L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1297)

Free Lance International Press

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 Se lo sono domandati in diversi, rappresentanti di Enti culturali, Gruppi di lavoro, Associazioni del territorio, docenti universitari e titolari di aziende vitivinicole. Riuniti nella sala del Consiglio comunale di Abetone-Cutigliano, sull’Appennino pistoiese sotto la supervisione del GAL (Gruppo di Azione Locale) Montagnappennino.

  Un momento dell'incontro

Quest’ultima  è una società consortile a responsabilità limitata senza scopi di lucro, formata da soggetti pubblici e privati delle province di Lucca e Pistoia, di recente costituzione, che indirizza le proprie iniziative al sostegno, alla promozione e attuazione delle politiche di sviluppo rurale.

“Viticoltura definita eroica, sicuramente di frontiera, che diventa uno sguardo sul futuro a causa del cambiamento climatico che sta causando una vera migrazione dei vitigni in alta collina o montagna”

   Palazzo dei Capitani a Cutigliano (Pt)

In altura sta nascendo il vino di domani vista la presenza sempre più numerosa di realtà viticole che fanno viticoltura di montagna nell’area montana pistoiese, nella Media Valle del fiume Serchio, in Garfagnana e nel Parco delle Alpi Apuane.

Da qui l’incontro per un confronto a 360° tra accademie, istituzioni ed aziende. Da qui la programmazione del Gal per proporre quelle risorse necessarie per raggiungere determinati traguardi.

Anche perché, con apposita delibera regionale, è stata approvata la Strategia Integrata di Sviluppo Locale (SISL) e il relativo piano finanziario che prevede finanziamenti, per un totale di oltre 6.000.000 €, a sostegno di interventi di privati ed Enti Pubblici.

“Nel nostro percorso di ascolto – ha precisato la Dott.ssa Marina Lauri, presidente GAL- abbiamo visto che i territori stanno cambiando e noi dobbiamo stare al passo per usare efficacemente le risorse che possiamo dare”.

La montagna non può vivere di solo turismo. Una spinta eno-gastronomica può essere il volano per una ripopolazione della montagna e il suo sviluppo.

La volontà e la tenacia di alcuni produttori che hanno dato vita ad attività finora impensabili, rappresentano l’apripista per chi vuole investire su questi specifici  territori. Aggiungo che le iniziative ricoprono una rilevanza notevole certificata dalla più antica accademia agraria del mondo, quella dei Georgofili.

A rappresentare l’Accademia il Prof. Carlo Chiostri che ha ricordato quanto le prospettive, a seguito  dei cambiamenti climatici,  impongono scelte indirizzate alla viticoltura solo in montagna.

    La platea

“C’è un’esigenza in tutto il settore agrario che deriva dal cambiamento climatico  – spiega il Dott. Paolo Storchi del Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’economia in Agraria)  – Per eccesso di temperature si hanno sempre più fenomeni di appassimento e a  più rilevanti altitudini troviamo maggiore concentrazione di composti aromatici”. E l’interventi di alcuni produttori altro non hanno fatto che avvalorare la tesi.

“C’è grande richiesta di droni e robot per la viticoltura eroica” ha aggiunto il Prof. Marco Vieri dell’Università di Firenze.

La voce dei pionieri della viticoltura di montagna esistente è stata affidata all’enologo Andrea Elmi che ha ricordato la “sua pazzia” datata 2013 (che tra l’altro ho seguito passo dopo passo).

“La mia è un’azienda nata nel 2013, nel bel mez

   Vini assaggiati

zo del Parco Alpi Apuane, in località La Foce, nel comune di Careggine. Il progetto principale è stato quello di iniziare a coltivare Riesling renano sopra i mille metri.  Le prime tre vendemmie sono servite per correggere la produzione e per arrivare alle ultime cinque annate commercializzate; tre in vendita e due ancora in affinamento”. Con un buon successo, aggiungo.

I numeri recenti parlano, per l’azienda Maestà della Formica, di una produzione di circa quindicimila bottiglie all’anno. “Certo l’uso dei droni porterebbe un bel sollievo e un risparmio sulla manodopera”.

Qualcuno ha scritto che a volte nei posti piccoli la vita diventa più grande perché la lontananza dalla confusione del mondo apre al richiamo del cuore.

Mentre seguo il dibattito mi sovvien un detto sul vino di montagna: “I vecchi dei paesi di montagna quando vedevano arrivare le nubi, che di solito portano il tempaccio, dicevano: da queste parti non scendono buone nemmeno le nuvole, figurati fare vino”. Come sono cambiati i tempi!

