L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
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Il rapporto che intercorre tra il potere e il diritto d'opinione ha - da almeno un paio di secoli a questa parte contrassegnato, nel bene e nel male, i processi politici delle società occidentali. Questo rapporto, molto dinamico e sovente conflittuale, è stato messo in crisi dallo sviluppo delle tecnologie di comunicazione e dall'applicazione al dominio politico delle sempre più sofisticate tecniche di persuasione/comunicazione, proprie alle società industrializzate.
I beneficiari ultimi di tale crisi sono i gruppi di potere, siano essi i detentori delle tecnologie e delle piattaforme digitali, i grandi gruppi editoriali o i possessori dei maggiori circuiti radiotelevisivi. In Italia, in particolare, la relazione falsata tra potere e libera opinione si è resa evidente nella sua rischiosità con l'arrivo al governo di esponenti proprietari di grandi porzioni dell'industria televisiva e cinematografica e con la discussione pubblica sul conflitto d'interesse. A fronte di ciò, si è sviluppata nel tempo, quasi esclusivamente nella sfera cibernetica, una comunicazione alternativa, spesso confusa e spontanea e perciò stesso suscettibile di essere manipolata, screditata e marginalizzata, paradossalmente, proprio dal suo contraltare mainstream, legato al sistema politico-economico imperante. Oltre a inquinare lo sviluppo della libera opinione, la comunicazione del nostro tempo, in particolare proprio quella cosiddetta mainstream, ha concorso alla stabilizzazione dei gruppi di potere e alla creazione del consenso intorno ad essi. Il mondo dell'informazione, invece di esercitare, come suo compito e dovere, una funzione critica rispetto ai governi, ha spesso svolto il ruolo di megafono delle decisioni di quest'ultimi. Lo abbiamo visto nel corso di questi due anni di pandemia e lo viviamo ora nel contesto del drammatico confronto tra la Federazione russa e l'Occidente. In quest'ultima circostanza, poi, la comunicazione mainstream svolge sempre di più un ruolo attivo nel quadro della cosiddetta guerra ibrida; ne è testimonianza, tanto per fare un recente esempio, l'opaco caso del Corriere della Sera-Copasir. Si osserva che il sistema politico italiano — grazie alla funzione della nuova comunicazione - si sta sempre più strutturando sul modello dei sistemi liberaldemocratici anglostatunitensi, contraddistinti dal rapporto dinamico e autoreferenziale tra gruppi di potere, marginalizzando, inibendo ed escludendo di fatto la partecipazione al libero dibattito di larghi strati della popolazione.
Significativa l’iniziativa annunziata dall’on. Pino Cabras circa un accordo da lui promosso con realtà mediatiche di altri paesi per rendere l’informazione on line meno condizionata dai social, soprattutto d’oltre oceano, che paiono anteporre gli interessi dei loro proprietari al fluire della libera informazione. Purtroppo in Italia chi fa informazione per i grandi media è condizionato dalle direttive dell’editore, è quindi ricattabile, e chi si avventura nei social per fare informazione, oltre alla censura (non dimentichiamo che i nostro Paese ha perso la guerra e che, da allora, i media nostrani non hanno fatto che da cassa di risonanza dell’informazione proveniente d’oltre oceano) deve confrontarsi con la falsa informazione gettata nella mischia dai centri decisionali per avvelenare il campo e renderlo impraticabile. E quanto mai urgente quindi una seria riflessione sul problema del diritto alla formazione di una pubblica opinione scevra da condizionamenti, sul diritto alla critica e al dissenso e sulla degenerazione del sistema politico.
Ne hanno discusso alla sala stampa della Camera dei deputati Tiberio Graziani — Vision & Global Trends, Jessica Costanzo — Italexit, Pino Cabras — Altemativa, Geminello Preterossi — La Fionda — Università di Salerno.