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 Dalla parte degli animali: a tu per tu con CRISTIANO FANT, divulgatore scientifico esperto di leggi a tutela degli animali

By Marzia Carocci November 12, 2023 1459
                      Cristiano Fant

Cristiano Fant, nasce  a Belluno nel 1970, dopo una breve esperienza nell’esercito italiano, comincia ad occuparsi della cultura dei popoli nativi nordamericani; per dieci anni riveste la carica di presidente della sezione italiana del Comitato di Difesa Leonard Peltier, divulgando la cultura e le tradizioni dei popoli Nativi e realizzando progetti di tutela giuridica dei prigionieri nativi condannati a morte negli Stati Uniti.
Vorremmo conoscere più cose di lui e sopratutto conoscere di cosa attualmente si occupa.
Ciao Cristiano, intanto grazie per avere accettato questa mia intervista.
Grazie a te per questa splendida opportunità.

 

D- Sei un divulgatore scientifico; vuoi parlarci del tuo impegno in questo settore?

R- Mi occupo di tutela degli animali da 11 anni. Dopo un primo approccio “animalista” al settore ho compreso l’importanza di avere una giusta e profonda formazione sul tema. Ho cominciato a studiare perché per tutelare davvero gli animali bisogna conoscerli dal punto di vista biologico ed etologico (il comportamento che contraddistingue ogni specie ) e conoscere le norme che li tutelano in ambito nazionale. Il mio impegno oggi si divide tra interventi pubblici tramite convegni nei quali parlo della corretta convivenza con le specie che vivono intorno a noi e progetti con la scuole di ogni livello per dare a bambini e ragazzi gli strumenti che li aiutino ad entrare in un mondo nel quale si deve avere rispetto per tutti gli esseri viventi.

 

D- Sei un esperto di leggi a tutela degli animali. Quanto si fa a favore legislativo verso le specie animali?

R- In Italia abbiamo buone leggi a tutela degli animali. Quello che manca è una adeguata capacità di tradurle sul campo da parte degli organi preposti. Dalle amministrazioni comunali alle forze dell’ordine, passando per il settore veterinario pubblico e privato, mancano adeguate preparazioni in merito. I sindaci non applicano i regolamenti regionali, le forze dell’ordine intervengono spesso con leggerezza in fase di verifica delle segnalazioni di cattiva detenzione o maltrattamento di un animale e il settore veterinario spesso non applica correttamente la normativa sul benessere. Anche da parte della magistratura, sebbene si sia più volte espressa con sentenze in favore della tutela degli animali, mancano pene esemplari di condanna a danno di chi ha ucciso o procurato dolore agli animali senza che ve ne fosse motivo. Questa leggerezza, da parte di tutti gli organi citati, crea la sensazione che si possa violare la norma sul benessere animale senza subire alcun danno. La dimostrazione è data dal fatto che, nonostante le vigenti leggi, è in deciso aumento il numero di violenze a danno di animali di ogni specie.

 

D-Hai conseguito una formazione in etologia relazionale e gestione della biodiversità terrestre e marina. Di cosa si tratta? vuoi specificarlo?

R- Ho frequentato dei corsi di formazione approfonditi; la scuola di etologia relazionale per avere gli strumenti adeguati per potermi relazionare con animali di ogni specie. purtroppo a tutt’oggi la figura dell’etologo non è riconosciuta in Italia anche se si tratta di una figura fondamentale. La scuola di etologia relazionale - Cascina Myriam, la scuola che ho frequentato consente una formazione adeguata e completa nel settore. Il corso di gestione della biodiversità terrestre e marina, che ho frequentato tramite EIIS (European Institute of Innovation for Sustainability) permette di dotarsi degli strumenti necessari a risolvere problemi in aree più o meno vaste, problemi che vanno dalla gestione degli animali e delle piante al colmare le lacune che vi possono essere, ad esempio in un parco nazionale, riguardo la gestione del pubblico fruitore dei servizi. Il mio campo formativo non si ferma qui; ho operato in alcuni canili pubblici e privati, frequentato corsi sulla gestione di cani problematici e morsicatori, corsi su varie specie di animali selvatici e sono un’ex guardia zoofila e formatore di aspiranti guardie zoofile. Continuo tutt’oggi a seguire corsi sugli animali perché è doveroso, nel momento in cui si interagisce con un individuo di qualunque specie, sapere come comportarsi.

