
L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Partinico (Pa) - Parlando di uguaglianza e diversità il punto da cui partire è la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino secondo la quale gli uomini sono tutti uguali, hanno tutti gli stessi diritti. Diritti fondamentali come il diritto alla salute, alla vita, al rispetto, alla libertà di realizzarsi secondo i loro desideri, di esprimere le proprie opinioni, di scegliere la religione: si tratta di diritti imprescindibili non soggetti a differenze. In sostanza, non possono essere messi in discussione.
Se questi sono i principi di base, però, va anche detto che l’unicità dell’individuo, nella pratica quotidiana, va rispettata.
Essere uguali non significa assomigliarsi, pensare, parlare, vestirsi, comportarsi tutti nello stesso modo.
Si può dire, in un certo senso, che esercitare la propria individualità e dunque la propria unicità rispetto agli altri sia un diritto come gli altri.
La diversità spesso fa paura perché, come esseri umani, ci sentiamo più sicuri con ciò che conosciamo bene e che ci è familiare. Quando incontriamo persone che sembrano, pensano o si comportano in modo diverso da noi, a causa di una diversità, il nostro cervello può reagire con incertezza o insicurezza. Questa reazione è del tutto normale: fa parte del nostro istinto di cercare sicurezza in ciò che è prevedibile e conosciuto. La diversità può essere associata a una disabilità di tipo fisico o psichico.
Parlare di diversità apre anche un altro discorso: quello sulla discriminazione. Discriminare il diverso, soprattutto se in caso di bisogno, è frequente e in qualche modo connaturato alla natura umana, che in caso di paura reagisce negativamente rifiutando quello che percepisce come un pericolo. A chi non è mai capitato di obbedire all’istinto di fuggire, per fastidio e paura, da chi si trova in uno stato di bisogno?.
Dunque, non è utile eccedere, né nell’annullare la diversità, né nell’enfatizzarla: si tratta piuttosto di essere aderenti alla realtà e di affrontarla con serenità ma, non neghiamolo, anche con sofferenza, con piccole-grandi lotte quotidiane combattute non solo con se stessi, ma anche con il mondo, talvolta inaccessibile e staccato dai cosiddetti “normodotati”.
In questa nostra società caratterizzata dall’esaltazione dell’immagine, della velocità, della perfezione, dalla corsa al successo, il disabile (sia esso intellettivo, fisico e/o sensoriale) corre il rischio di “essere tralasciato”, di non rimanere in gara, di sentirsi isolato e solo; rischia di percepirsi come zavorra, con conseguente perdita di fiducia in sé e negli altri.
Non tutti hanno la forza ed il coraggio di continuare a battersi per ciò in cui credono, e spesso, dopo vari tentativi infruttuosi, si giunge alla resa di fronte ad una situazione mediocre ed insoddisfacente, che non contribuisce a formare né l’autonomia né l’autostima del soggetto.
Anche qualora ci fosse un solo essere umano svantaggiato, questo avrebbe il diritto di potersi integrare nel tessuto sociale, di non dover “mendicare” per avere ciò che gli spetta; il disabile
non dovrebbe sentirsi invisibile, impotente o oggetto di pregiudizi giustificabili solo dall’ignoranza, dall’insensibilità e dall’egoismo.
Una società che si definisce civile, giusta e morale deve garantire alla persona svantaggiata una vita dignitosa e libera.
La disabilità non deve essere un ostacolo alla piena realizzazione di una persona. Promuovere l’inclusione, superare i pregiudizi e concentrarsi sulle capacità sono passi fondamentali per costruire una società più giusta ed equa per tutti.
Io sono una donna nata con una disabilità , la spina bifida, che è una malformazione è uno difetto neonatale dovuto alla chiusura incompleta di una o più vertebre, risultante in una malformazione del midollo spinale. Può essere perciò considerata un disrafismo e comporta diversi problemi che si possono risolvere con intervento chirurgico, ma in modo permanente, causa insensibilità agli arti inferiori e impossibilità di poter camminare.
Nonostante una disabilità che non ho scelto di avere e che non posso eliminare, ho sempre cercato di vivere la mia vita senza farmi ostacolare dalla disabilità, ho una famiglia che ha sempre fatto rete attorno a me e amicizie che mi hanno sempre accettata e amata per la persona che sono, senza fermarsi alla disabilità e senza mai farmi sentire “diversa”.
Ho sempre fatto ciò che mi piaceva senza sentirmi “diversa”, senza permettere alle persone che ho incrociato nella mia vita e mi consideravano “diversa” di farmi sentire inferiore o “diversa”, soltanto perché loro camminano con le proprie gambe e invece io cammino, con le mie che sono una sedia a rotelle.
Sogno e spero in un mondo dove il termine “ diverso” possa sparire, per descrivere un diversamente abile…un mondo, dove un normodotato e un diversamente abile possano avere gli stessi diritti, integrazione e lo stesso rispetto da parte di una società che, ancora oggi considera inferiore e diverso il soggetto diversamente abile.