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Biografia non autorizzata di Mario Draghi (nona parte)

By Marco Sarli September 05, 2024 108
 
Nella puntata precedente siamo rimasti a quella sera nell'albergo di Manhattan nella quale i potenti Chairman e CEO delle banche più o meno globali furono chiamati ad ascoltare la lezione del Professor Mario Draghi, seduto al fianco del suo ex capo in Goldman Sachs, Hank Paulson, Segretario di Stato al Tesoro pro tempore degli Stati Uniti d'America e, come ho già detto, pur non esistendo verbali della suddetta riunione, non è azzardato presumere che Hank lasciò il compito di relatore a quello che allora era, almeno sulla carta, soltanto il Governatore di una banca centrale dell'area dell'euro, peraltro svuotata della funzione di politica monetaria e delle funzioni di vigilanza sulle banche italiane di grandi dimensioni, il tutto accentrato in quella Banca Centrale Europea della quale poco più tardi di un triennio dopo lo stesso Draghi sarebbe stato chiamato al vertice.
 
A differenza di un normale Governatore, come ad esempio il Presidente della Fed, Bernanke (che nel Diario della crisi solevo appellare Greenspan), Draghi aveva dalla sua non solo un solido background accademico e una forte esperienza di merchant banker acquisita nel corso delle decennale esperienza presso il Tesoro della Repubblica italiana, ma anche una conoscenza specialistica acquisita, come più volte ricordato, come Managing Director per l'Europa e poi membro del comitato esecutivo globale della potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs, una conoscenza molto utile per sbrogliare gli impicci e le diavolerie escogitate dagli apprendisti stregoni delle Investment Bank e delle fabbriche prodotto delle banche più o meno globali.
Un esempio legato all'attualità può essere di aiuto ed è fornito da quella che viene indicata come una delle principali cause del crollo del mercato azionario di Tokyo del 5 agosto di quest'anno e cioé l'impetuoso sviluppo dell'attività di carry trading che in estrema sintesi consiste nel prendere a prestito in paesi con tassi molto bassi ed investire in paesi che offrono una remunerazione molto più elevata, se a questo si aggiunge poi una debolezza della valuta in cui ci si indebita rispetto a quella nella quale si investe possiamo dire che il gioco è fatto. E' bastato che la Bank of Japan portasse i tassi ufficiali da zero a 0,25 e che, contestualmente, lo yen riprendesse forza nei confronti del dollaro che un numero imprecisato di posizioni venissero chiuse e che, anche sulla base degli algoritmi, si scatenasse un'ondata di vendite sul mercato azionario giapponese e poi di conserva sui principali mercati azionari statunitensi.
 
Ebbene, stando a quanto riferisce la stampa specialistica, nessuno sa, autorità monetaria a quanto pare incluse, l'esatta entità di questo tipo di operazioni che almeno stando a quanto ho cercato di sostenere nel mio alert del giugno del 2023 è andato ad impattare su un terreno estremamente propizio legato alla fragilità del sistema creditizio gravato All Over the World da una caterva di obbligazioni pubbliche e private emesse nella lunghissima fase dei tassi zero, da multipli di capitalizzazione, in particolare nel mercato a stelle e strisce e nel comparto Hi Tech, per non parlare della oramai scoppiata bolla immobiliare cinese che tanto è già costata ai sottoscrittori di bond delle due principali società cinesi del settore.
Scusandomi per la digressione e tornando al redde rationem di quella sera newyorkese, avrei voluto essere una mosca per assistere alla reprimenda del Professor Draghi ai massimi vertici di J.P. Morgan-Chase, Bank of America, Merril Lynch, Goldman Sachs (beh c'erano anche loro anche se un'idea di quello che sarebbe stato detto potevano intuirlo), Deutsche Bank, BBVA, Santander, BNP Paribas e via discorrendo; anche se un'idea me la sono fatta perché Draghi la sua ipotesi di riforma (parziale si intende) delle regole aveva iniziato a prepararla sin dal conferimento dell'incarico di presidente del comitato istituito dalle principali banche del mondo occidentale, Giappone e Australia ovviamente inclusi.
La differenza rispetto al momento dell'elaborazione delle linee guida per la riforma elaborate presumibilmente a partire da fine 2006 e prima parte del 2007 sta tutta nella disponibilità dell'uditorio di quella sera e nel fatto che da semidei dell'Olimpio finanziario globale quegli stessi banchieri erano oramai terrorizzati e disponibili a mettere anche mano radicalmente a prassi che, per quanto spesso al limite del lecito, erano consolidate da molto, molto tempo.
 
Nello stesso tempo, quello che ormai molti iniziano a chiamare Super Mario diventa sempre di più il punto di riferimento delle Cancellerie occidentali, a loro volta terrorizzate delle conseguenze economiche e sociali di una Tempesta Perfetta della quale non si intravvede la fine e che solo tre anni dopo acclameranno Draghi come primo e vero banchiere alla guida della Banca Centrale Europea dopo la non esaltante prova di Jean Claude Trichet.
Ciò accade quando naturalmente e quasi inevitabilmente la crisi finanziaria si trasforma in una crisi del debito che minaccia in primo luogo l'unione monetaria europea che è ancora relativamente giovane (sono passati solo dieci anni circa dall'introduzione dell'euro come moneta fisica) ma questo sarà oggetto di una puntata di là da venire, mentre ora siamo ancora agli esordi della Tempesta Perfetta. (segue)
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