L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Diritti Umani (76)


Roberto Fantini
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L’isola indiana di Gran Nicobar* potrebbe presto diventare una sorta di “Hong Kong dell’India”, con un enorme porto, un aeroporto internazionale, una base militare ed una vasta zona  industriale. Un simile “mega-progetto” di sviluppo, dall’entità di nove miliardi di dollari,  comporterebbe la distruzione di ampie distese di foresta pluviale (attualmente il 95% del territorio) e verrebbe a mettere in serissimo pericolo la sopravvivenza di alcune centinaia di indigeni Shompen, uno dei popoli più isolati del pianeta.

Il “Great Nicobar Development Plan” dovrebbe arrivare ad occupare almeno un terzo dell’isola (di cui metà all’interno della riserva indigena) e comportare l’insediamento pianificato di ben 650.000 coloni.

 Verrebbero ad essere devastati, in tal modo, i territori meridionali di caccia e raccolta, quattro insediamenti Shompen e, soprattutto, verrebbe irreparabilmente rovinato l’intero sistema fluviale.

Il progetto, inoltre, andrebbe ad aumentare vertiginosamente il rischio di esposizione a tutta una serie di malattie verso cui gli indigeni sono del tutto privi di difese immunitarie. Come tutti i popoli “incontattati”,  infatti, gli Shompen risultano estremamente vulnerabili nei confronti di agenti patogeni che potrebbero condurli rapidamente allo sterminio.

“Se il progetto andasse avanti, anche in forma più ridotta - hanno affermato esperti provenienti da istituzioni accademiche di ben tredici paesi - crediamo sarebbe una condanna a morte per gli Shompen, equivalente al crimine internazionale di genocidio”.

E trentanove studiosi internazionali di genocidio si sono rivolti al governo indiano per denunciare gli aspetti allarmanti insiti nel progetto.

Survival International ha intrapreso una campagna che mira all’archiviazione del progetto e al riconoscimento agli Shompen dei pieni diritti di proprietà territoriale sulle terre su cui vivono da millenni.

Per saperne di più e/o per sostenere la causa dei diritti umani delle popolazioni indigene:

https://www.survival.it/cosafacciamo

 

 

NOTE

*”Un'isola come nessun'altra

Per secoli, gran parte degli Shompen ha rifiutato ogni tipo di contatto con gli esterni e questo li ha protetti dalle tragiche conseguenze del contatto, subite invece dalla maggior parte degli altri popoli delle isole Andamane e Nicobare.

Per migliaia di anni gli Shompen hanno vissuto, protetto e alimentato le straordinarie foreste di Gran Nicobar, nella parte orientale dell’Oceano Indiano. Gli Shompen sono cacciatori-raccoglitori nomadi e vivono in piccoli gruppi, in territori delimitati dai fiumi che attraversano la foresta pluviale. Costruiscono generalmente accampamenti temporanei nella foresta, in cui vivono per qualche settimana o qualche mese prima di spostarsi di nuovo.

Raccolgono una grande varietà di piante, ma il loro alimento principale è il frutto del pandano, che chiamano larop. Come altri cacciatori-raccoglitori, gli Shompen hanno una profonda conoscenza della loro foresta e utilizzano la flora dell’isola in moltissimi modi. Dal Canarium strictum bianco, per esempio, ricavano incensi, un repellente per gli insetti e persino gomme da masticare.

Gli Shompen cacciano tutto l’anno e scimmie, maiali, lucertole e coccodrilli costituiscono una parte importante della loro dieta. Hanno anche piccoli orti in cui coltivano, tra le altre cose, tapioca, limoni, peperoncini e betel (Piper betle).

L’isola di Gran Nicobar, loro dimora sacra, è piccola ma ricca di biodiversità endemica. La foresta pluviale copre circa il 95% dell’isola, in cui vivono 11 specie di mammiferi, 32 specie di uccelli, 7 specie di rettili e 4 di anfibi che si trovano solo lì. Un luogo unico in cui varani e coccodrilli condividono la foresta con macachi e toporagni, e dove le tartarughe giganti condividono le coste con dugonghi e delfini.”

Fonte: www.survival.it

**https://www.survival.it/chisiamo

 

 