Urano Cupisti

May 07, 2024

 

La nostra concezione del matrimonio è legata a quella classica: l'unione tra uomo e donna. In seguito, nella nostra società si è allargata anche al matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Ma se a sposarsi fosse chi è semplicemente legato da un profondo affetto? Non è amore anche questo? Danila si pone e ci pone questo quesito con velata simpatia...

È sempre un piacere rivedere sul palco attori che apprezzi e stimi per dedizione, impegno e capacità. Stasera sono di scena Leonardo Bocci, Antonia Di Francesco e Danila Stàlteri che seguo volentieri da tempo, ed ho anche la possibilità di conoscere ed apprezzare Roberta Grazia in quella che si presenta come una commedia divertente, ma che in realtà racchiude ben altro.

La storia parla di Sara e Valentina, due amiche quarantenni che hanno scelto di vivere insieme dopo una serie di brutte esperienze con gli uomini. Profondamente amiche, condividono un appartamento. Con loro, di tanto in tanto, c'è Maria, una domestica piuttosto indiscreta che ama più chattare al telefono e impicciarsi dei fatti altrui che tenere in ordine la casa.

Valentina da qualche tempo, all’insaputa di Sara, frequenta Santo, più giovane di lei e arrivato da un fantomatico paese nei dintorni di Roma. L’uomo, si capisce subito, è uno scansafatiche che si arrangia a lavorare come cameriere quando proprio non può farne a meno. Inoltre, sembra nascondere un torbido segreto…

Sara non è del tutto convinta della sincerità e dei sentimenti di Santo nei confronti dell’amica, anzi, è alquanto dubbiosa. Quando casualmente scopre il segreto dell’uomo, che inspiegabilmente scompare senza preavviso, da buona amica cerca di stare vicino a Valentina e di consolarla senza rivelarle quanto ha scoperto, ma questo le costerà un caro prezzo quando Valentina scoprirà che era a conoscenza del segreto. Fino a qui, penserete, sembra una trama come tante altre… E invece ci saranno delle sorprese…

La commedia ha un inizio un po’ lento, spiazzante, per crescere gradualmente e raggiungere il picco con l’entrata in scena di Maria, la governante, un’Antonia piuttosto in forma, a cui Daniela ha cucito addosso un personaggio perfetto che con disinvoltura ed ironia porta avanti magistralmente e che viene particolarmente apprezzato dal pubblico ogni volta che entra sul palco.

 

Dal suo arrivo si nota un cambiamento: tutti i personaggi cominciano a sbocciare, ad esprimere una maggiore vitalità e personalità, pur rimanendo sempre contenuti e mai eccessivi. Così, quella che sembrava una commedia comica, si rivela tutt’altro. Con una sottile e pungente intelligenza ed una buona dose di ironia, la pièce affronta tutta una serie di argomenti molto seri. Tra un sorriso e l’altro si sviluppano temi come l'amicizia e l'amore, ma soprattutto quello dell’affetto profondo e genuino tra due persone dello stesso sesso legate da un amore amicale, a cui Danila ha voluto dare spazio e voce. Sì, perché si sorride, indubbiamente, ma soprattutto si riflette grazie ad un testo profondo e non sempre immediato, sicuramente originale, che fa emergere il tema poco considerato della famiglia come nucleo di persone che scelgono di vivere insieme per un’amicizia incondizionata. Quello tra le protagoniste è un amore alternativo che rompe gli schemi ed esplora nuovi confini, al di là della coppia classica o arcobaleno, e ci restituisce una realtà poco conosciuta.

Ci si trova di fronte a una proposta originale, anche coraggiosa, che vuole mettere in primo piano due anime, due esseri umani che si sono incontrati e che rompendo ogni schema culturale predefinito, hanno deciso di unirsi rispettandosi, ascoltandosi, aiutandosi in quanto amici.

Lo spettacolo è arricchito da frequenti cambi di scena con inserti originali, fatti di balletti e intermezzi musicali godibili e brani cantati dal vivo da Danila che ci delizia con la sua voce.
Leonardo, come sempre, esprime una romanità simpatica e spigliata nei passaggi più leggeri ma anche profondità nei momenti più toccanti.
Roberta è deliziosa nella parte di donna dal cuore infranto; vivace, coinvolgente, naturale e brillante, si rivela una valida artista.
Danila sembra una donna coriacea, diretta e pragmatica, che maschera con un apparente distacco una grande sensibilità dietro una corazza emotiva.
Una proposta che non può essere catalogata, a mio avviso, né come una commedia né come un dramma, bensì come una pura rappresentazione di sentimenti umani profondi e granitici.

