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Spiragli di luce in Pakistan per il caso Asia Bibi

By Flip January 14, 2019 7348

Spiragli di luce in Pakistan per il caso Asia Bibi, la giovane madre pakistana di religione cattolica processata, imprigionata e violentata in carcere in virtù di una discussa legge del paese che punisce la blasfemia. Dopo l'assoluzione lo scorso 31 ottobre, che ha scatenato l'ira degli islamisti che ne chiedono la condanna a morte, la Corte Suprema potrebbe emettere il pronunciamento definitivo entro la fine di gennaio. Il Tribunale, secondo una possibilità prevista dall’ordinamento giudiziario pakistano, è chiamato a esprimersi sulla «istanza di revisione del verdetto», presentata dall'accusa alla fine del processo. Senza udienza né dibattimento, la Corte dovrà riesaminare la sentenza, per rilevare eventuali vizi formali e sostanziali. Che la Corte rinneghi e capovolga un giudizio che essa stessa ha emesso due mesi fa, in un caso tanto sensibile e di alto profilo, appare decisamente improbabile. Il team dei legali di Asia Bibi «crede al 100% del rigetto di quella istanza». Sarebbe la fine del caso e renderebbe Asia, una volta per tutte, una donna realmente libera. Libera di disporre della sua vita.

La Corte Suprema del Pakistan, proprio per dare al paese un segnale di tutela dello Stato di Diritto contro ogni connivenza politica, ha da poco emesso una sentenza “suo motu” imponendo ai governi federali e provinciali di risarcire i cittadini che hanno subito danni di beni e proprietà durante i tre giorni di proteste organizzate dai partiti islamisti all'indomani dell'assoluzione di Asia Bibi. E restano in carcere gli oltre 300 militanti e i leader del gruppo Tehreek-e-Labbaik Pakistan (TLP) come Khadim Hussain Rizvi, organizzatori di quelle manifestazioni violente contro Asia Bibi.

Non possiamo che auspicare l'esito positivo del caso di Asia, perché sia l'inizio di una nuova stagione politica in Pakistan di rispetto dei Diritti umani. Auspichiamo inoltre che il caso di Asia possa scuotere le coscienze. In Pakistan, dove rimane in vigore la legge per la quale Asia ha rischiato la condanna a morte e che i gruppi islamisti utilizzano per discriminare la minoranza cristiana e negare il diritto alla libertà religiosa. E nel resto del mondo, nel quale le persecuzioni contro i cristiani e le discriminazioni a sfondo etnico-religioso sono aumentate in modo esponenziale di anno in anno nell'indifferenza dei media e dei governi.

Benedetto Delle Site
Responsabile Gruppo di lavoro Diritti civili - Disagio giovanile - Città Internazionale

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