Molte manifestazioni si organizzano nell’imminenza del Natale. La ricorrenza ha un significato profondo, va a scavare nei nostri sentimenti, nel nostro sentire interiore. E’ un’occasione per donare ai più deboli, ai più bisognosi e a chi soffre e ai disabili quell’amore cui fa riferimento la festività. Un’iniziativa interessante e di grande spessore per questi ultimi si è svolta a Roma, in uno dei quartieri dove più è sentita l’emarginazione ed il disaggio sociale, i quartieri del Trullo e della Magliana. L’associazione si chiama “La lampada dei desideri” e Paola Fanzini ne è il presidente. Il centro si rivolge a questi ultimi per dar loro quella dignità che meritano. Dopo la scuola non c’è nulla, soprattutto per i disabili -  dice il presidente -  e il suo centro vuole dare agli svantaggiati la possibilità di socializzare, divertirsi, dare anche lavorare a dei progetti; c’è la piscina, la banda musicale, la c.d. banda della Magliana, questa volta con fini più nobili, si scrivono favole per bambini per poi pubblicarle e venderle, insomma un centro di energia positiva che alle volte la società nega ai più deboli. Ovviamente si organizzano anche eventi e, per questo Natale, i frequentatori del centro sono stati protagonisti al teatro San Raffaele del Trullo di uno spettacolo di tutto rispetto e che si legge con il cuore. Dopo l’apporto prestigioso del coro gospel Exafonix, La Banda della Magliana, guidata da Luca Perrone, si è esibita con 4 pezzi,  a seguire poi Jessica che ha ballato sulle note di “Lacrime di piombo”, e ancora Tiziana Scrocca con la sua improvvisazione con i ragazzi, e Francesca Astrei  con un monologo, tutti  applauditissimi. Ma, a parte questi attimi di gioia pura donata dai protagonisti, una menzione speciale maritano tutti quei ragazzi che, come il messaggio del Natale insegna, sono tornati ad apprezzare la vita e a rinascere in questa dopo tanta oscurità e sofferenza cui la droga li aveva legati. Massimo Tomaselli, responsabile di una cooperativa per il recupero dei tossicodipendenti, e che ha diretto lo spettacolo, ci mostra un foglio con delle righe scritte da un utente di una comunità di recupero dalle dipendenze, e poi continua “Cosa c’è di così strano? tutti possono scrivere qualcosa… lui no!… lui 5 mesi fa fino agli ultimi giorni di ottobre era incarcerato in se stesso, la sua parola scritta e vocalizzata era soffocata dalla paura di non poter organizzare un discorso poiché proprio quel discorso che collega all’Altro era negato dalla sofferenza, da tantissimi anni di depressione grave e di dipendenza dalla cocaina…. la cocaina parlava per lui.

In seduta lui mi ha letto ciò che è riuscito a scrivere dopo anni e lo ha letto meravigliandosi, parola dopo parola… come se non le avesse scritte lui. Mentre leggeva, il suo viso esprimeva le rughe adolescenziali della meraviglia e delle emozioni che erano come lacrime liberatorie. Un momento catartico… di quelli che capitano raramente. La Comunità lo ha aiutato a liberare le emozioni ed in terapia….. ha liberato la parola!
Bravo !!!”

ll tossicodipendente perde tutto… amicizia, lavoro, emozioni, famiglia, ma proprio tutto….. alla “Lampada dei desideri” scoprono chi vogliono essere. Vengono aiutati a costruire la loro identità, a sviluppare l’empatia e a sentirsi parte di un gruppo.

Capita che gli altri, anche senza alcuna intenzione malevola, gli sottraggano, gli neghino il proprio essere, il loro esserci al mondo, o parte di esso.

Questo li fa soffrire (a volte impazzire), perché in fondo aspirano ad esistere in una loro, nella loro autenticità, che non sempre piace agli altri.

A volte questa sottrazione, questo non riconoscimento è talmente pesante che rischiano di perdersi, di perdere la loro preziosa, unica identità.

Il tipo di programma che gli si propone non ha lo scopo di farli vincere sugli altri, o in ogni caso di farli vincere secondo le regole (sociali) dominanti. Ha lo scopo di accompagnarli nel viaggio alla scoperta, o alla riscoperta di loro stessi, nella loro autenticità, anche se può far paura, o essere scomoda per qualcuno.

E un viaggio anche nel dolore; il dolore per quello che è stato tolto, e anche perché può darsi che amiamo chi ci ha negato il riconoscimento della nostra identità, e perché può darsi pure che comprendiamo, oltre che il nostro, anche il dolore e la paura dell'altro (dei genitori, per esempio).

È un viaggio in cui siamo semplicemente in compagnia di chi il percorso lo conosce già; è una persona che non intende sostituirsi a noi, o dare a noi i suoi valori, la sua visione del mondo, i suoi contenuti.

È un programma del rispetto totale per la propria identità, per fragile e spaventata che sia.

È un programma di rispetto per la nostra paura e per le nostre difese, perché le difese sono sacrosante per tutto il tempo in cui sentiamo di averne bisogno.

È un programma che aiuta a sentire colui (colei) che aveva smesso di sentire, che si era rifugiato in un angolo piccolo e nascosto di sé stesso, perché quell'angolo era l'unico e l'ultimo spazio che rimaneva alla sua identità.

Nessuno - in questo programma - vuole distruggerti quell'angolo, o tirarti fuori sulla base di una valutazione. Sei tu a decidere se puoi uscire da quell'angolo e andare attraverso spazi più ariosi. E in ogni caso ci resti per tutto il tempo che tu senti come necessario, perché quell'angolo, per soffocante e alienato che sia, è la tua vita, con le sue ragioni.

