercorso la posizione di Cesare Brandi, storico dell'arte, padre della teoria del restauro; Gisella Capponi ha, invece, illustrato le distruzioni e la a-storicità del restauro purista, ma anche le incongruenze del riallestimento, che produrrebbe sostanzialmente un altro falso storico e pesante manomissione, anche se la buona conservazione delle basi delle statue e il "costo ridotto", sono punti a favore.
Ai posteri, molto probabilmente molto prossimi, l'ardua sentenza.