 

Teatro De Servi
"Ti va di sposarmi?”
Scritto e diretto da Danila Stalteri
Con Roberta Garzia (Valentina), Leonardo Bocci (Santo), Danila Stàlteri (Sara) e Antonia Di Francesco (Maria)

 

 

May 06, 2024

 

 

 

 

 

Settantaseiesimo notiziario settimanale di lunedì 6 maggio 2024 degli italiani di Russia. Il 7 maggio ci sarà l’insediamento ufficiale di Putin a presidente della Federazione Russa, vi anticipo che lo tradurrò in italiano, cercatelo. Buon 9 Maggio, buon ascolto e buona visione.

C’è uno strascico sulla vicenda Ariston. Le aziende italiane in Russia sono circa 350 (erano 450 circa prima del conflitto) di cui un centinaio hanno attività produttive. Fuori dai denti, gli imprenditori fanno notare che Roma, a volte, è sembrata più realista del re. Invece di congelare i beni degli oligarchi, l’Italia li ha sequestrati. Sono state fatte delle azioni al limite del provocatorio, come la revoca delle onorificenze conferite ai cittadini russi, mentre Macron si è ben guardato dal togliere la Legion d’onore a Putin.

Vittorio Torrembini, presidente dell’associazione delle aziende italiane in Russia, GIM Unimpresa, è stato invitato ad intervenire da remoto a Porta a porta. Non appena ha iniziato a dire verità scomode, lo hanno interrotto e non lo hanno più fatto parlare. Ovviamente, non posso riportarvi lo stralcio del suo intervento: la RAI e YouTube bloccherebbero immediatamente questo notiziario sia sul mio canale di questa piattaforma democratica statunitense che sul canale di Visione TV, per presunta violazione di inesistenti diritti d’autore. Però io lo pubblico anche sul mio canale in RuTube, vi invito a vederlo lì.

Recentemente in Italia, molti oppositori della fornitura di armi e denaro all’Ucraina affermano che alle elezioni dell’Unione Europea dobbiamo votare per la destra, contro la “sinistra” dell’Unione Europea, cioè il vertice, il Parlamento Europeo, la Commissione europea e il Consiglio europeo. Il popolo italiano e tutti i popoli d’Europa, dicono, si stanno spostando a destra. E il centrosinistra dice che siano di destra l’Ungheria e la Slovacchia. Dispiace che molti ascoltino questa falsa narrazione, alcuni per ignoranza, altri per demagogia. Facciamo un po’ il punto.

Per il 25 aprile vi avevo proposto Bella ciao, e subito si sono trovati i critici da divano, ed è stata scritta dopo il 1945, anzi no, è stata scritta prima del 1939… E chi se ne frega?

Il 9 maggio in Russia è il giorno della Vittoria. Una canzone si chiama proprio così. Ve lo dico subito: è del 1975, e non ha nessuna importanza.

May 06, 2024

 

“Esterino” è una commedia delicata e deliziosa adatta sia ai grandi che ai più piccoli. Dirò di più: sembra studiata per farci tornare in contatto con il bambino che è rimasto in noi. Esterino è un bambino di otto anni molto curioso, brillante e perspicace che si pone domande mettendo in crisi gli adulti. Questo aspetto si evidenzia soprattutto quando si relaziona con il suo analista. Con l’insolito e prematuro pensiero critico, riesce a mettere in difficoltà il discutibile specialista da cui è aiutato ad affrontare la dolorosa morte del tanto caro nonno.

Il bambino inizierà una sorta di viaggio onirico e profondamente introspettivo attraverso un dialogo interiore volto a creare una realtà fiabesca ed irreale, che gli permette però di continuare a relazionarsi con l’amata figura di nonno Lello. I genitori, preoccupati per gli insoliti comportamenti del figlio e al corrente dei suoi immaginari incontri notturni con il defunto nonno, lo metteranno nelle mani di uno psicoterapista piuttosto incompetente: il dottor Bellachioma.

Non si può in questa proposta non ritrovare quel sapore de “Il Grande Grabski”, sempre di Marco Rinaldi, dove trovavamo un particolare psicologo impegnato nel suo confutabile lavoro. A Marco, evidentemente, piace mettere alla berlina gli psicanalisti poco seri. Stavolta lo fa provocatoriamente con la complicità di un bambino nomen omen, perché il nome Esterino significa “saggezza e coraggio”. Io lo vedo come un moderno Pinocchio, o un Peter Pan, che con la loro brillante spontaneità scalciano contro la dura realtà che gli ha tolto figure importanti e fondamentali per la sua inevitabile crescita.

La scenografia essenziale ripropone tre ambienti diversi e separati tra loro, in analogia con la trina personalità di cui parla Freud (che peraltro apparirà in veste onirica alquanto provocatoria). Troveremo la sua teoria spiegata con difficoltà dal terapeuta al bimbo, visto che anche lui sembra averla capita poco. L’ Es, l’Io e il Super-Io vengono spiegati come tre bambini, “uno che fa le cose, uno che controlla, e un altro che fa come gli pare perché non lo vede nessuno...”

