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Tutto quello che i quotidiani non scrivono sulle avvisaglie della nuova crisi finanziaria.

By Marco Sarli September 07, 2024 454

Dal 5 di agosto scorso, il giorno in cui la borsa giapponese (indice Nikkei 225) ha perso il 12,5 per cento la vera e propria diga eretta dalle maggiori banche e corporation del mondo “occidentale”, tramite massicce operazioni di buy back (riacquisto di azioni proprie debitamente autorizzate in sede di assemblea) sono riuscite solo per un breve lasso di tempo a frenare il brusco declino dei corsi azionari che nelle ultime tre sedute ha assunto sempre più l’aspetto di una frana.

Solo ieri i maggiori indici statunitensi hanno registrato perdite stellari con i titoli del settore tecnologico che hanno perso diverse centinaia di miliardi di dollari di capitalizzazione ma che restano, esemplare il caso di NVIDIA, a multipli tra utili e capitalizzazione totalmente insostenibili, come ben ha notato in un suo commento il solitamente cauto Professor Romano Prodi.

Ma cali altrettanto significativi hanno riguardato la star indiscussa della logistica, Amazon, il settore delle grandi banche a stelle e strisce e via discorrendo.

Ne meno preoccupante si presenta la situazione nel mercato azionario nipponico che in sole tre sedute ha perso oltre il sei per cento e si avvicina pericolosamente allo stesso livello toccato il 5 agosto.

Molto meno inquietanti sono i dati relativi alle major dei listini dell’area dell’euro o della stessa Gran Bretagna, anche perché non si erano registrate da noi le vere e proprie esagerazioni vissute nel settore Hi Tech statunitense e perché i multipli tra utili e capitalizzazione sono ben più modesti se non modestissimi nel settore bancario italiano, comunque ben provvisto di piani di buy back miliardari dovuti in larga parte ai profitti stellari legati maxi margini di interesse. Ma questo non ci esime dal soffrire, seppur in minor misura, dell andazzo generale (si può leggere in tal senso il pressing della BCE affinché le banche europee siano meno generose nella distribuzione degli utili agli azionisti e aggiungano un di più alle già ingenti riserve previste nell’ultima versione degli accordi di Basilea).

Ho cercato invano nelle edizioni online dei maggiori quotidiani italiani e della stessa ANSA notizie del massacro di ieri e degli ultimi giorni ma non ne ho trovato traccia.

Così come sono state ridotte a poco più che trafiletti le notizie relative alle massicce uscite del fondo di Warren Buffet da Apple, Bank of America e da tante altre società del Dow Jones Industrial, giungendo ad un tale livello di liquidità che porta il suo fondo ad essere il primo detentore (con qualcosa come 400 miliardi di dollari di Treasury Bills a un mese) smobilizzo che ha già effettuato con successo quando erano in vista le ultime quattro crisi finanziarie, Tempesta Perfetta assolutamente inclusa, insomma un vero e proprio sell signal di certo non sfuggito ai suoi principali competitor e che ha portato là capitalizzazione del suo fondo alla ragguardevole cifra di mille miliardi di dollari, primo caso per una società non tecnologica e, come si è detto, quasi del tutto risk free.

Per chi ne avesse la curiosità, rinvio agli articoli redatti nella calda estate del 2023 e, più in particolare, alla lunga intervista che ho rilasciato a Virgilio Violo sul canale YouTube della Freelance International Press.

 video 1 e video 2

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Last modified on Saturday, 07 September 2024 10:31
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