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La fede non è certezza granitica, ma esercizio di ascolto radicale: la riflessione del Cardinale José Tolentino de Mendonça sull'immaginazione come unica via per abitare l'incompiutezza umana e ritrovare il reale originario.
Nell'aula magna della rassegna Bayram al Maxxi la sera del 4 ottobre, un silenzio denso si è fatto varco di luce. L'ambiente, avvolto in una profonda oscurità, era filtrato da una suggestione cromatica verde smeraldo che emanava dallo schermo, creando un'atmosfera sospesa e quasi liturgica.
Il panel, intitolato “Per una teologia dell’immaginazione”, ha visto la voce del Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione, poeta e teologo di profonda risonanza, dialogare con Fabrizia Sabbatini e Guglielmo Gallone.
L’atmosfera era un respiro sospeso e il pensiero sembrava aver assunto la forma di una preghiera collettiva. Il pubblico, raccolto nell’ombra, ha atteso il suono delle prime parole e, da quel momento, la parola si è fatta dimora.
La poesia si è presentata come la soglia, il punto d’ingresso imprescindibile per l’immaginazione e la fede. Tolentino ha parlato con tono pacato, lasciando che la sua voce seguisse il ritmo di una rivelazione interiore.
Per lui, la poesia rappresenta una forma radicale di attenzione, un esercizio di ascolto, un luogo di vuoto fertile.
Chi scrive, al pari di chi prega, accetta l’incompiutezza e vi riconosce la condizione stessa della verità. Il poeta, secondo il Cardinale, vive nell’intervallo tra la parola e il silenzio, nell'interstizio fecondo dove la domanda è più essenziale della risposta. Nella preghiera, questa attenzione si sublima in filiazione: pronunciare Abba significa riconoscere la propria origine, accogliere la vertigine di essere amati e custoditi.
La conversazione ha toccato il mistero della vocazione, intrecciando biografia e pura contemplazione. Tolentino ha evocato la sua infanzia in Angola, dove la vastità africana gli ha donato il senso dello spazio illimitato e del tempo primordiale. Quell’esperienza è divenuta la radice di un pensiero ampio, capace di scorgere nella vastità stessa la possibilità di Dio. Da quell'humus germinò il suo sguardo poetico, capace di abitare l'immaginazione quale supremo strumento di conoscenza.
Papa Francesco, nel riconoscerlo e chiamarlo a Roma, ne ha intercettato l’orizzonte vasto, l’anima che reca in sé la misura del deserto: un invito a vivere la fede come ininterrotto atto creativo.
In questo crocevia tematico, l’immaginazione è apparsa come una forza spirituale, una difesa contro la realtà fabbricata, una via per ritrovare il reale originario.
Il poeta-teologo ha evocato la distinzione di Carlo Michelstaedter tra retorica e persuasione: la prima costruisce mere apparenze, la seconda genera la verità vissuta. Vivere in prima persona, con piena consapevolezza, significa sottrarsi al dominio delle immagini imposte e ritrovare la profondità dell’esperienza.
L’immaginazione diventa allora atto di resistenza, modo per attraversare la superficie e toccare il nucleo stesso dell’essere.
Non stupisce che da tale visione si sia giunti a interrogare la Bibbia. Essa si manifesta, nel discorso, come una corteo infinito di domande e non un volume statico.
La parola biblica non è allora un codice immobile, ma un’onda d’urto che plasma la storia e genera ininterrotto linguaggio: è il gene sacro che ha ispirato letteratura, architettura, filosofia, scienza. In ogni epoca si manifesta come traccia viva, come rumore sacro che fende il silenzio.
Tolentino l’ha definita un “patrimonio diffuso”: una corrente che scorre anche là dove non la si attende, persino nella scrittura di autori come José Saramago, che ha fatto della Bibbia un laboratorio narrativo pur dichiarandosi lontano dalla fede.
Da questa prospettiva scaturisce la riflessione sulla necessità improrogabile di riconciliare la fede con l’immaginazione. Senza quest'ultima, ha ricordato il Cardinale, non è possibile comprendere né l’amore né il male, né la ferita né la grazia. L’immaginazione è la via attraverso la quale l’invisibile si rende visibile, il mistero si fa incarnazione. Gli scrittori, con un’attenzione minuziosa alla vita, esercitano questa vocazione, trasformando le piccole gestualità quotidiane in linguaggio dell’anima. L’arte, come la teologia più autentica, è una scuola dello spirito, una fessura che lascia filtrare la luce nel quotidiano distratto.
Nel cuore della meditazione, la parola comunità è risuonata come profezia. L'epoca attuale vive una frammentazione profonda: gli individui si credono connessi, ma sono isole. La comunità, invece, è la possibilità di condividere un immaginario, di riscoprire una storia comune.
| Il Cardinale José Tolentino de Mendonça |
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Ha citato Sant’Agostino: “Voglio che tu sia”, perché nell’amore più puro si cela il desiderio che l'altro esista. In questo desiderio si fonda la vera comunione, quella che salva dal rischio dell’individualismo e restituisce alla vita la sua misura plurale.
La conclusione del dialogo è stata affidata all’evocazione del Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia, allestito nel carcere femminile della Giudecca. Lì, la poesia è stata seminata tra le mura, sotto l’unica finestra senza sbarre. Le parole scritte dalle detenute, accanto ai versi dei poeti di ogni tempo, hanno testimoniato che la poesia è l’unica cosa capace di entrare e uscire liberamente da ogni prigione. Questa scelta, ha detto Tolentino, è un atto di immaginazione incarnata: la fede che si fa visione e la visione che si fa spazio di libertà.
La serata si è congedata con la lettura di Attraverso la terra, un testo lirico che il Cardinale ha estratto dalla sua raccolta poetica Estranei alla terra.
Le sue parole hanno dato forma a una certezza che, infine, non ha avuto bisogno di risposte dogmatiche, ma che è rimasta sospesa, palpabile, nell’aria: l’immaginazione è la forma più alta e umana del coraggio, la forza che scioglie gli opposti e unisce conoscenza e tenerezza, pensiero e rivelazione. E così, in quella vibrazione lenta e profonda, la teologia si è fatta sussurro poetico, e la poesia, svincolata dal suo stesso rito, è tornata a essere, finalmente, pura preghiera.