In uno dei tre ambienti si muove Esterino con il nonno ancora vivo, in quello all’altro estremo del palco Esterino si relazionerà con lo psicologo cialtrone, mentre sullo sfondo, dietro un telo che solo quando debitamente illuminato, svela la stanzetta di Esterino. Questo spazio sembra rappresentare il suo inconscio, dove infatti il ragazzino incontra il nonno in sogno.

I tre interagiscono, ma quello che succederà e che si diranno non voglio svelarlo. Mi limito a dirvi che le dinamiche sono molto divertenti, originali, coinvolgenti e profonde. Grazie a un bel testo, il sogno e la realtà si inseguono e si sposano in maniera sublime con l’uso di una piacevole ironia dai ritmi serrati alternati a momenti più posati e riflessivi, che esprimono una genuina comicità e tanta tenerezza.

La figura di Esterino è deliziosa, rispecchia la personalità di tanti fantasiosi bambini della sua età. Figlio unico, adora il nonno che, nonostante sia anziano e svampito e lo intrattenga con fantasiosi ed irrealistici racconti delle sue passate esperienze, rimane il suo punto di riferimento. Figura perfetta per confidarsi, divertirsi e sentirsi protetto. Il bambino non può proprio fare a meno di lui, e così lo materializza nei suoi sogni. Questa tenera e dolce fuga dalla realtà evidenzia però anche la grande solitudine e l’incolmabile vuoto di cui soffre il bambino. Inutili, per alleviare la sua pena, saranno le risposte ricevute al catechismo sulla vita e sull’aldilà, e anche quelle dello psicologo con la sua illogica psicoanalisi. Il nonno, che rivive attraverso il ragazzino come il suo alter ego, consente alla mente brillante del nipote di confrontarsi con il truffaldino dottor Bellachioma mettendolo continuamente in difficoltà. Che anche Bellachioma sia stato suggestionato da questa figura? O che empaticamente sia entrato in contatto, attraverso il bimbo, con i suoi nodi irrisolti?

La storia è dolce, tenera, simpatica e molto profonda. La recitazione? Neanche a parlarne! Roberto, Riccardo ed Antonello sono una possente macchina da palcoscenico che funziona perfettamente, diverte, esalta, commuove, fa brillare i tre diversi caratteri dei protagonisti e le loro sfaccettature evidenziandone difficoltà e punti di forza in maniera sempre divertente. Quello che mi ha colpito di più è l'atmosfera magica, incantata, eterea che culla lo spettatore riportando in contatto con la sua parte infantile sopita. Le sinergie in campo riescono a produrre un felice connubio tra storia, recitazione, musica, regia e ambientazione. Bella la figura del nonno, simpatico con i suoi esagerati racconti. Accattivante, grazie all’espressività travolgente, Riccardo; dolcissima la figura del bambino, così realistico e tenero nella recitazione di Alessandro; simpaticamente antipatica è la figura dello psicologo cialtrone costruita con grande capacità da Roberto.

Questo cast esprime la bellezza di un testo appassionato e profondo coinvolgendo in un’ atmosfera in cui ci si sente coccolati e accarezzati in compagnia di figure ironiche, che seppur con tratti esagerati e caricaturali, rispecchiano le esagerazioni dell'essere umano, le debolezze e i punti di forza. Esterino crescerà e si forgerà attraverso questa esperienza che lo ha toccato profondamente.

Mi piace pensare che imparerà a convivere con l’ineluttabilità della morte, a mantenere il ricordo del nonno senza cadere nelle sue esagerazioni portandolo nel suo cuore, e ad imparare a relazionarsi senza soccombere a loschi figuri come il terapeuta e tirare fuori il meglio di sé per inserirsi nella società in maniera sana… in Esterino vedo l’opportunità del libero arbitrio. Voi?

 

Roma - Teatro 7 Off -  
“Esterino”. Scritto da Marco Rinaldi e diretto da Paolo Vanacore.
Con Riccardo Bàrbera, Roberto D’Alessandro, Antonello Pascale
Regia di Paolo Vanacore
Musiche originali di Alessandro Panatteri
Scene di Alessandro Chiti
Disegno luci Camilla Piccioni
Foto e grafica di Manuela Giusto
Assistente alla regia Cinzia Corsetti,
Produzione CMR Project Camera Musicale Romana srls

 

 

 

April 29, 2024

(foto Milady) Inaugurazione Padiglione Venezia 
con il Curatore alla presenza delle Autorità, 
tra le quali il Ministro della Cultura Sangiuliano
e il Sindaco di Venezia Brugnaro

La 60a biennale d'arte di Venezia, dal titolo "stranieri ovunque" a cura di Adriano Pedrosa, si è aperta sabato 20 aprile e chiuderà domenica 24 novembre 2024.

