L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Mangiare in Danimarca

By Valentina Roselli March 31, 2017 8987

Tre anni fa scrivevo per un periodico che consigliava itinerari turistici europei e quindi fui spedita nel paese di Amleto. Da lì, una mia corrispondenza semiseria su vizi e virtù di una nazione per molti aspetti a noi ancora sconosciuta.

Sulla guida Lonely planet   c’è scritto che la capitale danese è una delle migliori destinazioni culinarie di tutta Europa. Secondo la guida Michelin il miglior ristorante del mondo 2014 è  il Noma nel quartiere orientale  della città. Ebbene tutto può essere, ma la sottoscritta trova la cucina danese ridotta, pesante , ripetitiva e inspiegabilmente costosa.
Non che sia male se vi piace lo stile Mcdonald hamburger, patatine fritte e salse strane, solo più saporite e genuine al costo minimo di almeno 50 euro in due, oppure le zuppa di anguilla per antipasto o la gustosa  smørrebrød una fetta di pane di segale imburrata e ricoperta di carne o pesce.

Anche il pesce va per la maggiore aringhe, merluzzo impanato e   salmone quello vero, ma insomma la domanda che ricorre nella mia mente mentre cerco un ristorante per il pranzo è questa: “Perché in Italia non trovi ogni 400 metri  un ristorante danese mentre qui è un florilegio di pizzerie, ristoranti e bar italiani ad ogni angolo e quando non si trova un esercizio commerciale si legge comunque un piatto della cucina italiana anche nel menù del pub più sperduto sulla costa del mare del nord?

Qualcuno potrebbe rispondere:  perché sono gli italiani ad andarsene in giro per il mondo, però io  pronta ribadisco che molti di  questi esercizi sono gestiti da danesi non da nostri compatrioti quindi la nostra cucina è un articolo che va per la maggiore a prescindere.

Da amica voglio quindi darvi un consiglio se capitate a Copenhagen e pensate che la cucina danese non faccia per voi andate pure in uno dei tanti ristoranti italiani presenti in loco, ma attenzione che siano gestiti da connazionali. Io ho voluto festeggiare in un finto ristorante italiano. Mai mossa fu più sbagliata. A parte il modo fantasioso in cui vi presentano i piatti, antipasti secondi e primi che chiamano “paste”  e relativo costo che rasenta il furto, vi renderete conto che le  strane pietanze che sono capaci di produrre non sono solo quelle che leggete sul menù come la pizza al ragù o  alla ricotta,  ma anche obbrobri camuffati che fiduciosi avete ordinato fidandovi di quanto scritto.

Sapete come erano composte le mie pappardelle al ragù? Tagliatelle, lesso rifatto al sugo e noccioline messicane. Complimenti alla fantasia del cuoco ma roba che se la servivano a mia nonna sarebbe andata in cucina con un mattarello per farsi giustizia.

Rate this item
(0 votes)
Last modified on Saturday, 01 April 2017 09:35
© 2022 FlipNews All Rights Reserved