Per questo è un programma che non accelera i tempi, ma che sta in sintonia con il tuo ritmo. Nessuna forzatura interpretativa, né di sogni né di altro, nessuna analisi, nessun consiglio, nessuna promessa, soltanto il silenzio per poter ascoltare meglio la voce (a volte debolissima) che viene da te.

Nessuna pretesa di cambiare il mondo, soltanto l'aiuto perché tu possa trovare, passo dopo passo, ciò che tu sei, e portare con te anche il tuo carico di passato.

 
 Narges Mohammadi

 “La democrazia prima di essere un sistema politico è una cultura. Sono le persone, con i loro comportamenti, a fare la democrazia.” — Shirin Ebadi 

 

Narges Mohammadi ha ricevuto il premio Nobel per la pace 2023. La cerimonia per la quale il Comitato del Premio ha chiesto la presenza della donna ancora detenuta in carcere, sarà a Dicembre.

Attivista iraniana, carcerata dal 2016, vice presidente del Centro per la difesa dei diritti Umani l'organizzazione non governativa guidata da Shirin Ebadi,(in esilio dal 2009) ha ricevuto l'onorificenza per la sua continua ed estenuante lotta alla promozione dei diritti umani e per la libertà di ognuno.

In prima linea contro l'oppressione alle donne  in Iran. Attivista per i diritti umani. Arrestata diverse volte dal regime Iraniano.

Ha dovuto subire punizioni fisiche, arresti, condanne. In una delle tante prigionie subite, ha ricevuto oltre 150 frustate e altre forme di torture.

Nata a Zanjan, 51 anni fa, laureata in fisica si è battuta oltre che per le donne, anche per la difesa dei diritti dei detenuti. Ha combattuto contro la pena di morte. Madre di due gemelli, mai si è arresa alla lotta. A Narges, in una delle diverse carceri che l'hanno detenuta, non furono neppure concesse le medicazioni nonostante soffrisse e soffre di una grave forma di polmonite. L'Unione Europea è intervenuta a favore dell'attivista invitando l'Iran a rispettare le leggi sui diritti internazionali sottolineando la grave forma di malattia di Mohammadi. Persino Amnesty International richiamò l'attenzione sull'attivista per il non diritto concessogli alle cure mediche.

La donna è ancora in detenzione nonostante gli interventi di varie associazioni e dal carcere continua ancora la sua battaglia contro le torture di ogni genere e le violazioni sessuali delle donne arrestate. Nel 2022 momento in cui la giovane Iraniana Amini fu uccisa dalla polizia perché priva del hijab, si sono incrementate le lotte delle donne stanche dei troppi soprusi; la stessa attivista Narges Mohammadi dall'interno della prigione a Teheran ha trovato il modo di esternare il proprio appoggio attraverso articoli.

Donna decisa, coerente con la propria idea, impegnata totalmente rischiando costantemente la propria vita, lontano di propri affetti, è sempre stata decisa a combattere una battaglia verso l'immane forza di violenza e crudeltà alle donne Iraniane anche all'interno del carcere non si è lasciata intimorire. E' riuscita addirittura a fare arrivare un messaggio alla BBC dove raccontava i tipi di torture e di violenze inaudite  alle detenute del carcere a Ervin; nello specifico parlava di un'attivista violentata dagli agenti di sicurezza.

Condannata l'ultima volta nel 2022 dove ha subito ben 74 frustate per avere diffuso una propaganda contro lo Stato Iraniano Arrestata 13 volte per un totale di 31 anni di carcere: Si sta adesso battendo per la tortura bianca del quale ne ha parlato in un libro pubblicato nel 2022 dal titolo White Torture. Si tratta di punire con un lungo isolamento (anche oltre due mesi) nella sezione 209 del carcere di Evin. Possiamo solo immaginare lo stato psico fisico ed emotivo che le donne andrebbero a subire. Un'altra forma di tortura infame non corporale ma di abbandono all'oblio mentale. 

Narges Mohammadi; un premio Nobel che tutte le donne del mondo dovrebbero applaudire nel rispetto, nella gratitudine, nel coro unanime di un grazie a chi non ha vissuto di sole parole ma di azioni degne di una donna fra le donne che per i loro diritti ancora si batte nonostante tutto. 

Grazie Narges Mohammadi!

 

 

In tema di sanzioni amministrative nei confronti di tutti gli ultracinquantenni che si fossero rifiutati di sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria, imposta dalle autorità governative per quanto attiene il  Covid-19, vi riproponiamo l'impostazione giuridica illustrata dal collega Luca Scantamburlo già nel giugno del 2022 e oggi confermata dalla sentenza del 2 agosto 2023 del Giudice di pace di Rovigo.

 

"Quanto tempo può durare una istruttoria di accertamento sanzionatorio dal momento del suo avvio?