 

D- Ti occupi alla divulgazione scolastica: cosa spieghi ai ragazzi e sopratutto quanto interesse suscitano le tue relazioni?

R- Il mio compito è quello di formare futuri uomini e donne che sappiano rispettare il mondo in cui vivono; per fare ciò il primo passo è educarli al rispetto di ogni forma vivente, dalle più grandi e note come orsi e lupi alle più piccole come le formiche e le mosche, facendo comprendere che ogni specie ha un ruolo ben preciso e fondamentale sul pianeta, anche specie che l’uomo ritiene nocive come i cinghiali e le zecche. Le mie lezioni spaziano dalla convivenza con il cane, dal momento in cui decidiamo di adottarlo/comprarlo al momento in cui muore, passando per la movimentazione in passeggiata e l’importanza delle attività sociali per la specie a lezioni nelle quali spiego cos’è e come nasce un bosco, passando per la presentazioni di animali predatori e prede ed i rapporti che vi sono tra le specie. Quando possibile, alterno le lezioni in classe con le uscite sul campo per cercare insieme tracce, tane, segni del passaggio degli animali spiegando come muoversi nella natura creando il minor fastidio possibile. Un altro tipo di lezione verte sulla conoscenza delle norme a tutela degli animali; in questi casi spiego ai bambini e ai ragazzi come muoversi per denunciare un possibile reato a danno degli animali. Le lezioni generano sempre un grande interesse nei giovani; gli animali affascinano, il loro mondo è associato all’avventura. Ma generano anche un interesse più profondo che porta gli studenti a sensibilizzarsi e ad avere maggiore attenzione verso il mondo che li circonda. Non di rado infatti, i genitori mi chiamano per dirmi che il figlio vuole segnalare un animale maltrattato o per dirmi che il bambino li “costringe” a rallentare nelle aree di passaggio degli anfibi. Vedo molto più interesse per la natura nei giovani di oggi di quanto ne avessimo quando ero piccolo io. Nel frattempo abbiamo devastato, forse irrimediabilmente, buona parte del pianeta. Ripongo molta fiducia nei giovani e verso di loro tendo a portare i miei sforzi maggiori a livello educativo.

 

D- Sappiamo bene, quanto l'uomo sia deleterio per il mondo animale, per l'ecosistema, per il non rispetto della terra e del mare. Vuoi spiegarci tu, che sei al dentro di questo disfacimento universale cosa si potrebbe fare per far si che si ristabilisca un equilibrio?

R- Credo che, nemmeno fermandoci completamente oggi, potremmo ristabilire un equilibrio degno di tale nome. Ma possiamo salvare ciò che rimane. La metà delle specie animali si sono estinte a causa dell’uomo, ancor più sono quelle vegetali. Ma la Terra è un’entità molto resistente e forte e può generare nuove specie o riportarne alcune di quelle estinte, se lasciata lavorare in pace. In tutto questo noi avremmo un compito molto semplice: lasciare che la Natura faccia tutto il lavoro da sola perché è perfettamente in grado di autogestirsi. Purtroppo non è nella natura umana non interferire e per questo non ho molte speranze in merito. In ogni modo dobbiamo perseguire nell'intento di formare nuove generazioni più attente al pianeta e alle sue esigenze, mettendo da parte quelle dell’uomo. Il nostro compito è quello di formare nuovi amministratori, politici, insegnanti che comprendano quanto sia fondamentale vivere con la Terra e non della Terra.

D- Personalmente non mi sbilancio nelle interviste ma la rabbia mi porta a provare sentimenti indicibili verso chi maltratta, uccide, cattura gli animali di qualsiasi specie siano. Hai sentore di leggi severe? a che punto siamo a livello legislativo? Possiamo fare qualcosa tutti insieme?

