L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Da “L’info-Journal” 2016 n.98 della fondazione Brigitte Bardot.
La Spagna è uno dei pochi paesi europei ad autorizzare la caccia con i levrieri. Un tipo di caccia che si pratica senza fucile: il compito spetta al levriere che la ghermisce e la uccide sotto lo sguardo dei galgueros (cacciatori). In Spagna i levrieri sono considerati semplici oggetti di caccia e il loro calvario inizia fin da cuccioli. Per essere più efficienti possibili subiscono un durissimo allenamento che consiste nell’attaccarli ad un veicolo e obbligarli a seguirlo per decine di chilometri. Ma quando all’età di 3-4 le loro prestazioni di caccia diminuiscono vengono considerati inutili e quindi vengono uccisi o abbandonati.
Secondo una vergognosa tradizione il cane che non ha cacciato bene ha perso il suo onore e questo dà il diritto al galgueros di vendicarsi e far soffrire l’animale per lavare l’onta. Il grado di crudeltà da infliggere dipende dalle capacità del cane durante le stagioni di caccia. Il metodo più utilizzato è l’impiccagione con due varianti: impiccagione alta per i cani che hanno cacciato bene con morte rapida perché le zampe dell’animale non toccano il suolo, oppure bassa in cui l’agonia può durare molti giorni perché le zampe posteriori del levriero toccano terra. Talvolta vengono anche bruciati vivi, mutilati, trainati dietro un automobile o ancora abbandonati nei pozzi o immersi nella candeggina. Secondo le associazioni animaliste ogni anno migliaia di levrieri sarebbero uccisi o abbandonati alla fine della stagione della caccia principalmente nelle regioni del Castille-la-Manche, Castille-et-Leon e nell’Andalusia.
Anche se il codice penale spagnolo punisce severamente la violenza sugli animali domestici anche con un anno di prigione, occorre la flagranza del delitto e questo non succede quasi mai. A questo si aggiunge il lassismo delle autorità in un paese in cui il re e buona parte dei deputati sono essi stessi cacciatori, nonostante l’art. 13 del trattato di Lisbona che sancisce che gli Stati membri sono tenuti a tutelare il benessere degli animali.