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SOLO L’UNIVERSALITA’ DEI DIRITTI UMANI PUO’ SALVARCI DALLA TRAGEDIA DELLA GUERRA

By Roberto Fantini February 02, 2023 913

Che la Cultura dei Diritti Umani non godesse di ottima salute, nonostante le tante dichiarazioni d’amore provenienti dalle fonti più disparate, molti di noi lo supponevano e se ne preoccupavano da tempo. Numerosi erano i segnali inquietanti. Numerose le manifestazioni di fragilità della coscienza etico-civile generale. Dalle bombe Nato su Belgrado di fine millennio alla caccia al feroce talebano in terra afghana, dalle (inesistenti) armi di distruzione di massa irachene agli attuali isterismi russofobi, passando per una psicopandemia alimentata dall’inganno, dalla menzogna, dalla censura e dalla manipolazione dell’informazione, ci era giunto un messaggio inequivocabile:

per i governanti cosiddetti democratici e per buona parte delle popolazioni cosiddette civilizzate, i Diritti Umani sono cosa buona e giusta soltanto se la loro affermazione risulta essere più o meno conciliabile con le proprie esigenze e mai fonte di problematicità, di rinuncia e di scelte percepite come pericolose e dolorose. Una sorta, cioè, di buoni e nobili princìpi e propositi destinati ad essere rapidamente accantonati di fronte all’immigrato che invade prepotentemente i nostri spazi vitali, al “nemico” che ci appare contrastare il nostro strapotere, al non vaccinato che mette scelleratamente a repentaglio la salute dell’intera collettività (ammirevolmente obbediente e responsabile!).

In pratica, si potrebbe dire che, nei confronti dei Diritti Umani, è accaduto un po’ quello che si è verificato per secoli, all’interno delle Chiese cristiane, nei confronti del mite (ma scomodissimo) profeta nazareno: cori di Osanna e di domenicali benedizioni, ma solo e sempre a patto di ignorare-dimenticare tutto quanto sappia di scandalo, di disorientamento, di invito radicale a rivoluzionare il proprio modo di pensare e di essere.

La filosofia dei Diritti Umani non è facile da comprendere, e ancora più difficile da accogliere e coerentemente rispettare.

E per tanti motivi. Per uno, sopra a tutti gli altri:

 i Diritti Umani pretendono di essere Universali, ovvero di essere veri e validi per TUTTI, senza alcuna possibile forma di distinzione.

Ma perché, potremmo chiederci, dovrebbero valere per tutti, proprio per tutti?

Il Preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 10 dicembre 1948 ci offre una risposta secca e pragmatica, ancorata alle tragiche vicende storiche del recente passato:

  • la loro negazione ha prodotto spaventose e infinite rovine;
  • le guerre sono la manifestazione estrema della negazione dei Diritti Umani, ovvero di una frantumazione della famiglia umana in gruppi che hanno più diritti (pane, benessere, sicurezza, libertà, ecc.) di altri;
  • la nostra epoca è l’epoca dell’aut aut e la scelta fra le due cose non è più rinviabile, né tantomeno eludibile;
  • per liberarci dal “flagello della guerra” è, pertanto, apoditticamente necessario trasformare il circolo vizioso di “negazione di Diritti Umani = Guerra”, in circolo virtuoso di “promozione-tutela dei Diritti Umani=Pace”.

 

Continuando a rifiutare questo ragionevolissimo invito, continueremo a sprofondare nelle letali sabbie mobili del chiacchiericcio politichese e della retorica ipocrita e meschina.

 

Scriveva, più di mezzo secolo fa, Aldo Capitini, lungimirante maestro di saggezza:

 

Bisogna muovere (…) da ogni essere a cui possiamo dire un tu, dargli un’infinita importanza, un suo posto, una sua considerazione, un suo rispetto ed affetto.

 Finora non si è mai fatta veramente questa apertura ad ogni essere, un singolo essere e un altro singolo essere, con l’animo di non interrompere mai.

Perché non si è avuta questa apertura precisa e infinita?

 Perchè si è trovato il modo di appoggiarsi a qualche cosa dicendo che era più importante:

 i religiosi a Dio, i filosofi all’Idea universale, i politici allo Stato o alla Rivoluzione;

trascurando gli esseri,

anzi distruggendone alcuni senza rimorso.”*

 

Insomma, dovremmo sentirci tutti di fronte ad un bivio, chiamati, uno per uno,  a scegliere da che parte stare:

 

o entrare finalmente nella dimensione dell’affratellamento egualitario e solidale, abbandonando qualsiasi politica caratterizzata dai privilegi, dalle gerarchie, dalle esclusioni e dalle discriminazioni di ogni tipo,

oppure rassegnarsi ad un futuro all’insegna della paura, sottoposto alla tirannia dell’odio e all’incubo della violenza.

 

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*Aldo Capitini, Il Potere di Tutti, Guerra Edizioni, Firenze 1969.

 

 

 

 

 

 

 

 

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