Domanda importante e così la sua risposta, soprattutto in merito all'avvio del procedimento sanzionatorio che l'Agenzia delle entrate - Riscossione ha avviato nei mesi scorsi nei confronti di alcuni (non tutti) over 50 anni di età, per non essersi conformati all'obbligo di profilassi vaccinatoria anti-SARS-CoV-2 stabilito dalla legge italiana DL 7 gennaio 2022, nr 1 coordinato con la legge di conversione 4 marzo 2022 n.18.

Una sottrazione all'obbligo che - per altro - risponde a diritti sacrosanti di tutela di habeas corpus,  principio consensualistico in ambito medico e della biologia, di tutela della propria dignità e del proprio convincimento personale, tutti tutelati dalla giurisprudenza di Cassazione e della Corte Costituzionale (sentenza n.438/2008), sulla scorta della Convenzione di Oviedo (ex art 5)  e soprattutto sulla scorta della Carta dei Diritti Fondamentali della UE (ex art 3) la quale e' legge vigente nel diritto eurounitario e di rango superiore alle leggi nazionali degli Stati.

Dei 90 GG ha parlato anche il Consiglio di Stato: Sentenza nr 1330, Sez III 13 marzo 2015.

Vedi anche Delibera A.G. Con n 136/06/CONS, L. 241/1990 art 5 comma 2)

Rif. Anche sentenza Cassazione n 4042 del 21 marzo 2001, che indica espressamente i 90 GG come tempo massimo per la conclusione del procedimento amministrativo

Vi e' un orientamento di Cassazione che invece parla dei cinque anni (il termine di prescrizione), ma e' per me una VIOLAZIONE del diritto all'equo processo ex art 6 CEDU.

Così come del diritto alla buona amministrazione (ex art 41 CDFUE, per cui ogni cittadino ha diritto che le questioni che lo riguardano siano trattate "entro un termine ragionevole dalle istituzioni")

Anche la Costituzione della Repubblica italiana riconosce e garantisce "il buon andamento e l'imparzialità della amministrazione", secondo quanto disposto dall'art 97 Cost.) Non si può considerare la conclusione entro termini ragionevoli, un procedimento che dura cinque anni.

La sentenza che sconfessa il primo orientamento di cui sopra, e' la sentenza del 27 aprile 2006, n 9591, Cassazione Sez. Unite.

Il Consiglio di Stato ha espresso il suo parere nel 2015 e taglia la testa al toro:

(...) "La fase istruttoria del procedimento sanzionatorio che precede la notifica della sanzione al trasgressore non può, tuttavia, per scelte organizzative dell'Autorita', dilatarsi oltre i limiti temporali ragionevoli e congrui allo scopo perseguito"

E quindi, dal momento della contestazione della sanzione al trasgressore, scattano i 90 GG di tempo come termine entro il quale la P.A deve concludere il suo accertamento per irrogare una legittima sanzione, decorsi i quali ogni qualsiasi sanzione irrogata oltre questo limite temporale e' da ritenersi illegittima.

Non si può protrarre ad libitum una istruttoria sanzionatoria.

I cinque anni sono un chiaro abuso ed una sorpassata convinzione giurisprudenziale.

L'obbligo vaccinale per gli over 50 anni di età era poi previsto dalla legge in vigore fino al 15 giugno 2022, termine di scadenza della obbligatorietà di profilassi anti-SARS-CoV-2.

L'obbligo e' scaduto da tre giorni. La vaccinazione per questa coorte non è più obbligatoria. Stando a quanto riferisce ilSole24ore (news del 16.06.2022 Riccardo Ferrazza), sinora sono stati individuati 1,7 milioni di inadempienti per i quali è scattato l'avvio del procedimento sanzionatorio.

1,7 milioni su 2,4 milioni di nominativi individuati. Se partissero ulteriori avvii di procedimento sanzionatorio, anche per i rimanenti (nonostante la scadenza dell'obbligo) valgono le considerazioni già sopra svolte: dal momento dell'accertamento scattano i 90 GG.

Rispondere con istanza in autotutela di richiesta di immediata archiviazione e' sempre cosa buona e giusta

In ogni caso, rimane la possibilità di ricorso dinanzi al GdP."

 

 Luca Scantamburlo
18 giugno 2022

     Lev Tolstoj

Io, in qualità di uomo, non posso, né direttamente né indirettamente, né dirigendo, né aiutando, né incitando, partecipare alla guerra; non posso, non voglio e non lo farò.”

                                                                     Lev Tolstoj

 

All’inizio dello scorso secolo, Tolstoj, grande maestro di cultura della Pace e della Nonviolenza, di fronte ai conflitti del suo tempo e al dilagare frenetico di deliri nazionalistici e di aggressività imperialistica, si trovò a riscontrare, con grande amarezza, che i saggi insegnamenti filosofico-religiosi e gli appassionati messaggi etico-politici delle menti migliori del passato sembravano non aver lasciato alcunissima traccia sulla coscienza collettiva dell’umanità.

