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Democrazie deviate

By Carlotta Caldonazzo June 05, 2016 11584

L'ordinamento democratico antico, appena restaurato dopo un colpo di stato oligarchico, ha condannato a morte Socrate; così, la democrazia nella sua forma attuale ha avuto le sue vittime illustri: giornalisti, intellettuali, artisti.

La condanna a morte di Socrate, nel 399 a.C., avvenne in un'Atene da poco tornata alla democrazia dopo il regime dei trenta tiranni. Allora non esistevano sondaggi, ma il teatro comico ci lascia interessanti testimonianze sulle posizioni prevalenti all'interno di quell'opinione pubblica che proprio Pericle, celebrato come il fondatore della democrazia, aveva contribuito a rendere così influente sulla scena politica. Ma Atene era soprattutto a capo di un “impero”, la lega di Delo, nata ufficialmente per proseguire il conflitto contro i Persiani e presto divenuta strumento dell'egemonia ateniese sulle città alleate. A permettere la nascita e il consolidamento di questo impero è stata la strategia del dominio sui mari (detto talassocrazia), che ha al contempo favorito sia un notevole sviluppo economico, sia l'accesso alla rappresentanza politica dei ceti più poveri del demos. Nell'Atene di Pericle, i nullatenenti venivano reclutati come rematori sulle navi da guerra, sottraendo il primato nella difesa della città alla fanteria dei ceti medio-alti (gli opliti) e, soprattutto, alla cavalleria dell'aristocrazia fondiaria (qui era lo zoccolo duro della fazione oligarchica, quindi degli oppositori politici di Pericle). Nel primo anno della guerra del Peloponneso, che vede opposte Atene e Sparta, le due grandi potenze greche, il sistema democratico ateniese inizia a vacillare, a partire dalla devastante pestilenza del 429 a.C., durante la quale morì lo stesso Pericle e i suoi due figli legittimi. In seguito, secondo lo storico greco Tucidide (testimone diretto degli eventi), la democrazia e l'impero di Atene iniziano un lento declino e, contestualmente, un progressivo irrigidimento. Nell'ultimo discorso all'assemblea popolare ateniese, Pericle presenta il conflitto come una guerra “giusta”: E' giusto che alla condizione onorevole in cui, grazie al suo impero, si trova la nostra città voi portiate aiuto (dato che di tale condizione voi tutti vi vantate)... Né dovete credere che ora si lotti per una cosa sola, per la libertà o la schiavitù: al contrario anche riguardo alla perdita dell'impero... Dal comandare voi non potete più tirarvi indietro, anche se qualcuno spaventato dalla presente situazione per ignavia vorrebbe farlo, sostenendo la parte dell'uomo onesto. Voi possedete in questo potere quasi una tirannide (Tucidide, La guerra del Peloponneso, II, 63; ). I successori di Pericle alla guida della fazione democratica non sono “alla sua altezza” e l'ordinamento che dirigono vira verso la demagogia. Attraverso quest'ultima viene appunto convinta l'assemblea popolare ad approvare la disastrosa spedizione in Sicilia del 415 a.C.

Anche il sistema democratico contemporaneo, minacciato dai sistemi totalitari del Novecento, ha vissuto, a partire dalla guerra fredda, brusche virate autoritarie, nelle quali il potere per mantenersi ha “sacrificato” diverse vittime sull'altare della democrazia da difendere. Si pensi al maccartismo, all'operazione Ajax in Iran, all'operazione Condor in America Latina. Fino ad arrivare alle guerre “umanitarie”, quasi sempre combattute sotto l'egida dell'Alleanza Atlantica (NATO) nel mondo monopolare uscito dalla guerra fredda dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Conflitti dettati da una ferrea logica di potenza, che non ammette diritto di replica considerando ogni forma di dialettica una minaccia. Anche questo sistema, dunque, come quello antico, ha mietuto vittime. Anzitutto tra le popolazioni afflitte dalla corruzione e dalla spietatezza delle dittature (più o meno mascherate) che ha contribuito a imporre. In secondo luogo tra le voci critiche come il primo ministro svedese Olof Palme, assassinato nel 1986 (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/27/olof-palme-caso-ancora-aperto/514605/), e il “Che africano”, Thomas Sankara, ucciso nel 1987. In terzo luogo tra i testimoni scomodi, come la giornalista Ilaria Alpi, morta insieme all'operatore Miran Hrovatin nel 1994, a Mogadiscio, in un agguato organizzato dall'intelligence statunitense con l'aiuto di Gladio e dei servizi segreti italiani (http://www.repubblicaonline.it/2016/03/24/ora-e-ufficiale-ilaria-alpi-fu-uccisa-dalla-cia-il-vergognoso-silenzio-generale/).

Se sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin è stata fatta (parzialmente) luce, non si può dire lo stesso per quelle di Enzo Baldoni in Iraq nel 2006 (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/28/enzo-baldoni-ucciso-in-iraq-e-insultato-in-italia/1101209/), di Vittorio Arrigoni nella striscia di Gaza nel 2011 (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/15/vittorio-arrigoni-5-anni-dalla-morte-la-madre-egidia-oggi-non-riconoscerebbe-questa-europa-disumana-manca-la-sua-voce/2639329/) e di Giulio Regeni in Egitto nel 2016 (http://www.flipnews.org/component/k2/stop-alla-tortura-e-verita-per-giulio-regeni.html). Se la democrazia non può prescindere dalla responsabilità e dalla consapevolezza collettive, come nell'“impero” ateniese del V secolo a.C., così anche nell'imperialismo democratico contemporaneo la responsabilità ricade sullo stesso corpo civico cui spetta la sovranità. Con una differenza: mentre l'antica democrazia ateniese era diretta, oggi il demos si esprime attraverso i suoi rappresentanti. Dunque, all'assemblea popolare abbiamo sostituito il parlamento, ma i meccanismi di repressione (talvolta soppressione) del dissenso e della critica sono rimasti invariati, come anche la propaganda che presenta i conflitti come guerre di difesa della “cultura” e dei “valori” democratici.

La condanna a morte di Socrate apre il IV secolo a.C., che è quello della crisi del modello democratico ateniese. Anche se la sua è stata un'“esecuzione politica” (oltre ad essere una voce critica, Socrate era stato maestro di Alcibiade e Crizia, considerati fonte di innumerevoli mali per la loro città), l'accusa che gli veniva rivolta era essenzialmente religiosa e oscurantista: non credere negli dei e corrompere i giovani, un'astuta operazione di propaganda demagogica, impossibile da conciliare, a livello teorico, con l'autentica tradizione democratica. In modo analogo, è probabile che la crisi che le istituzioni democratiche stanno vivendo (di cui uno dei sintomi è l'emergere della cosiddetta “anti-politica”) sia legata alla spregiudicatezza con cui voltano le spalle di fronte alle vittime degli imperi attuali.

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Last modified on Monday, 06 June 2016 12:28
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