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Le GIORNATE ORSINIANE, un percorso di Fede, Cultura e Carità.

By Antonella Pagano April 11, 2025 123

E' il 9 aprile e Roma si mostra in tutto il suo splendore; il sole illumina la sua eterna e sempre nuova bellezza. Il Tevere scorre solennemente  accanto allo storico Ospedale Fatebenefratelli, oggi Gemelli Isola. L'Aula Magna è in festa; si ricorda Papa Benedetto XIII Orsini, nell’ambito delle Giornate Orsiniane che vogliono essere un percorso di Fede, Cultura e Carità.

Nate nell’animo desiderante del Principe Domenico Napoleone Orsini - presente - e della Principessa Martine Bernheim Orsini, la rassegna ha preso l’avvio nel 2024 con la Celebrazione Eucaristica nella Basilica Papale di San Giovanni in Laterano in Roma, perenne cattedra dei Papi, in occasione del III Centenario dell' Elevazione a Pontefice del Duca Orsini; in questo 2025 le Giornate si sono incastonate nel Giubileo in onore e per memorare il Giubileo che Papa Orsini celebrò nel 1725. Occasioni, queste Giornate, atte ad  illuminare l’attualità e la visione profetica dell'ultimo Papa venuto dal Sud dell'Italia. Un pomeriggio edificante, grazie ai contributi dei tanti intervenuti e dialoganti sulla magnificenza della Lectio tenuta da S. Ecc.za Rev.ma Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano, titolo: “Come asciugherai le lacrime”? La carità di fronte al soffrire: compassione, rivelazione, relazione, organizzazione. Una lectio analitica che ha utilizzato le lacrime quale punto privilegiato di analisi; le lacrime della madre, la duchessa madre del primogenito dei Duchi Orsini -inconsolabile a causa della scelta del figlio di non volersi in alcun modo casare; alle lacrime dello stesso figlio-primogenito destinato al vassallaggio mentre, invece, sceglie di farsi frate domenicano, operando, in tal modo, la cesura della continuità dinastica…cresceva più per Dio che per il mondo! Ebbe a dire il Vescovo, che, pur'Egli, verso lacrime dinanzi alla particolare intensità della devozione del Duca...che lo aveva infervorato e spinto a leggere per ben 24 volte gli Annales ecclesiastici del cardinale e storico Cesare Baronio (1538-1607), la monumentale storia della Chiesa.

Il nobile Orsini tentò disperatamente di opporsi al Galero cardinalizio (anche detto berretta), sulla cui nomina sicuramente ebbe peso sostanziale e determinante la madre, ma dovette accettare e dovette finanche accettare il trasferimento a Roma. Ad ogni modo, il suo fervore non si diluirà, anzi, le sue lacrime saranno fertili, molto fertili, sia per affrontare che per operare, con tutta la determinazione che lo caratterizzava, nel campo della riforma della Chiesa, e non solo, anche per pensare, ideare e  porre in essere il famoso Editto del Monte frumentario. Fu quella la Sua risposta pragmatica alle lacrime dei poveri. Una istituzione di solidarietà che operasse con carità intelligente, un mutuo soccorso che impegnasse, al contempo, chi dava e chi riceveva; non un piccolo sussidio bensì il prestito del frumento quale forma promozionale della persona umana; modalità tutt’altro che assistenziale. In tal modo Egli rivisitava il vecchio concetto secondo il quale, all'accadere delle cose, non si poteva che soccombere in quanto volontà di Dio. Il suo, dunque, ha ben detto l’Arcivescovo di Milano Mons. Mario Delpini, è un approccio all’uomo integrale, cosa che lo stesso Monsignore ha sublimato nella frase che mi ha particolarmente colpito: l’emotività non basta per entrare nel mistero. Affermazione che -insieme al peculiare e originale punto di vista attraverso il quale l'Arcivescovo di Milano ha orchestrato tutta la sua lectio: le lacrime,  quelle di una madre, quelle dello stesso figlio, del vescovo che se ne occupò e le lacrime dei poveri- sono state carezze per l'anima e stimoli intellettuali.

