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LA VITICOLTURA DI MONTAGNA - Coltura eroica o nuova frontiera di vino?

By Urano Cupisti May 07, 2024 754
Labaro comunale Labaro comunale

 Se lo sono domandati in diversi, rappresentanti di Enti culturali, Gruppi di lavoro, Associazioni del territorio, docenti universitari e titolari di aziende vitivinicole. Riuniti nella sala del Consiglio comunale di Abetone-Cutigliano, sull’Appennino pistoiese sotto la supervisione del GAL (Gruppo di Azione Locale) Montagnappennino.

  Un momento dell'incontro

Quest’ultima  è una società consortile a responsabilità limitata senza scopi di lucro, formata da soggetti pubblici e privati delle province di Lucca e Pistoia, di recente costituzione, che indirizza le proprie iniziative al sostegno, alla promozione e attuazione delle politiche di sviluppo rurale.

“Viticoltura definita eroica, sicuramente di frontiera, che diventa uno sguardo sul futuro a causa del cambiamento climatico che sta causando una vera migrazione dei vitigni in alta collina o montagna”

   Palazzo dei Capitani a Cutigliano (Pt)

In altura sta nascendo il vino di domani vista la presenza sempre più numerosa di realtà viticole che fanno viticoltura di montagna nell’area montana pistoiese, nella Media Valle del fiume Serchio, in Garfagnana e nel Parco delle Alpi Apuane.

Da qui l’incontro per un confronto a 360° tra accademie, istituzioni ed aziende. Da qui la programmazione del Gal per proporre quelle risorse necessarie per raggiungere determinati traguardi.

Anche perché, con apposita delibera regionale, è stata approvata la Strategia Integrata di Sviluppo Locale (SISL) e il relativo piano finanziario che prevede finanziamenti, per un totale di oltre 6.000.000 €, a sostegno di interventi di privati ed Enti Pubblici.

“Nel nostro percorso di ascolto – ha precisato la Dott.ssa Marina Lauri, presidente GAL- abbiamo visto che i territori stanno cambiando e noi dobbiamo stare al passo per usare efficacemente le risorse che possiamo dare”.

La montagna non può vivere di solo turismo. Una spinta eno-gastronomica può essere il volano per una ripopolazione della montagna e il suo sviluppo.

La volontà e la tenacia di alcuni produttori che hanno dato vita ad attività finora impensabili, rappresentano l’apripista per chi vuole investire su questi specifici  territori. Aggiungo che le iniziative ricoprono una rilevanza notevole certificata dalla più antica accademia agraria del mondo, quella dei Georgofili.

A rappresentare l’Accademia il Prof. Carlo Chiostri che ha ricordato quanto le prospettive, a seguito  dei cambiamenti climatici,  impongono scelte indirizzate alla viticoltura solo in montagna.

    La platea

“C’è un’esigenza in tutto il settore agrario che deriva dal cambiamento climatico  – spiega il Dott. Paolo Storchi del Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’economia in Agraria)  – Per eccesso di temperature si hanno sempre più fenomeni di appassimento e a  più rilevanti altitudini troviamo maggiore concentrazione di composti aromatici”. E l’interventi di alcuni produttori altro non hanno fatto che avvalorare la tesi.

“C’è grande richiesta di droni e robot per la viticoltura eroica” ha aggiunto il Prof. Marco Vieri dell’Università di Firenze.

La voce dei pionieri della viticoltura di montagna esistente è stata affidata all’enologo Andrea Elmi che ha ricordato la “sua pazzia” datata 2013 (che tra l’altro ho seguito passo dopo passo).

“La mia è un’azienda nata nel 2013, nel bel mez

   Vini assaggiati

zo del Parco Alpi Apuane, in località La Foce, nel comune di Careggine. Il progetto principale è stato quello di iniziare a coltivare Riesling renano sopra i mille metri.  Le prime tre vendemmie sono servite per correggere la produzione e per arrivare alle ultime cinque annate commercializzate; tre in vendita e due ancora in affinamento”. Con un buon successo, aggiungo.

I numeri recenti parlano, per l’azienda Maestà della Formica, di una produzione di circa quindicimila bottiglie all’anno. “Certo l’uso dei droni porterebbe un bel sollievo e un risparmio sulla manodopera”.

Qualcuno ha scritto che a volte nei posti piccoli la vita diventa più grande perché la lontananza dalla confusione del mondo apre al richiamo del cuore.

Mentre seguo il dibattito mi sovvien un detto sul vino di montagna: “I vecchi dei paesi di montagna quando vedevano arrivare le nubi, che di solito portano il tempaccio, dicevano: da queste parti non scendono buone nemmeno le nuvole, figurati fare vino”. Come sono cambiati i tempi!

Urano Cupisti

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Last modified on Tuesday, 07 May 2024 15:14
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