Orari di apertura dal 20 aprile al 30 settembre dalle 11 alle 19 e dal 1°

ottobre al 24 novembre dalle 10 alle 18, lunedì è la giornata prevista di

chiusura, salvo eccezioni. 

La 60ª biennale d'arte in numeri

   

Le sedi principali sono le consuete due, i Giardini che ospitano gli storici 30 padiglioni nazionali, nonché il padiglione centrale e il padiglione Venezia, inaugurato nel pomeriggio di venerdì 19 aprile alla presenza delle autorità cittadine e del Ministro della Cultura.

Nella sede dei Giardini c’è anche l’edificio Russia, chiuso, anche in questa edizione non è stata invitata a esporre, stessa sorte per il padiglione Israele, vuoto e chiuso, presidiato dall’esercito, all’esterno del quale si sono svolte diverse manifestazioni e proteste.

 

L’altra sede è l’Arsenale, che ospita 23 padiglioni nazionali lungo le Corderie, Artiglierie, Padiglione Arti applicate e Sale d’armi, Tesa delle Vergini dove ha sede anche il padiglione Italia.

36 Nazioni sono ospitate in sedi distaccate dalla Biennale, in vari luoghi nel centro di Venezia, nell'isola della Certosa e nella Giudecca.

30 gli eventi collaterali alla Biennale si snodano nei sestrieri veneziani e nell’isola di San Giorgio.

125 sono invece gli eventi denominati “non solo Biennale” che ampliano l’offerta di visite e incontri nel centro città, nelle isole di San Giorgio, Murano, San Giacomo in Paludo, San Clemente e fino alla vicina Mestre.  “Stranieri ovunque” è presente anche a Forte Marghera.

 

 Ingresso all’Arsenale    (foto Milady)

Nella prima giornata di apertura al pubblico si sono registrati quasi 9000 visitatori.

Rispetto alla scorsa edizione svoltasi nel 2022 gli accreditati nei giorni di pre-apertura al pubblico sono aumentati del 19% registrando poco meno di 27.000 persone; 4.315 giornalisti accreditati, 67% della stampa internazionale.

 

60a Biennale Arte Venezia
20 aprile - 24 novembre 2024
Giardini e Arsenale di Venezia
www.labiennale.org

 

 

 

 

 

 

 Prima di andare al Vinitaly ha visitato le cantine galluresi

 

Sassari Da quattro decenni Shigeru Hayashi è la voce del vino italiano in Giappone. Ambasciatore dei nettari tricolore, dagli anni Ottanta tesse culture e calici con antica gentilezza. Nel 1995 diventa il primo sommelier giapponese riconosciuto dall’associazione italiana sommelier. Presidente di Eataly Japan, dal 2005 con la sua azienda di consulenza “Solo Italia” fa da ponte tra i produttori italiani e il mercato del Sol levante. Ospite del Vinitaly, di cui è affezionato frequentatore da 27 anni, ha scelto il nord Sardegna per una indagine sui vini sardi. Base di studio per un libro in cui calici e cibo locale diventano sapori complementari. A supportare il tour del guru del vino tra le star enologiche di Gallura, la Sardinia Yacht service, da 20 anni attenta alla promozione del territorio e alla valorizzazione delle eccellenze locali.

È appena rientrato dal Vinitaly. Come le è sembrata questa edizione?

«Partecipo al Vinitaly ormai da 27 anni. Credo sia un importante punto di incontro per i produttori, ma anche per i giornalisti del settore. Per me che vengo dal Giappone un’occasione unica per visitare tante cantine in così poco tempo. In quattro giorni ho avuto contatti con almeno 40 produttori. Posso dire che il livello e la qualità del vino italiano è sicuramente molto alto. Rispetto al passato anche le nuove aziende riescono a fare un prodotto buono. Diciamo che oggi il vino lo può produrre anche un bambino. Ciò che è importante è comunicare bene il prodotto. Oggi il marketing fa davvero la differenza. Non dico che sia tutto perché non è così, ma ogni produttore deve avere ben chiaro l’obiettivo, il target di riferimento, il messaggio che vuole trasmettere e il canale attraverso cui distribuirlo. Non può funzionare il ragionamento: abbiamo della terra, facciamo del vino».

Qual è il rapporto tra il Giappone e il vino italiano?