R- La violenza a danno degli animali è dovuta per lo più al bisogno di alcune persone di dominare, non riuscendoci con i propri simili, si rifanno su specie più deboli e indifese. Le leggi italiane sono discrete ma male applicate. La tendenza è quella di non perseguire chi maltratta gli animali, considerandoli esseri viventi di “serie B”. Nella mia esperienza, che vanta ormai quasi duemila casi seguiti sul territorio italiano, ho potuto notare come molto spesso, l’ente chiamato ad intervenire a seguito di segnalazione non ha le competenze per valutare lo stato detentivo dell’animale e si limita a coinvolgere il veterinario pubblico (che di rado ha le competenze per valutare) piuttosto che chiamare un etologo, uno zoologo, un veterinario comportamentista o una persona ritenuta esperta del soggetto della specie interessata. La conseguenza è, che nella maggior parte dei casi, l’animale rimane nella situazione in cui si trova. Anche in tema di condanne la magistratura agisce con una leggerezza spesso imbarazzante. Un piccolo esempio: nonostante l’uccisione di un animale per crudeltà o senza che la soppressione fosse necessaria sia punita dalla legge con il carcere e non preveda altre pene, in galera non ci finisce mai nessuno ma la tendenza è quella di infliggere come pena, ore di lavori “socialmente utili”. Questo atteggiamento crea l’idea che si possa ammazzare un animale senza dover pagare molto ed è inaccettabile in un paese che intenda definirsi civilizzato. Credo che, per cambiare lo stato delle cose, sia importante che il “mondo animalista” cominci a muoversi con maggiore professionalità. In Italia sono milioni le persone che si occupano a vario titolo di animali ma in pochissimi sono preparati a farlo adeguatamente. Se ogni volontario avesse conoscenze normative ed etologiche potrebbe far sentire la propria voce dando il giusto peso alle proprie parole; se le associazioni non si limitassero a fare tesseramenti ma dessero una corretta formazione agli associati, avrebbero un maggiore peso politico e le cose potrebbero cambiare; perché è una semplice questione politica, secondo me e oggi non abbiamo nessun politico che si occupi davvero, seriamente in modo professionale di tutela degli animali, in Italia.

 

D- Caro Cristiano, lascio sempre ai miei intervistati uno spazio che definisco "bianco" perché senza domanda; serve a darvi VOCE e a dire tutto ciò che con libertà sentite di dire, di spiegare, di dissentire e di informare.  A te la parola.

Uno spazio bianco è quello che ci vorrebbe oggi per la tutela degli animali; uno spazio nuovo, vuoto, da riempire con una cultura adeguata e consapevole da parte di chi opera sul campo, sia in termini di volontariato che in qualità di professionista perché la più grande forza che abbiamo è proprio la cultura.

Personalmente sintetizzo ogni azione che faccio per la tutela degli animali, in una sola parola che vale sia che mi trovi a fare il relatore ai convegni o che mi trovi a fare l’insegnante nelle scuole ma anche quando accompagno qualche comitiva nei boschi; questa parola è consapevolezza perché solo se e quando siamo consapevoli delle nostre azioni e delle conseguenze che possono generare, siamo in grado di comprenderne l’importanza e decidere se compierle o meno, se possono recare problemi ad altri esseri viventi o creare per loro dei vantaggi. Essere consapevoli di ciò che stiamo facendo è il primo passo per comprendere che dobbiamo assolutamente rivedere il nostro modo di vivere e di porci verso il pianeta e tutti i suoi abitanti e per cominciare a lavorare sul serio per il benessere di tutti i viventi, animali e vegetali.

Una persona che non è consapevole di ciò che sta facendo è come un bambino che prende a calci il formicaio che trova nel proprio giardino e non si rende conto che sta distruggendo un mondo intero.

 

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Last modified on Sunday, 12 November 2023 12:22
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