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La nomina di Draghi al vertice di Bankitalia precede di soli sei mesi quella di Hank Paulson al dicastero del Tesoro a stelle e strisce, nomina fortemente voluta dal presidente in carica George W Bush che si trovava allora nella seconda parte del suo secondo mandato presidenziale.
Come ho avuto più volte modo di sottolineare nelle puntate precedenti, quella di Paulson fu una scelta molto dolorosa sul piano personale e questo sia sotto il profilo reddituale (come Chairman e CEO della potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs guadagnava infatti 100 milioni tondi di dollari l’anno) sia sotto quello del potere effettivo.
Va, inoltre, sottolineato che il ruolo delle Big Five le cinque grandi Investment Bank a stelle e strisce, così come quello di alcune delle maggiori Corporation le collocava (e in qualche modo le colloca tuttora) ben al di sopra dei governi di tutto l’orbe terracqueo, Stati Uniti pienamente inclusi.
Ma il “sacrificio” di Mario Draghi prima e del suo ex capo solo sei mesi dopo aveva ben solide radici nel sempre più traballante mondo della finanza globale, a causa ma non solo delle crescenti degenerazioni nell’operativita’ delle fabbriche prodotto delle banche più o meno globali e delle stesse Investment Bank che sono di per sé fabbriche prodotto.
Nel corso del mio intervento al Convegno sulla crisi finanziaria svoltosi nel 2008 al residence Ripetta (gli altri relatori erano i professori Luigi Spaventa, Paolo Leon ed Elsa Fornero) cercai di offrire uno spaccato dell’ operatività delle fabbriche prodotto anche perché la Direzione Finanza della BNL nella quale operavo come economista si era trasformata, dopò l’acquisizione da parte di BNP Paribas in una appendice della Corporate&Investment Banking della Casa Madre.
Tutti ricorderanno gli scricchiolii del primo trimestre del 2007, ma, come ho già ricordato, che il re fosse nudo lo certificarono il 7 agosto di quello stesso anno le più importanti banche del mondo partecipanti al mercato dell’EURIBOR rifiutando di applicare le altre banche per il semplice motivo che nessuna su fidava delle altre e la situazione senza precedenti si sblocco’ solo dopo un intervento in extremis della BCE che inietto’ nel corpo rigido del sistema interbancario globale un’iniezione di svariate centinaia di miliardi di euro.
A quel punto fu chiaro ai più quello che sino a quel momento era evidente solo ai massimi regolatori del sistema finanziario globale e cioè che i partecipanti di ogni ordine e grado avevano realmente esagerato e che quelle stesse agenzie di rating che avrebbero dovuto certificare la bontà dei prodotti avevano compiuto azioni letteralmente incredibili e per le quali furono costrette molto successivamente a pagare sanzioni multimiliardarie, ma fu altresì chiaro ai più che oramai la frittata era fatta.
Uno degli errori più comuni in cui si incorre nella analisi ex post di quella terribile fase denominata sin da subito ed a ragione la Tempesta Perfetta consiste nel ritenere che alla base della più grave crisi finanziaria dopo quella del 1929 vi siano state operazioni molto complesse elaborate da quelli che nelle puntate del “Diario della crisi” ho definito gli apprendisti stregoni delle fabbriche prodotto delle CIB delle banche più o meno globali e certamente questi si sono dati molto da fare nell’ escogitare prodotti molto astrusi, ma alla base dell’ondata ci fu un’operazione molto semplice ma non per questo meno delittuosa, ma di questo parlerò nella prossima puntata.
(segue)