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Legge ribaltata invasione assicurata

By Alberto Zei August 02, 2019 5186

Di nome e di fatto gli “Orologi del mare” si presentano con cronologica puntualità davanti ai porti del nostro Paese per scaricare il fardello politico anti italiano delle violazioni in dispregio alle leggi; leggi che però, troveranno sempre il livore politico della interpretazione contro l’attuale “Nemico” da abbattere.

 

 

Premessa della situazione

Si sostiene per scagionare le intenzioni del capitano della Sea Watch, di non aver compiuto alcun atto ostile nei confronti dell'Italia in quanto la forzatura dell’ approdo da parte di una nave che trasportava profughi non può rappresentare alcuna minaccia; ragion per cui questa o altre navi che ancora si presenteranno con loro carico nei porti italiani, potranno attraccare senza problemi poiché tutto ciò è stato reso regolare.

 

Le obbiezioni

La prima obiezione da fare è che una ONG come la Sea Wacth, predisposta proprio a questo scopo non può prescindere dalla responsabilità dei ruoli del personale di bordo e di terra e dalla premeditata consapevolezza di violare con la forza il preventivo divieto di approdo di uno Stato sovrano.

La seconda obiezione è di carattere interpretativo così come interpretativa è stata la giustificazione giuridica a favore della Sea Wacth fino adesso ottenuta, per ammantare di legalità lo sbarco delle persone trasbordate.

Ma ricercare per mare imbarcazioni di clandestini destinati in Europa e trasferire a bordo tutti quanti per dirigersi nel nostro Paese, malgrado il tassativo divieto delle Autorità italiane, significa mettere in atto una sorta di trasferimento pilotato di clandestini che oltretutto, potevano essere diretti altrove.   Si tratta quindi di una fattispecie di violazione che non può avere qualità diverse da quelle che scaturiscono da una invasione di gruppo oltre il fatto che la Sea Wotch ha approdato in porto in condizioni di scontro fisico con navi militari che ne impedivano l’ ingresso.

 

 

La reiterata intenzione

Il fatto non è avvenuto casualmente per eventi naturali e imprevisti, ma attraverso la pervicace volontà del comandante, di andare prima a cercare per mare i passeggeri delle imbarcazioni partite dalle coste africane (questo è il compito) per trasferirli poi, a bordo, iniziando così la forzatura politica e militare delle nostre direttive costiere.

Era di recente avvenuta la incresciosa imposizione dell’accoglienza in un porto italiano della nave Diciotti; fatto questo che ha rappresentato per la politica interna e internazionale la messa in accusa del Ministro delI‘Interno e la logorante contrapposizione politica tra Parlamento e governo sottratto alle consuete attività costituzionali.

Ecco che certamente con intenzioni ostili nei confronti del Governo italiano, si presenta per lo stesso scopo ora, una nave olandese con comandante tedesco che dall’oceano transita nel Mediterraneo. Questa si mette alla ricerca dei “naufraghi” che si trovavano ancora in terra d’ Africa e che naufraghi non erano, neppure quando dalla loro imbarcazione erano stati trasbordati sulla Sea Watch.

Infatti, quando la Rackete li ha   prelevati dall’ imbarcazione che li trasportava, questi non si trovavano affatto in difficoltà di navigazione e tanto meno pericolo di vita; quindi il trasbordo è avvenuto senza alcuna emergenza che lo esigesse.

D’ altra parte le intenzioni del comandante dopo l’ imbarco di venire ad approdare in Italia si evincono chiaramente per essere rimasto in attesa davanti alle coste italiane per due settimane , mentre avrebbe potuto dirigersi ovunque, in questo stesso tempo.

La Rackete quindi non ha agito in stato di necessità o di pericolo o di forza maggiore previsti dal codice penale per l’impunibilità in queste circostanze. Ha agito invece sotto la premeditata ostinazione di trasportare i clandestini in Italia con il pretesto zoppo di adempiere ad un dovere da lei stessa creato, a danno e in beffa delle istituzioni del nostro Paese.

 

 

Non si tratta di capricci

Dopo i ripetuti dinieghi delle autorità portuali, il comandante Carola Racketeha continuato la serie delle disobbedienze fino allo speronamento di una nostra nave da guerra (motovedetta) del blocco navale che le autorità marittime avevano predisposto per evitare lo sbarco.

Il divieto infatti, va commisurato al contesto politico di sicurezza demografica che il governo italiano aveva predisposto a tutela degli attuali interessi di Stato; divieto di approdo divulgato ai naviganti italiani e stranieri.

Il diniego è correlato al pericolo che le ONG in particolare, ma anche altre associazioni di dubbia qualifica etica, che si stanno concretizzando con il prelevamento degli immigranti da imbarcazioni precarie sui più comodi mezzi navali dotati di quanto necessita per affrontare il viaggio collettivo verso il nostro Paese.

La domanda che alcuni   avanzano alle Autorità politiche per ottenere una risposta scontata di loro comodo, è questa: “Come è possibile che una nave che trasporta naufraghi in Italia costituisca una presenza ostile?”

Come al solito per chi formula una domanda di tal genere, la risposta ovviamente dovrebbe essere scontata, nascondendo però, dietro un dito il resto della frase che viene omessa.

 

 

Per dare l’ idea

Facciamo un esempio di fantasia per rendere più chiaro il dilemma.

Se vi fosse una nave carica di dolci che attraccando in un porto intendesse regalare per liberalità, zuccherini a tutti quanti, l’ atto sarebbe certamente gradito.

Ma se queste stesse circostanze accadessero in un contesto sociale abitato da una popolazione ad alta percentuale di diabetici a cui lo Stato dedica ogni possibile risorsa terapeutica contro questa dilagante patologia, allora si tratterebbe di un atto ostile.

Di atto ostile infatti, si tratta quando il capitano della Sea Watch, consapevole della situazione dell'immigrazione nel nostro Paese e del conflitto sociale in corso su questo tema, si pone ostinatamente davanti al porto fino a forzare lo sbarramento che le Forze Armate avevano allestito; sbarramento che era stato eretto proprio per impedire alla nave                     l’ approdo in banchina.

Ma allora perché lo sbarco nel porto di Lampedusa non costituisce un reato per violazione di legge, attribuendo invece al capitano Carola Racketela qualifica di irresponsabile del reato consumato in dispregio delle leggi del nostro Paese?

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Last modified on Friday, 02 August 2019 20:22
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