 A molti di noi, credo, sarà certamente capitato, con sconfinata facilità, di condividere tale amara e sconfortante considerazione.

Per cui, al fine di tentare di porre un argine all’avanzata della paralizzante sensazione di sfiducia nelle capacità evolutive del genere umano, penso possa risultare utile e rivitalizzante rituffarsi, almeno per qualche minuto, nel pensiero di alcuni intelletti che hanno cercato di metterci in guardia in merito alla follia della guerra e di offrirci anche preziosi suggerimenti in vista della costruzione di una pace vera e duratura.

Ed ecco, quindi, come dono per un fausto e proficuo Ferragosto di riflessione, una piccola antologia di parole di Luce, per non dimenticare che, se è pur vero che la strada da percorrere per espellere la guerra dal nostro comune destino è lunga e piena di incognite, molto dipenderà da quanti saremo a voler proseguire a percorrerla e molto ancora dipenderà dalla determinazione e dalla forza dei nostri passi.

 

  • E’ come se non fossero mai esistiti Voltaire, Montaigne, Pascal, Swift, Kant, Spinoza e centinaia di altri scrittori che hanno denunciato con fermezza l’insensatezza e l’inutilità della guerra, descrivendone la crudeltà, l’immoralità, la ferocia; e, soprattutto, è come se non fosse mai esistito Cristo e il suo predicare la fratellanza fra uomini, l’amore per questi e per Dio.

        Uno rammenta tutto questo e, guardandosi attorno, non  rimane più inorridito dagli orrori della guerra, ma da qualcosa che li supera tutti: la consapevolezza dell’impotenza della ragione umana.”                                                            LEV TOLSTOJ

 

  • Esiste qualcosa di più ridicolo del fatto che un uomo ha diritto di uccidermi perché vive dall’altra parte di un fiume e il suo sovrano è in lite con il mio, sebbene io non lo sia con lui?

                                                                   BLAISE PASCAL

  • La guerra forma persone che cessano di essere cittadini e diventano soldati. Le loro abitudini li separano dalla società, il loro principio è la fedeltà a un superiore. Nelle colonie si abituano al dispotismo, a raggiungere i loro obiettivi con la violenza e a calpestare i diritti e la felicità di chi gli sta attorno; traggono piacere principalmente dalle avventure estreme e dal pericolo. Sono contrari allo svolgere un lavoro pacifico.

        La guerra stessa produce altra guerra e la prolunga all’infinito.  Una nazione vittoriosa, inebriata dal successo, cerca di riportare nuove vittorie; una nazione ferita, irritata dalla sconfitta, si affretta a recuperare l’onore e le perdite subìte.

Le nazioni, incattivite dalle reciproche offese, si augurano l’un l’altra umiliazione e distruzione. Gioiscono quando malattie, fame, urgenze, sconfitte affliggono un Paese ostile.

L’uccisione di migliaia di persone, al posto della compassione, provoca in loro una gioia estatica: le luminarie riempiono le città e tutto il Paese festeggia.

In questo modo, il cuore dell’uomo s’indurisce, e le sue passioni peggiori vengono alimentate. L’uomo rinuncia alla solidarietà e all’umanità.”

                                                  WILLIAM ELLERY CHANNING

 

  • La guerra è più rispettata che mai. Un abile artista della guerra, un massacratore di genio, de Moltke (1848-1916, generale tedesco), rispose un giorno ai delegati della pace con queste strane parole: ‘La guerra è santa, un’istituzione divina, una delle leggi sacre del mondo; essa mantiene fra gli uomini tutti i grandi, nobili sentimenti, l’onore, il disinteresse, la virtù, il coraggio; li salva, in una parola, dal cadere nel più abominevole materialismo’.

        Dunque riunirsi in branchi di quattrocentomila uomini, camminare senza riposo, giorno e notte, non pensare a niente, non studiare niente, non imparare niente, non leggere niente, non essere utile a nessuno, marcire nel sudiciume, dormire nella sporcizia, vivere come bestie in un perenne istupidimento, saccheggiare città, incendiare villaggi, distruggere popoli, poi imbattersi in un alto mucchio di carne umana, saltargli addosso, versare fiumi di sangue, ricoprire i campi di carne lacerata e mucchi di cadaveri, venire mutilati e devastati senza utilità per nessuno, e infine spirare in un angolo del campo avversario, mentre i genitori, la moglie e i figli muoiono di fame: ecco ciò che chiamano non cadere nel più abominevole materialismo!

                                                    GUY DE  MAUPASSANT

 

  • Gli abitanti del pianeta Terra versano ancora in un tale stato di follia, irrazionalità, stupidità, che ogni giorno, sui giornali dei paesi civilizzati, si legge di discussioni sulle relazioni diplomatiche dei capi di Stato allo scopo di allearsi contro un presunto nemico, e della preparazione di guerre, per cui le nazioni permettono ai loro capi di disporre di loro come fossero bestiame mandato al macello, come se non sospettassero che ogni vita umana è proprietà personale.