«Con una esperienza di 42 anni come ristoratore, importatore e venditore oltre che come giornalista, conosco molto bene il business del vino tra i due paesi. In Giappone ancora oggi quasi il 50% dei vini importati è francese, quelli italiani si attestano tra il 19-20%. Questo è dovuto in parte a motivi storici. La Francia ha cominciato a esportare il vino più 200 anni fa, l’Italia è partita in ritardo, diciamo negli anni Ottanta. Ma soprattutto i francesi hanno una grande capacità di spiegare i loro prodotti, oltre che presentarsi con una immagine unitaria di vini e territori, che ne rendono più semplice la comprensione. Il mondo del vino in Italia è molto individualista. Ognuno fa qualcosa, ma non si riesce a costruire un unico brand italiano. Io credo che l’Italia debba imparare a promuovere il vino insieme alle sue eccellenze come il cibo, famoso in tutto il mondo, e la moda. Messaggi chiari, pubblico mirato, brand unico».

Deve quindi essere ancora più complicato parlare di vini sardi in Giappone.

«Esattamente. Come Giappone, paese fuori dall’Europa, non abbiamo emigrati italiani, quindi ancora oggi è molto difficile spiegare dove sia la Sardegna. Potrebbe essere in Spagna come in Francia, geograficamente non sanno localizzarla. Conoscono invece la Sicilia, famosa per la mafia. La Costa Smeralda. Ma dove sia la Sardegna, quali siano i suoi vini e i suoi formaggi non lo sa quasi nessuno».

 

Per questo ha deciso di colmare questo vuoto di conoscenza scrivendo un libro?

«Per adesso sto studiando le cantine sarde. Come ho fatto in passato con altri miei libri i vini saranno abbinati al cibo locale. In passato sono venuto in Sardegna, ho visitato grandi cantine come Capichera e Sella&Mosca, l’area di Cagliari. La scorsa settimana ho visitato nove cantine nel nord Sardegna. In autunno tornerò e andrò nel nuorese. Il libro che intendo scrivere sarà di itinerari di vino, cibo, storia, curiosità. Perché è importante incuriosire il popolo giapponese e creare interesse. Ma per farlo bisogna trovare dettagli che catturino l’attenzione. Ad esempio sulla bottarga. Abbiamo un prodotto simile in Giappone che chiamiamo karasumi. La lavorazione è stata importata dai portoghesi 500 anni fa».

Qual è la difficoltà nel vendere i vini sardi in Giappone?

«Oltre al non sapere dove viene prodotto, il vino sardo è difficile da spiegare al popolo giapponese, che ama le cose semplici. Se parliamo ad esempio di cannonau si deve scegliere quale si vuole proporre: superiore, riserva. Se diciamo barolo, quello è unico, si capisce facilmente. Il cannonau è invece complesso. Bisognerebbe puntare su due vini sardi, rappresentativi dei territori, un po’ come fanno i francesi. E spiegarne bene le qualità. Facendo i giusti abbinamenti con il cibo».

 

Per gentile concessione della testata La nuovasardegna.it

April 22, 2024

 

Settantaquattresimo notiziario settimanale di lunedì 22 aprile 2024 degli italiani di Russia. Buon 25 aprile, buon ascolto e buona visione.

Gli USA hanno approvato aiuti finanziari all’estero. Sono stati votati separatamente i tre pacchetti finanziari, più nuove sanzioni all’Iran.

Il 19 aprile 2024 sono stato invitato ad intervenire ad un dibattito a Torino di “Democrazia Sovrana e Popolare”, dopo la proiezione del film sul Donbass “Il testimone”. Facciamo un esempio italiano di un secolo fa. Il fascismo si affermò perché pochi vi si opposero, come non si opposero alle truppe naziste tedesche, finché restarono alleate di Mussolini. La Resistenza quella vera, di massa, iniziò quando, nel 1943, gli alleati si trasformarono in invasori. Vi ricordo tutto questo perché tale reazione tipica di qualunque popolo è quel che ora provano i russi, dopo trent’anni di avvicinamento della NATO ai confini russi, nonostante le reiterate promesse del contrario, “non un palmo verso est”, dopo il colpo di Stato in Ucraina, dopo che un popolo fratello, con cui assieme combatterono contro l’invasore nazista, si è trasformato esso stesso in un Paese nazista, e ricordare il 2 maggio 2014 a Odessa non è superfluo, con 48 antifascisti bruciati vivi al Palazzo dei Sindacati. E più l’Occidente collettivo insiste con le forniture di armi, soldi e sanzioni, più i russi serrano le file, si sentono coesi, senza se e senza ma.

Per una volta, niente politica o sociale. O forse sì. Perché è una canzone d’amore, e non importa se per i fidanzati, i coniugi, i genitori o i figli. D’amore e forse anche alla primavera incombente, perché qui le mezzestagioni esistono ancora. Anche questo è politica. La canzone è Вместе и навсегда, “Insieme e per sempre”. Non so nemmeno a quando risalga, ma sospetto ad appena una decina di anni fa.

