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Un soldato è molto più di una divisa

By Massimo Blandini October 29, 2025 89

 

Un soldato è facile da riconoscere, anche quando la divisa è riposta da tempo nell’armadio. È quello che cammina eretto, con le spalle dritte e il passo deciso, cercando di far sporgere il petto dal ventre, come se la dignità fosse un esercizio quotidiano. È quello che arriva in anticipo agli appuntamenti, che si alza presto anche quando non ha nulla da fare, che non ha bisogno di un motivo per essere puntuale. Un soldato lo riconosci dal modo in cui si muove, ma anche da come si comporta. È quello che cede il posto ovunque si trovi, che apre la porta, che aiuta senza farsi notare. È quello che si ferma davanti a un corteo funebre, perché sa cosa significa rendere onore. È quello che si mette sull’attenti quando risuona l’inno nazionale, anche se è solo in una stanza, davanti a un televisore. È quello che si arrabbia quando i simboli del Paese vengono mancati di rispetto, non per fanatismo, ma perché in quei simboli riconosce il sacrificio di chi ha creduto in qualcosa di più grande di sé. Un soldato è quello che arriva ben vestito, anche con abiti passati di moda, perché l’eleganza per lui non è seguire la tendenza, ma rispettare se stesso. Non gli importa dei vestiti, se non per la pulizia, per l’ordine, per la cura con cui piega una camicia come se fosse ancora un’uniforme.

È quello che si allena nei giorni liberi, che non sopporta l’idea di lasciarsi andare, che cambia attività per riposare, perché il riposo, per lui, non è mai inattività. È anche quello che mangia tutto ciò che gli viene servito, senza lamentele, abituato a ringraziare più che a scegliere. È quello che sa adattarsi, ovunque e con chiunque, perché ha imparato che il conforto non è una condizione, ma un privilegio. È quello che, anche in età avanzata, conserva il passo dei giorni di marcia e l’abitudine al silenzio. Ma un soldato non è necessariamente un uomo in uniforme, con il volto coperto di mimetico e l’equipaggiamento sulle spalle. È, piuttosto, una forma dello spirito. È chi, dopo aver servito, ha continuato a vivere secondo un codice che non si dismette: quello dell’onore, della disciplina, della lealtà. È chi, anche in altri mestieri, mantiene la stessa postura interiore, la stessa attenzione per i dettagli, la stessa discrezione di chi sa che le grandi cose si fanno in silenzio. Un soldato è chiunque, anche fuori dall’esercito, si commuove vedendo una parata o una bandiera che sventola.

È chi sente ancora un nodo in gola al suono dell’inno, perché in quelle note riconosce non la guerra, ma la memoria. È chi porta dentro di sé l’abitudine al sacrificio, l’idea che servire il proprio Paese sia un dovere che non finisce mai. Essere soldato, in fondo, non è una condizione professionale, ma un modo di stare al mondo. Significa tenere la schiena dritta di fronte alle ingiustizie, continuare a fare il proprio dovere anche quando nessuno guarda, e mantenere la parola data anche quando costa fatica. Significa custodire la calma quando tutto intorno crolla, e ricordare che il coraggio non è assenza di paura, ma dominio di sé. Un soldato, nella sua essenza più profonda, è colui che non smette mai di servire. Che difende il bene, la memoria, la dignità di chi non può farlo. È l’uomo o la donna che, anche lontano dai campi di addestramento, continua a portare dentro di sé un senso di appartenenza che il tempo non cancella. Dio benedica i soldati, quelli in uniforme e quelli che non la indossano più. Perché il loro servizio non termina con la fine di una missione, ma continua, silenzioso, in ogni gesto quotidiano che rende onore al Paese e alla vita stessa.

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