       Gli abitanti di questo strano pianeta vengono tutti istruiti a credere che esistano nazioni, confini e vessilli, e tutti hanno una coscienza così labile dell’umanità, per cui questo sentimento scompare completamente di fronte alla nozione di patria …”

                                                     CAMILLE FLAMMARION

 

  • Noi non vediamo e non udiamo coloro che soffrono: tutto ciò che è spaventoso si svolge dietro le quinte. Tutto sembra calmo, appare piacevole; protestano solo le silenziose statistiche: tanti uomini divenuti pazzi, tanti esseri rovinati dalla vodka, tanti fanciulli morti di fame … E questa situazione sembra necessaria; apparentemente l’uomo felice sta bene soltanto perché gli sventurati sopportano in silenzio il loro fardello; senza questo silenzio, la felicità sarebbe impossibile. E’ un’ipnosi generale. Bisognerebbe che dietro la porta di ciascun uomo soddisfatto e felice ci fosse qualcuno armato di un piccolo martello, i cui colpi gli ricordassero incessantemente che esistono gli sventurati e che, benché egli sia felice, anche per lui la vita presto o tardi tirerà fuori i suoi artigli; la disgrazia si abbatterà su di lui, conoscerà la malattia, la povertà, il lutto, e nessuno lo vedrà, nessuno lo sentirà, come lui stesso attualmente non sente e non vede nessuno.

                                                                      ANTON CECOV

  • Ricordo Einstein che in risposta ai tentativi di “umanizzare” la guerra disse: “La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”.

        Questa grande verità va ribadita continuamente: che queste parole si imprimano nelle nostre menti, che si diffondano ad altri, fino a diventare un mantra ripetuto in tutto il mondo, che il loro suono si faccia assordante e infine sommerga il rumore dei fucili, dei razzi e degli aerei.”

                                                                        HOWARD ZINN

 

  • La strada di ogni marcia per la pace e la nonviolenza sia la strada di tutti, la strada maestra da condividere fin nelle sue innumerevoli, possibili diramazioni; sia la strada della comprensione reciproca e di quell’aggiunta che dal semplice buon senso e dalla mera tolleranza ci fa arrivare finalmente all’inclusione e alla valorizzazione dell’altro nella sua autonomia; sia, in ultima istanza, la strada di una sempre rinnovata fiducia nella capacità trasformativa di ogni uomo e di ogni donna.

                                                             ALDO CAPITINI

 

  • La pace è un principio pratico di umanità e di organizzazione sociale che si fonda sulla stessa natura dell’uomo. Essa non lo sottomette, ma lo esalta; non lo umilia, ma lo fa
         MARIA MONTESSORI
    cosciente del proprio potere sull’universo. E poiché si fonda sulla natura dell’uomo, è un principio unico e universale, comune a tutti gli uomini.

        Questo principio deve condurre a realizzare la scienza della pace e l’educazione degli uomini per la pace.”

                                                          MARIA MONTESSORI

 

Come ho fatto osservare ad alcuni amici e amiche, ha molto più senso sensibilizzare la Corona britannica e le Autorità britanniche, nei modi civili e di protesta pacifica stabiliti dalla Legge. Non certo quelle americane. Per delle ragioni molto semplici. In America il già Presidente USA B. Obama concesse commutazione di pena alla talpa di WikiLeaks - l'ex soldato Chelsea Manning - solo dopo diversi anni di prigione (almeno sette anni) scontati, cioè dopo aver imparato la lezione di un carcere duro (questo il ragionamento di Obama e degli americani nel tema di giustizia, chi sbaglia deve essere punito, in misura severa ma giusta, e negli Stati Uniti, al netto di tanti problemi, la certezza della pena e di tempi ragionevoli nella amministrazione della giustizia, sono rispettati).

Invece un gesto possibile di grazia da parte della Corona britannica attraverso una formale richiesta di un Ministro o un funzionario pubblico britannico rivolto a sua Maesta' Re Carlo III, ha una valenza diversa perché parte da un presupposto di difesa di un cittadino in territorio europeo, dove dagli anni Cinquanta vige la CEDU di Strasburgo (ma CEDU non significa solo andare in Tribunale in ricorso dinanzi alla Corte EDU di Strasburgo, ma significa anche impegno nella difesa dei principi e valori dei diritti umani in ogni circostanza, perché essi informano e permeano o dovrebbero orientare ogni decisione delle istituzioni dei 47 Paesi membri del Consiglio d'Europa, di cui anche il Regno Unito fa parte).