 Una preziosa prolusione analitica e poetica insieme. Lieta, pertanto, d’essere stata coinvolta da Sua Ecc.za Mons. Saverio Paternoster che da tutta la vita, in Gravina, e attraverso la fondazione e la presidenza del Centro Studi invoca l'attenzione di tutti sulla Persona di Papa Benedetto XIII, del quale ama sempre ricordare: è stato al servizio di Dio e della gente. Grazie al Suo generoso invito ho potuto rappresentare quanto mi commuove di questo uomo-Papa, il Suo servizio -e il servizio ha dignità regale- e le modalità del servizio stesso  che sicuramente hanno illuminato l’operato di altri e suggerito modalità di benevolenza intelligente. Ho rammentato, infatti, che in Matera, città ove sono stata fino al mio transito in Roma, gli fece eco Mons. Brancaccio con l’istituzione del 1° Monte frumentario, anche detto Monte granatico che aiutò molti contadini indigenti. Ma Matera registra anche un'altra virtuosa applicazione del principio del monte granatico: alle ragazze indigenti che non potevano sposarsi a causa del non possedere neppure la più piccola dote, veniva loro concesso un sacco contenente le sementi.

E' così che avrebbero potuto avere il proprio raccolto, costituirsi la dote e sposarsi; ma: da quel raccolto avrebbero dovuto ricolmare il sacco e riportarlo al Monte frumentario e contribuire, così, al circolo virtuoso del Monte. Tante sono state le giovani donne degli antichi rioni Sassi che hanno potuto coronare il sogno d'amore e accedere al matrimonio, tutto grazie a un sacchetto di sementi che le ha messe anche nella condizione di  contribuire al progresso di sè e della collettività. Le lacrime così mirabilmente narrate dall'Arcivescovo di Milano sono riuscite ad attraversare tre secoli, arrivare fino a noi, colpire l’uditorio e far arrivare a Roma 21 persone da Gravina -a guida di Mons. Saverio Paternoster- tutte infervorate dall'amore verso il loro Papa, tutte impegnate nel promuoverne la valenza di modello, di luminoso esempio, esempio che riverbera splendidamente in Mons. Paternoster; tante persone da Cesena, da Roma stessa e da tutte le città che sono state toccate dall'opera di Benedetto XIII. Nato come Pietro Francesco dalla nobile famiglia degli Orsini, nel 1650, divenuto frate col nome di Vincenzo Maria, dirà Mons. Paternoster a Gravina nelle grandi celebrazioni che Egli stesso ha organizzato e fortemente voluto per il 300enario della nascita, arcivescovo a soli 25 anni, prima di Manfredonia e poi di Cesena, poi, per 40 anni di Benevento, operò sempre all’insegna dell’umiltà e rese la sua missione pastorale l'operare concreto per i più deboli;  fece costruire e donò a Roma l’Ospedale San Gallicano per le malattie infettive e fece ricostruire Santa Maria della Pietà per i malati di mente. Non dimenticò nessuno ed ebbe grande attenzione verso le condizioni dei carcerati, provvide, infatti, a migliorarle.

 Insomma, questo pomeriggio del 9 aprile di questo anno giubilare 2025 segnerà la storia terrena di Papa Orsini, nato a Gravina in Puglia; a tale riguardo, anche lo Storico del Centro Studi gravinese, il Prof. Andrea Mazzotta, nonchè Vice Presidente dello stesso Centro, ha fatto della celebre frase proferita da Papa Benedetto XIII : Volevo essere solo un frate, lo statuto, il cuore, il fulcro dal quale partire per dire concretamente e nella più perfetta delle verità: la Persona e il Pastore che è stato Papa Orsini. Di Questi, il Professor Mazzotta non si stanca mai di rammentarne il raffinato pragmatismo che lo motivò e lo spinse finanche a farsi materiale estensore del Manuale d’uso dei Monti frumentari, quella straordinaria forma di credito agrario che consentiva ai contadini indigenti la possibilità della semina e del raccolto. Il 29 aprile la Fondazione intitolata a Paga Orsini porrà in essere la Messa a 16 voci, e sarà un Evento imperdibile. Non è questo solo un anno Giubilare, è un anno che vede il pianeta insanguinato da un numero di guerre che il buon senso non accetta. E' un anno che vede scorrere fiumi di lacrime, ma "queste", purtroppo, producono e produrranno solo rabbia e odio. Credo che Papa Orsini gioirebbe se prendessi la sua frase: volevo essere solo un frate e la traducessi con: volevo essere solo un uomo per  continuare a colmare il pianeta di Bellezza,,, non di macerie.

 

 

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Last modified on Friday, 11 April 2025 20:25
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