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LE POLITICHE DI ESTRAZIONE DI RAME E COBALTO MINANO I DIRITTI UMANI DI INTERE POPOLAZIONI: Il caso della Repubblica Democratica del Congo

By Roberto Fantini May 19, 2024 542

 

Sul territorio della Repubblica Democratica del Congo (ex Congo Belga ed ex Zaire), nel cuore del continente africano, le sventure continuano ad abbattersi con rara crudeltà. Dopo l’immane genocidio coloniale perpetrato alla fine del XIX dal sovrano belga Leopoldo II (circa 10 milioni di vittime); dopo la pluridecennale tirannia criminale di Mobutu (ignobilmente sostenuta a livello internazionale); dopo gli interminabili conflitti scaturiti dopo il crollo del suo regime, la popolazione di questo meraviglioso quanto sfortunato paese continua a subire inenarrabili violazioni di diritti umani legate, in particolar modo, alla presenza di sconfinate risorse minerarie.

Da questo immenso paese, infatti, proviene la maggior parte del rame e del cobalto utilizzati nelle batterie agli ioni di litio necessarie per alimentare smartphone, auto, biciclette elettriche, ecc.

La batteria di un veicolo elettrico richiede più di 13 kg di cobalto, mentre per un telefono cellulare ne occorrono circa 7 g. Si stima che la domanda di cobalto (già triplicata rispetto al 2010) raggiungerà le 222.000 tonnellate entro il 2025. Ed entro il 2030 si prevede che, per soddisfare la domanda sempre crescente, occorrerà una produzione di cobalto almeno dieci volte superiore a quella attuale.

Nella frenetica corsa globale per assicurarsi minerali come cobalto, rame, nichel, litio, aziende e governi stanno, ancora una volta, anteponendo in modo schiacciante il profitto al rispetto dei diritti umani: la produzione di batterie agli ioni di litio (al di là dei tanti roboanti slogan apologetici) risulta, pertanto, tutt’altro che “verde” e “pulita”. Anni di pratiche estrattive e industriali non adeguatamente regolamentate hanno comportato e stanno comportando, infatti, danni a numerose comunità dell’America meridionale e dell’Africa orientale e meridionale.

Nella Repubblica Democratica del Congo, in particolare, intere comunità vengono prepotentemente sgomberate  dalle loro case e dai terreni agricoli per far posto all’espansione delle miniere industriali di cobalto e rame e bambini di appena sette anni vengono costretti a lavorare in miniere artigianali, con salari bassi e condizioni di grande pericolo.

In un rapporto di ben 10 anni fa, l’Unicef delineava un quadro più che allarmante delle condizioni estreme a cui vengono sottoposti bambini e ragazzi: oltre 12 ore al giorno di lavoro faticosissimo (spesso scavando a mani nude e trasportando sacchi dai 20 ai 40 kg), senza alcuna forma elementare di sicurezza, spesso picchiati e maltrattati, privati del diritto allo studio.

Una ricerca del 2020, poi, condotta dalle università di Lubumbashi, Lovanio e Gand, è giunta alle dolorose (quanto assai prevedibili) conclusioni che l’esposizione all’inquinamento tossico in ambito minerario non soltanto colpisce i lavoratori, ma produce altresì difetti congeniti nei loro figli. 

Mark Dummett, direttore del programma Imprese, sicurezza e diritti umani di Amnesty International, ha così commentato la notizia:

“Quando si visita questa zona della Repubblica Democratica del Congo, si è immediatamente colpiti dal forte inquinamento e dalla mancanza di azione da parte del governo e delle aziende dell’industria estrattiva per evitarlo e per proteggere le persone che lì vivono e lavorano e che non hanno alcun modo di sfuggire alle polveri“.

“Quando ci siamo recati per la prima volta nelle miniere, nel 2015, abbiamo visto uomini, donne e bambini lavorare persino senza l’attrezzatura di protezione più essenziale come guanti e mascherine per il volto. I minatori ci hanno riferito delle patologie di cui soffrivano, tra le quali tosse, dolore ai polmoni e infezioni alle vie urinarie. Gli abitanti di un paese in cui siamo stati ci hanno mostrato l’acqua della sorgente del fiume locale, che usavano per bere, contaminata dallo scarico dei rifiuti di un impianto di lavorazione dei minerali”.

“Le preoccupanti scoperte di questo rapporto - prosegue -  indicano che il danno fatto potrebbe avere effetti a lungo termine. Emergono quindi la necessità di una maggiore regolamentazione dell’industria estrattiva, affinché ambiente e lavoratori siano protetti, e di un’assunzione di responsabilità da parte delle multinazionali che traggono vantaggio da queste miniere, affinché intraprendano azioni allo scopo di evitare di produrre inquinamento a danno delle persone e del pianeta. Al contempo, devono offrire un risarcimento a coloro che sono stati danneggiati dalle operazioni legate alla loro attività. L’industria estrattiva della Repubblica Democratica del Congo dovrebbe portare benefici anche alle comunità locali, non solo alle potenti multinazionali“. *

 

In tutto il mondo, la cattiva progettazione, il funzionamento e la gestione dei rifiuti delle miniere industriali hanno prodotto e continuano a produrre un inquinamento persistente con conseguenti gravissimi danni alla salute. 

Nel Salar de Atacama, ad esempio, un’area che si estende tra Cile, Argentina e Bolivia, l’estrazione di litio e rame minaccia i diritti delle popolazioni native e mette a rischio le risorse idriche e i fragili ecosistemi delle popolazioni e delle comunità.

Nel frattempo, la corsa alla ricerca di nuove fonti di minerali per le tanto decantate “ecologiche” batterie, attraverso l’estrazione in acque profonde sul fondo dell’oceano, pone rischi gravi e irreversibili per l’ecosistema del fondale marino e per i mezzi di sussistenza delle comunità costiere.**  

“Le persone che vivono nella Repubblica Democratica del Congo – ha dichiarato con lucido realismo la segretaria generale di Amnesty International Agnès Callamard - hanno subito maltrattamenti significativi e sfruttamenti in epoca coloniale e post-coloniale.

I loro diritti continuano a essere sacrificati mentre la ricchezza intorno a loro viene depredata”.

 

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*https://www.amnesty.it/ricerca-sulle-miniere-di-cobalto-nella-repubblica-democratica-del-congo-danni-permanenti/

**https://www.amnesty.it/appelli/cacciati-per-il-cobalto-fermare-gli-sgomberi-in-congo/



 

 

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Last modified on Sunday, 19 May 2024 11:05
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