Inoltre, la difesa legale di Julian Assange si fonda soprattutto sulla contestazione che la estradizione richiesta dagli USA al Regno Unito sembra più un atto di persecuzione politica che un atto fondato da ragioni oggettive di giustizia, connesse alle pretese accuse di spionaggio. Pertanto, mi auguro che la opinione pubblica e le associazioni a tutela dei diritti umani e civili, perorino la causa di liberta' di Assange dinanzi alla Corona britannica perché intervenga con un atto di grazia che possa bloccare definitivamente la estradizione dal Regno Unito. Un gesto difficile e poco probabile ma non impossibile. Me lo auguro dal profondo del cuore per il fondatore di WikiLeaks e per quanto ha fatto per tutta la umanità, aiutando a prendere coscienza di certe dinamiche di potere e di manipolazione dalla verita'.

 

 

L'avvocato e scrittore Robert Francis Kennedy Jr. - nipote di JFK e figlio del fratello Bon Kennedy già a capo del Dipartimento di Giustizia USA - lo scorso giugno 2023 ha tenuto  un memorabile discorso allo Saint Anselm College in Goffstown, nel New Hampshire.

Una orazione civica straordinaria che tocca il tema della guerra in Ucraina - che egli riconosce essere una guerra per procura e pretesto per la ingerenza statunitense - contro la Federazione russa dopo la sua invasione a sostegno delle minoranze russofone nel Donbass, anche per spezzare la tenaglia di progressiva espansione a Est della NATO.

Kennedy ricorda le preoccupazioni di JFK che lo portarono pochi mesi prima della sua morte a volere a tutti i costi la messa al bando dei pericolosi  esperimenti nucleari in atmosfera: il trattato "Treaty Banning Nuclear Weapon Tests in the Atmosphere, in Outer Space, and Under Water", firmato a Mosca nel 1963 e ostacolato dal Pentagono, dai falchi del Dipartimento di Stato e da molti politici americani di allora.

Ma l'avvocato Kennedy rievoca anche l'anima più profonda della politica estera americana condotta dalla Presidenza di suo zio JFK, che per la prima volta sottolineo' la importanza del "mettersi nei panni dei Russi" e delle loro "legittime preoccupazioni" per la sicurezza del loro Paese.

Raramente in vita mia ho sentito un discorso così lucido, appassionato e denso di significati, arrivando a cogliere il nesso fra la politica aggressiva e militarista USA condotta a livello globale negli ultimi trent'anni circa, e la violenza domestica e urbana che sempre più scuote la società statunitense nelle ultime decadi.

Un discorso - quello di Robert F. Kennedy Jr. - che merita di essere ascoltato interamente e che può veramente sensibilizzare la opinione pubblica statunitense ed europea e aiutare le classi politiche nazionali a invertire il processo di pericolosa escalation e di tensione geopolitica che negli ultimi mesi sta sempre più avvicinando alla mezzanotte le lancette dell'orologio dell'apocalisse ATOMICA.

Le parole di Kennedy - oltre che ricordare aneddoti storici e familiari - mettono ordine e giustizia e sono veramente un trampolino per la distensione e una pace più che mai desiderabile, che non può prescindere dal riconoscimento della verità e delle reciproche istanze di giustizia di tutti coloro che sono coinvolti negli attuali conflitti.

Possano le parole del nipote di John F. Kennedy fare breccia in tutti coloro che ancora oggi non hanno compreso la grave crisi che stiamo vivendo, non solo geopolitica ma soprattutto sociale e spirituale, e con la forza e luce della verità, condurci tutti sulla via dello discernimento e della autentica diplomazia e desiderio di armoniosa convivenza fra popoli, prima di superare una linea rossa fatale per il mondo intero.

 

 

Ieri verso le 15 mi hanno arrestato all'aeroporto di Istanbul senza fornirmi alcuna spiegazione. Ero in transito per imbarcarmi su un volo interno diretto nel sud est anatolico. Sono una giornalista free lance in Turchia per seguire le elezioni del 14 maggio dal kurdistan turco. Ero insieme a una delegazione di osservatori elettorali, rappresentanti sindacali, cobas, giuristi ed esponenti dell'associazione 'No Bavaglio'. Al controllo passaporti mi hanno fermato e impedito di prendere il volo interno per Mardin. Mi hanno perquisita, sequestrato passaporto, medicina ei prodotti per l'igene personale. La polizia mi ha rinchiuso per circa 5 h in una camera di sicurezza interna all'aeroporto.Mi hanno preso le impronte digitali e fatto le foto segnaletiche. Non mi hanno dato nessuna motivazione del perchè mi abbiano fermata e “Deportata” come si legge dal verbale della polizia per che mi hanno costretta a firmare. Mi hanno espulsa dal paese insieme a una decina di subsahariane, maghrebine, pakistane, uzbeke, iraniane e afghane. Mi hanno imbarcato sul volo delle 21.45 per rientrare in Italia. Scortata dalle istituzioni turche e relegata da sola in fondo all'aereo al posto 32 senza possibilità di muovermi. All'atterraggio a Roma sono stata prelevata da poliziotti italiani, gentili e attoniti per quello che mi era successo. Non sono mai stata più fiera di essere cittadina italiana e mai mi sono sentita più al sicuro come in quel momento.Mi hanno rifocillata e supportata.

