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Il debito economico alla base della psicopandemia.
A poco più di sette mesi dal primo lock down annunciato dal Presidente Conte, nuova stretta decretata per L’Italia già gravemente provata dalle restrizioni in atto che hanno fatto registrare un Pil a singhiozzo dopo la dichiarazione di “Pandemia” da parte del Governo. Anche la fantomatica mascherina il cui uso è stato fatto osservare con modalità che molto spesso hanno rasentato il ridicolo e che avrebbe dovuto scongiurare i contagi (almeno così ci era stato detto!) non si è rivelata all’altezza del compito. Se, oggi, infatti, L’Institute for health metrics and evaluation dell’Università di Washington finanziato dalla Fondazione di Bill e Melinda Gates annuncia la previsione di 450 decessi al giorno, in Italia, per fine novembre! Ossia il triplo rispetto ai valori attuali. Ma i numeri, mai come in questo caso, sono opinabili poiché il risultato di mille variabili ed incognite. E mai, come in questo caso, usati per un fine che è di natura economica e non sanitaria. A spiegarlo, in maniera chiara ed estremamente lineare, Sonia Savioli che nel suo libro “Il giallo del Coronavirus. Una pandemia nella società del controllo”, indaga lo stretto rapporto fra soldi e potere. Già nel 2018 le Finanziarie Globali avevano previsto un crac dell’economia mondiale proprio per il 2020. Un’economia fondata sul debito che, nel suo conteggio globale di 253.000 mld di dollari, dal 2008 ad oggi ha avuto un incremento pari al 300%. Cifre esorbitanti e non certamente gestibili con i criteri economici alla portata umana. Così il WEF, World Economic Forum, secondo una proiezione del 2016, aveva previsto un aumento della disoccupazione globale che, entro il 2020, avrebbe portato alla perdita di 11 milioni di impieghi in tutti gli ambiti professionali, causa l’automatizzazione dei processi. La quarta rivoluzione industriale sarebbe stata il tema ufficiale del proprio incontro annuale. In cosa consiste è presto detto, sostituzione del lavoro umano con macchine cibernetico-digitali chiaramente nei Paesi industrializzati dove il costo della manodopera supera quello di una macchina. 800 milioni i posti di lavoro eliminabili. Il sogno del capitalismo si avvererebbe considerando la perdita di lavoro come un piccolo effetto trasversale del sistema da attuare. E per distruggere quella fetta di mercato non funzionale all’economia delle Multinazionali, cosmopolite e senza patria, ci si è serviti della pandemia come forma di esercizio del controllo. Obiettivo: distruzione delle piccole e medie imprese. Abbattere ogni forma di concorrenza alle catene commerciali digitalizzate e ogni impedimento burocratico, ossia qualsivoglia forma di mediazione fra volontà del popolo e istituzioni politiche. Perché un consenso, seppur minimo del popolo, è necessario affinché una democrazia rimanga in piedi. Multinazionali direttamente sovvenzionate dagli Stati. Creando inflazione. Di Reset e Capitalismo si parla! Azzerare e Ricostruire. Capitalismo globale allo stato puro predatorio. Abolizione del contante per meglio favorire le procedure di controllo. Smart working per scoraggiare i rapporti umani e sociali, mancando il luogo di lavoro, mancano anche le possibilità di organizzarsi in associazione condivise. Incentivazione del settore cibernetico per l’uso necessario dei dispositivi tecnici al lavoro da casa. E intanto nel settore sanitario ci si arrabatta nel sostenere il diritto alla salute di chi non è mai stato tutelato da un sistema che ha distrutto il Pianeta, si propina l’utilizzo di farmaci che si sono rivelati inefficaci e si minimizza sulle terapie letali. Mentre, in attesa del miracoloso vaccino, il cui arrivo è previsto per fine anno e sul quale aleggiano infiniti dubbi e misteri, si procede con chiusure a macchia senza logica e buon senso. Mentre scattano le denunce alla sanità da parte dello stesso personale sanitario, si continua a imporre l’uso della mascherina, fonte di arricchimento per le aziende produttrici, simbolo di un bavaglio, inibitore psicologico e innaturale umiliazione per il cittadino.
“ANCHE DOPO L’AFFIEVOLIRSI DELLA PANDEMIA LE RESTRIZIONI NON SOLO NON SPARISCONO MA SI INTENSIFICANO CON LO SCOPO DI POTENZIARE IL POTERE”. E’ quanto si apprende da un documento della Fondazione Rockefeller che già, nel 2010, sembra aver tenuto nel cassetto la possibilità di attuare il Capitalismo globale.
Unica forma di consolazione è che alla base della manovra sta non tanto la forza del Capitalismo, quanto la sua debolezza.