Il benessere psicologico sul lavoro. Strategia per promuovere la salute mentale dei dipendenti.    Questo articolo affronta il costrutto di benessere psicologico a partire dall’analisi del contesto lavorativo. La Psicologia Positiva consente una visione diversa della realtà lavorativa, cercando di enfatizzare gli aspetti positivi del lavoro quotidiano e rafforzare le risorse a disposizione dei lavoratori per affrontare situazioni conflittuali.

 

A nessuno sembra strano sentire che il mondo del lavoro oggi attraversa una profonda crisi. Negli ultimi anni, e non solo nel nostro Paese, abbiamo acquisito familiarità con concetti come disoccupazione, condizioni di lavoro precarie, instabilità del lavoro, sottoccupazione, ecc., indicatori che ci portano a caratterizzare il mondo del lavoro come conflittuale. Questo nuovo scenario lavorativo, percepito e vissuto come stressante, ha un forte impatto sulla psicologia dei lavoratori. Alcuni riescono ad affrontare o affrontare queste situazioni conflittuali meglio di altri, il che dipende da alcune caratteristiche (sesso, età, livello di istruzione, anzianità, ecc.) ma anche da altri fattori psicosociali come lo stile di coping e le strategie sviluppate per affrontare i problemi. Nello studio della psicologia come scienza possiamo individuare due prospettive. La prima corrisponde alla linea tradizionale, il cui approccio si basa su un problema identificato, ad esempio, dal contesto lavorativo, potrebbe essere lo studio dello stress o del burnout , delle malattie psicosomatiche o dei disturbi mentali . Una seconda prospettiva si basa sulla psicologia positiva e mira alla ricerca del benessere dei soggetti. Ciò dirige l’attenzione sulle forze umane, su quegli aspetti che ci permettono di imparare, divertirci, essere felici, generosi, sereni, solidali e ottimisti. Una delle linee di ricerca della psicologia positiva è il “benessere psicologico”, il cui obiettivo è la ricerca della realizzazione personale.

 

Benessere sul posto di lavoro

Il benessere è più della salute fisica, trascende le responsabilità quotidiane, le aspettative, le relazioni, la gestione dei livelli di stress e della felicità generale e il modo in cui le persone si sentono riguardo a se stesse.

Secondo la psicologia positiva il benessere emotivo sul lavoro si divide in 5 livelli: Benessere psicologico: avere accesso a uno stipendio dignitoso e a un ambiente igienico in cui lavorare.

Sicurezza fisica e psicologica: che il lavoratore si senta sicuro nel potersi esprimere così come è.

Benessere sociale: ritrovare il senso di appartenenza all’organizzazione.

Stima: che il lavoratore si sente apprezzato dagli altri e ha la capacità di valorizzare gli altri allo stesso modo.

Realizzazione personale: avere la capacità di identificarsi con lo scopo del lavoro e dell’organizzazione. Il benessere emotivo negli affari non è vantaggioso solo per il dipendente e il datore di lavoro, ma è positivo anche per le comunità, la società e l’economia. Presenta molti vantaggi oltre all’interazione tra dipendente e datore di lavoro.

Promuovere un ambiente di lavoro accogliente e inclusivo aiuta i lavoratori a provare un senso di appartenenza e contribuisce a una sana cultura del lavoro.

Cosa posso fare per migliorare il benessere lavorativo dei collaboratori? 

1. Evitare giornate faticose e prevedere spazi per il riposo, è fondamentale saper delegare, porre limiti e stabilire orari e carichi di lavoro giusti. Fornisce inoltre spazi per la dispersione e il riposo. Molte volte prendersi due minuti per respirare, allungare i muscoli o riposare gli occhi è di grande aiuto per mantenere la concentrazione e il giusto umore.