Emanuele Irace.

 

Parlando di diritti umani, Norberto Bobbio ci invita a compiere un semplice esercizio: leggere o rileggere lo straordinario testo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 e poi fare una rapida ricognizione a 360 gradi nel mondo della realtà contemporanea. Un simile esercizio, purtroppo, continuerebbe, senza alcun dubbio, ad essere fonte di grande amarezza: ancora troppo poco, infatti, dei tanto nobili enunciati di quel documento si è travasato nel nostro comune vivere quotidiano.

E, di fronte a tanta ingiustizia e ipocrisia, è facilissimo lasciarsi ingabbiare in uno stato d'animo di disincanto e di rassegnazione.

Ma tutti i grandi Maestri di tutti i tempi ci hanno insegnato che da una “parva favilla” possono derivare molto fuoco e molta luce e che sarebbe assai meglio, pertanto, piuttosto che limitarsi a maledire l'oscurità (cosa tanto semplice da effettuare quanto poco produttiva), provare ad accendere anche una piccola e flebile fiamma.

E' certamente questa consapevolezza che ha condotto la casa editrice Graphe.it, piccola e raffinata realtà editoriale di Perugia, a dare vita ad una operazione originale: quella di raccogliere occhiali usati.

Per comprenderne a pieno la genesi e le finalità, ci siamo rivolti a Roberto Russo, che da ben 18 anni (appena compiuti!) la dirige con rara competenza ed inesauribile entusiasmo.

 

  • Quando (e in che modo) è nata l'idea di raccogliere occhiali usati?

È un'attenzione che viene da lontano. Da adolescente collezionavo francobolli e avevo messo insieme una discreta raccolta, anche con qualche pezzo di valore. Un giorno mi capitò tra le mani una rivista in cui si chiedevano francobolli usati per aiutare i missionari nelle loro attività. Non ci pensai due volte: impacchettai i raccoglitori e li spedii all'indirizzo indicato. Da allora ho provato a raccogliere molte cose: carta, i classici tappi di bottiglia, che poi facevo recapitare a questo oa quell'ente perché con il ricavato lo utilizzasse per i propri scopi. Con un amico della Repubblica Democratica del Congo abbiamo raccolto anche diverse macchine da scrivere che nel suo paese potevano essere utili.Così quando ho aperto la casa editrice ho pensato che fosse una buona idea affiancarvi un'attività del genere. All' inizio non sapevo bene come concretizzare l'idea, ma poi ho scoperto la possibilità di raccogliere occhiali usati e mi sono subito attivato prendendo accordi con il Lions Club che ha un centro logistico dedicato. Ho coniato lo slogan: “Aiutiamoli a leggere” e ho iniziato a scriverne sul sito, sui social nelle email con l'incentivo di donare un libro del nostro catalogo per ogni invio di occhiali usati che ci venivano donati.

 

  • Che risultati state ottenendo?

Direi buoni. Fino a ora abbiamo raccolto oltre 5500 paia di occhiali. Si va a periodi: per mesi non arriva nulla e poi all'improvviso siamo invasi da vecchi occhiali. Capita che ogni tanto

     Roberto Russo

qualche sito o giornale ne parla e quindi assistiamo a un aumento degli arrivi.

 

  • Prima di questa iniziativa, Graphe.it aveva già intrapreso altre azioni di solidarietà?

Prima e durante. Questa degli occhiali usati è l'iniziativa fissa, poi ce ne sono altre legate soprattutto ai proventi della vendita dei libri che spesso destiniamo a vari progetti come, per esempio, la costruzione di una maternità a Bujumbura in Burundi, o ad associazioni come Amnesty – e qui anche con il tuo zampino!

 

  • Hai in mente qualche altro progetto per il futuro?

Sto valutando qualche idea per evitare che i libri fuori commercio del catalogo vadano a finire al macero. Una piccola parte è quella che doniamo con gli occhiali usati che ci arrivano; a volte doniamo libri alle biblioteche di associazioni o di carceri, anche se per questi ultimi è un procedimento un po' complicato. Però vorrei trovare qualcosa di più ampio perché è un vero spreco quello di non poter più usare alcuni libri perché un po' rovinati o per mille altri motivi. Come diciamo noi, l'importante è leggere e se un libro continua a circolare è sempre un bene.

 

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*Per ogni invio di occhiali, si riceverà in omaggio un libro (occorre ricordarsi, pertanto, di accludere il proprio indirizzo postale).

L'indirizzo a cui spedire il materiale è il seguente:

 Edizioni Graphe.it, via della Concordia, 71, 06124 Perugia.

Per ulteriori informazioni:

  • email: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
  • telefono: +39 0758311571 (dal lunedì al venerdì ore 9,00-17,00)
  • Whatsapp: +39 3518317346

 

 
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