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Presso l’Azienda vinicola Marini Giuseppe a Pistoia da quindici anni a questa parte si svolge un evento che “sa di antico”, che svela la storia e leggenda di un vino che nasce, vive ed è pronto “dalla prigione del caratello” a scendere e “In te farò cadere la vegetale mia ambrosia, raro seme che il gran Seminatore sparge perché dal nostro amore poesia nasca e verso Dio salga come un prezioso fiore”(Charles Baudelaire, L’Anima del Vino).
Un evento che nel tempo riuniva tutta la famiglia in trepida attesa per “scoprire” se le aspettative del lungo periodo avrebbero trovato conforto, soddisfazione, felicità da trasformare in esultanza: l’Apertura dei Caratelli.
Di solito è il capo-famiglia che, munito di martello e scalpello, rimuove il tappo di cemento del caratello. Oggi, all’azienda Marini, Giuseppe lascia questo “scultoreo” momento al figlio Fabio ormai a tutti gli effetti capo-cantiniere. E l’applauso dei presenti accorsi al “rito della tradizione” ha accolto il “neonato” che ha ringraziato “chi sulla collina in fiamme, sotto il sole cocente ha fatto si che abbia un’anima, e la vita in me scorra” (sempre lui, Charles Baudelaire).
Ho parlato di applausi dei presenti accorsi perché è vero, eravamo in tanti a questo appuntamento, in un sabato di gennaio stiepidito da un sole invernale.
Un vero privilegio poter degustare direttamente all’apertura dei caratelli la produzione, in questo caso, della vendemmia 2015.
Ma partiamo dalle origini: cos’è il Vin Santo, la storia, il suo territorio,i vitigni, la tradizione.
Il territorio. tre distretti vitivinicoli producono il Vin Santo: Chianti, Chianti Classico e Montepulciano.
I vitigni. Due principalmente quelli usati: Trebbiano toscano e Malvasia bianca. Troviamo anche un po’ di Grechetto.
La tradizione. Le uve vengono appassite in locali appositi, ben areati, di solito ai piani superiori delle “cascine”, chiamati “vinsantaie”. Dopo la pigiatura e fermentazione il vino viene invecchiato in piccole botti (la tradizione vuole di castagno) chiamati “caratelli”, con il tappo cementato, dove l’invecchiamento ha una durata da tre anni a cinque, sette ed oltre.
Storia mista a leggenda. Ancor oggi sull’origine del nome di questo vino le leggende si intrecciano con la storia vera e “certificata” che, nei campanilismi toscani, trovano facile presa e ognuno di loro è sicuro di possedere il sigillo della verità.
Nel senese, da sempre, il nome Vin Santo è legato ad un frate francescano che curava gli appestati proprio con questo vino dalle doti miracolose. A mio avviso ubriacava i poveri malati cercando di alleviare il dolore. Ogni tanto qualcuno guariva per ben altri motivi e da lì Vin Santo, miracoloso..
Nel fiorentino, tanto per rimanere nel campanilismo dei guelfi e ghibellini, il nome è legato al metropolita greco Giovanni Bessarione che, nell’assaggiare il Vin Santo esclamò: "Questo è il vino di Xantos!" un vino passito delle sue parti.
Ma se fosse legato alle tradizioni dei “vini da messa”, come ultime ricerche storiche lo rendono più verosimile?
Una cosa è certa: è il vino delle feste toscane e non solo.
Da Marini Giuseppe le quattro degustazioni di altrettanti caratelli protagonisti dell’evento Vin Santo è si sono susseguite tra sensazioni “miracoliste”, “greche” e “celebrative”.
Caratello 1: legno di castagno con lieviti madre. Profumi di nocciole tostate, caramello, fichi secchi e decise sensazioni minerali. Morbido con freschezza adeguata. Ottimo, voto 88/100
Caratello 2: legno di castagno con lievito madre. Più ambrato del primo e più dolce al palato. Vellutato e ricco. Ottimo, voto 87/100
Caratello 3: legno di rovere senza lieviti madre. Ambrato con tonalità più chiare dei precedenti. Al naso sfilano le note classiche del Vin Santo. Caramello, frutta secca, miele ecc… Al palato dolcezza contenuta e buona freschezza che compensa, caldo con finale lunghissimo. Chapeau! Eccellente, voto 91/100 (per essere un campione, spillato da alcuni minuti è tanta roba)
Caratello 4: legno di castagno senza lievito madre. Si torna all’ambrato intenso. Ricchi sentori di uva passa, miele e datteri. Più dolce dei precedenti tre. Comunque ben controbilanciato dalla componente di freschezza. Ottimo, voto 89/100
Se questi sono i componenti dell’assemblaggio futuro vendemmia 2015, una volta affinati insieme in botte grande e un anno in bottiglia ci consegneranno un Vin Santo che scalerà le vette dell’Eccellenza così come ha fatto, con tanto di riconoscimenti importanti, la vendemmia 2012.
“Provo una grande gioia quando soave piombo nella gola d’un uomo sfibrato dal lavoro: perché il suo caldo petto è per me dolce tomba, meglio che in una fredda cantina là dimoro” (ancora lui, Charles Baudelaire).
E i cantucci toscani si tengano pronti a tuffarsi in tanta grazia e amabilità.
Lunga vita a Vin Santo è, l’evento dell’azienda pistoiese Marini Giuseppe.
Urano Cupisti
Assaggi eseguiti il 12 gennaio 2019
Marini Giuseppe
Via B.Sestini, 274
Pistoia
Tel: 0573 451162
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