2. Motiva le tecniche di respirazione, lo stress si nutre di soffocamento e meno ossigeniamo il corpo peggiori saranno le decisioni o maggiori saranno gli errori. Situazioni come il superlavoro, la mancata comprensione di un’istruzione, la sensazione di demotivazione, la rabbia con i colleghi, tra le altre sensazioni, fanno sì che non respiriamo come dovremmo, poiché siamo sconvolti. Quindi è molto utile incoraggiare gli esercizi di respirazione, si tratta di tecniche utilizzate nello yoga per respirare profondamente, sentire come circola l’aria attraverso il corpo e porsi in uno stato di meditazione. 3. Generare attività di integrazione, lo stress lavorativo diminuisce poiché si hanno ambienti di lavoro positivi, sarà utile per voi sviluppare attività di integrazione in cui colleghi o membri del team si conoscono e si sentono apprezzati dall’azienda. Queste attività possono svolgersi all’interno o all’esterno dell’azienda e spaziano dal pasto, ai giochi interattivi, alle dinamiche di team building, alla convivenza con la propria famiglia e altro ancora. Diventa creativo e prendi nota delle attività che potrebbero interessare a tutti. Ricorda che non è necessario essere in ufficio per creare esperienze gratificanti con i tuoi collaboratori; creare una community durante il telelavoro potrebbe sembrare molto più difficile, ma non dimenticare che esistono molteplici dinamiche di integrazione virtuale. Promuovere attività ricreative nei propri spazi lavorativi migliorerà la comunicazione interna, il senso di appartenenza e il benessere emotivo di chi ne fruisce. . Effettuare una diagnosi sanitaria, le malattie sono causa di stress, quindi è consigliabile effettuare una diagnosi sanitaria nel proprio personale, in modo da poter adottare misure, realizzare campagne sanitarie, programmi benessere e qualsiasi azione che serva a contribuire a avere lavoratori equilibrati. Non dimenticare che i tuoi collaboratori sono individui al di fuori del lavoro, quindi di tanto in tanto è bene consentire loro di occuparsi di questioni personali o di salute, nonché rimanere in costante comunicazione con loro per sapere come stanno andando in altri ambiti della loro vita che possono avere un impatto indiretto nelle situazioni lavorative. Lo apprezzeranno

3. Conduci sondaggi tra i tuoi collaboratori.I sondaggi ti consentono di misurare gli atteggiamenti, le percezioni, la soddisfazione o le prestazioni dei lavoratori. Tra le opzioni per catturare la loro attenzione c’è la gamification dei questionari e aumentare così la loro motivazione. Con narrazioni accattivanti, la motivazione dei lavoratori può essere aumentata in base ai loro progressi. . Riorganizzare il lavoro con obiettivi chiari, a volte si teme processi di ristrutturazione su cui si lavora da tempo, ma solo perché lo si fa da anni non significa che sia il più efficiente. Ecco perché è bene fare un’analisi dei processi e delle attività per ristrutturare come organizzarsi in termini di tempistiche, responsabilità, controlli, metodologie e altro ancora.

4. Comunicare, formare e motivare i propri collaboratori, avere canali di comunicazione per ascoltare e ricevere feedback è fondamentale, aiuterà molto anche formare il personale non solo sulle attività della posizione, ma anche sulle buone pratiche per la gestione dello stress lavorativo e altro problemi. Infine, motivare i dipendenti e riconoscere il loro lavoro è uno dei modi migliori per evitare questo tipo di fenomeni che incidono sui luoghi di lavoro. L’essere umano è un insieme composto da mente, corpo e anima. In tutti gli aspetti della nostra vita dobbiamo tenere conto di questi fattori. La salute mentale e il benessere emotivo sul lavoro sono direttamente collegati alla produttività, all’impegno e alle prestazioni dei dipendenti.

L’equilibrio e il benessere psicologico dei lavoratori influenza direttamente i risultati aziendali e il buon funzionamento dell’organizzazione. Per ottenere risultati di successo dobbiamo prestare attenzione alle emozioni.

 

 

April 15, 2024

 

Settantatreesimo notiziario settimanale di lunedì 15 aprile 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Oddio, non è proprio attuale, è una risposta di Marija Zacharova di un mese fa. Un mio estimatore (agente all’Avana, come suol dirsi), qui in Russia (piuttosto altolocato e perciò anonimo), mi ha segnalato questo suo intervento. Essendo del 6 marzo, non aveva senso pubblicarlo come una primizia, ma lo inserisco qui, nel mio notiziario settimanale. Godibilissimo, riguarda i diplomatici europei. Sono appena dieci minuti.

Il 12 aprile 1961 fu compiuto il primo volo dell’uomo nello spazio. Nel 2014 fu girato un documentario, “Quando tornerà Gagarin”, a cui l’ambasciata russa a Roma ha messo i sottotitoli in italiano. Per questo ve lo faccio vedere per intero, e mi scuso per la lunghezza, dura 24 minuti, ma la mia generazione è cresciuta con questa convinzione, che presto saremmo stati su Venere, su Marte. Eravamo degli incorreggibili romantici. Sapete che in genere non lo faccio, ma stavolta, concedetemelo. Personalmente, mi sono commosso.

In un’epoca in cui in Occidente vige la cancellazione della cultura e la cultura della cancellazione, eccovi un brano di musica classica, senza parole. Chi l’ha detto che la classica sia una roba per parrucconi? Molti la conoscono come musica natalizia, pochi sanno che si tratta della “Danza della Fata Confetto” dal balletto “Schiaccianoci”, orchestrato da Pëtr Čajkovskij nel 1892, che soleva dire che “la musica è quel sacrario, quella fonte, quel patrimonio a cui ogni nazionalità, ogni etnia ci mette del suo per il bene comune”.

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