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Il Pnrr ( il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza) e la povertà educativa dei bambini italiani

By Lisa Biasci April 21, 2023 691

 

Partiamo dalla definizione: il Pnrr è il programma con cui il governo intende gestire i fondi del Next generation Eu. Cioè lo strumento di ripresa e rilancio economico introdotto dalla UE per risanare le perdite causate dalla pandemia. 

Una montagna di soldi finanziata al nostro paese (si parla complessivamente di 235.12 miliardi di euro) e che rappresenterà di certo una grande opportunità per raggiungere obiettivi anche sensibili come quelli dei  bambini e ragazzi in svantaggio. 

Una parte consistente di questo denaro andrà alle scuole. Occorrerà evitare gli aiuti a pioggia, gli sprechi  e gli eccessi burocratici di cui noi, come paese, eccelliamo non poco. 

Il Pnrr dovrebbe lavorare su tre aspetti chiave: asili nido e scuole per l’infanzia, edilizia scolastica e riduzione dei divari educativi. Ma non solo. Dovremmo lavorare sulla povertà educativa minorile: troppe le distanze educative tra un bambino italiano del centro nord con quello del mezzogiorno d’Italia. 

Vediamo alcuni dati (Fonte Openpolis e l’osservatorio #conibambini). In Italia su circa 9,8 milioni di minori, 1,4 milioni vivono in ponvertà assoluta-il triplo rispetto allo scorso decennio- e 2,2 milioni sono in povertà relativa. In totale, in un paese relativamente ricco e che fa pochi figli, un terzo dei bambini e ragazzi vive in condizione di fragilità economica e educativa. 

E se un paese come il nostro ha un terzo delle sue generazioni future “ fragili”, il nostro percorso è davvero in salita. Più degli altri. 

Per il futuro dell’Italia, non si può prescindere dal risolvere- anche con i fondi del Pnrr- il problema della povertà educativa dei nostri ragazzi. 

Alcuni obiettivi del Pnrr sono questi: investimenti sull’educazione in  tutte le regioni e soprattutto al sud, dove il 42,7% sono le risorse destinate alle regioni del mezzogiorno. Nuove scuole entro il 2026 con riduzione dei consumi di energia, edifici scolastici da sostituire con acccorgimenti per il risparmio energetico, con ampi divari: 86,5% in provincia di Bergamo e il 16,5% nel crotonese. 

Lotta alla dispersione scolastica, l’Italia è terza in UE per la quota dei giovani che hanno lasciato prima del diploma. E tra gii ultimi per quota di giovani laureati e con titoli di studi terziari. 

Nonostante tutte queste premesse, alcune regioni meridionali come Sicilia, Molise e Basilicata hanno espresso un fabbisogno di interventi al disotto delle attese, con medio bassa partecipazione ai bandi del Piano. 

Ma perché ci siamo fatti trovare impreparati? 

Le difficoltà burocratiche, di coordinamento, di progettazione sono tante ma siamo convinti che ognuno di noi, e soprattutto ogni protagonista politico per il proprio territorio, ogni ente locale, ogni istituzione a livello nazionale abbia il compito di lavorare al massimo per la partecipazione ai bandi. 

L’occasione di riscatto passa da qui. 

 

 

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